Autore Topic: Stelle Cadenti XLI - 29: Come stelle cadenti (prima parte)  (Letto 1375 volte)

Sceiren

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Stelle Cadenti XLI - 29: Come stelle cadenti (prima parte)
« il: Giugno 15, 2011, 08:58:50 am »
29
Come stelle cadenti

Nonostante non fosse il suo compito, July fu il primo a scattare quando la situazione precipitò: biascicando improperi nella sua lingua natale ed alternandoli con preghiere al Creatore, non aveva aspettato l’ordine di Erebus per lanciarsi nella mischia.  Il ritorno alla vita dei quattro generali del nemico aveva creato uno scompiglio senza precedenti e i suoi compagni, senza più alcuna strategia, combattevano come meglio potevano contra la minaccia rediviva.  Il nano, però, dopo aver lanciato uno scudo su Roredrix che fronteggiava al contempo Sanguinar e Thaladred, non si era preoccupato dei combattenti, ma del compagno inerme a terra, immobile, in una pozza di sangue vermiglio.  July si era inginocchiato al suo fianco: sapeva cosa doveva fare.  Era rischioso, era da pazzi in quella circostanza, ma era l’unica scelta possibile.  Così aveva chiuso gli occhi e mentre sfere d’ombra lanciate dagli evocatori alle sue spalle gli passavano a destra e sinistra come mani spettrali tutt’altro che amichevoli, July iniziò ad estraniarsi dal campo di battaglia.  Sarebbe bastato un colpo diretto e si sarebbe distaccato da ogni cosa, aveva però poco tempo ancora.  Iniziò ad intonare una canzona altamente ritmata e gutturale, un canto istintivo, senza schemi, come nato sul momento.   Il nano si chiuse nella sua preghiera e le mura della sala del principe decaduto si allargarono a dismisura nella sua mente, ormai lontano dalle Lande Esterne, persa nelle viscere della terra, nell’abbraccio finalmente della madre terra.
- Copertura! – ordinò Erebus, mentre completava l’evocazione del suo famiglio.  Una pioggia di frecce si frappose tra il nano immobile e la maga Caperian che per evitare i colpi dovette interrompere il proprio incantesimo.  Non disperò, tuttavia, e senza alcuna emozione indirizzò la bacchetta circondata dall’energia delle verdantsfere verso il nano.  La pantera che era Anubis si accorse del gesto e ringhiando si avventò conto la maga, non raggiungendola in tempo però: un sfera di fuoco esplose dalla bacchetta ed impattò contro Anubis scagliandolo indietro.  La pantera guaì di dolore, poi si rimise in piedi.  La bruciatura sul petto ebbe un sussulto e il pelo ricrebbe così come la pelle strappata dall’esplosione.  Rampicanti curativi crebbero intorno alla ferita ancora aperta, cicatrizzandola, per poi cadere rinsecchiti a terra.  Anubis si voltò verso Acqualung che annuì soddisfatto, ma una pioggia di dardi color smeraldo strappò il sorriso dalle labbra dell’elfo che, travolto si ritrovò a terra poco distante dalla pantera, di nuovo ferita gravemente ed immobilizzata. 
Tillisha si era risparmiata fino ad allora, non aveva voluto partecipare anche se il suo aiuto non sarebbe stato inutile perché in cuor suo sapeva che era meglio così.  Non ascoltava suo marito quando le chiedeva cosa cucinarle la sera e anche in quell’occasione lo aveva cordialmente ignorato non condividendo i suoi ordini.  Aveva atteso così il momento giusto per aiutare i suoi compagni, a prescindere dall’incarico ricevuto. Del resto, come tutti i membri del suo popolo, era cocciuta e risoluta… per fortuna i fatti, ancora una volta le avevano dato ragione: Ilaria era intenta a evitare che Roredrix finisse infilzato dallo spadone di Thaladred, Lùce faceva altrettanto per Hytujaram e Bryger che fronteggiavano Sanguinar, Selune era una spanna dietro a Erebus ed al suo gruppo che puntava dritto contro Kael’thas ed Acqualung era steso.  Inoltre July era in ginocchio, esposto ed immobile.  Restava lei ed ora avrebbe fatto la differenza.   
La draenea iniziò a salmodiare una nenia dal sapore antico, poi afferrò delle piume di rapace e le liberò nell’aria prima di imporre le mani verso il gruppo al centro della sala.  Un lampo di luce bianca lasciò le sue dita e attraversò le piume ancora sospese a mezz’aria allungandosi verso Shaday e Cassiopea un attimo prima che gli stessi venissero raggiunti dall’ennesimo incantesimo di Caperian.  La scia luminosa li avvolse e quando i dardi congelanti scagliati dalla maga li raggiunsero, non produssero altro che un brivido di freddo.  La scia luminosa, dopo aver rilasciato il proprio potere, piegò verso destra e sinistra e da Cassiopera raggiunse Yukina, che si trascinava gemendo verso l’esterno, evitando il combattimento, e da Acqualung verso Bryger.  Raggiunti i suoi nuovi bersagli, la scia benefica rilasciò completamente il proprio potere esaurendosi e se l’elfo a terra sentì attenuarsi improvvisamente il dolore al petto, il paladino neppure si accorse che la ferita alla testa si era rimarginata.  Tillisha osservò il campo da battaglia lasciando ondeggiare sempre più rapidamente i tentacoli che le pendevano dal mento, poi rilasciò un’altra onda curatrice verso Anubis.

* * *

Erebus, seguito da Selune, Utet, Lòre, Gengiskhan e Albina, aveva evitato di essere immischiato nella lotta coi quatto protettori del principe e infine, aveva raggiunto una posizione favorevole, pulita, senza ostacoli.  Solo loro e Kael’thas. 
L’evocatore allungò la mano ricercando il calore emanato dal suo famiglio e quando lo trovò, seppe che era al suo fianco senza distogliere gli occhi dall’elfo del sangue millenario che, a sua volta, lo fissava attraverso le facce del gigantesco prisma frapposto tra loro e lui.
- Mortali.  Come posso rendervi ancora più esplicito ciò che è in effetti evidente! – disse Kaelt’has scuotendo il capo mestamente.
- Arrenditi e avrai salva la vita! – gridò Selune per superare il clangore proveniente dalle sue spalle.
Il principe degli elfi del sangue scosse il capo ancora, poi superò il cristallo della visione lasciandoselo alle spalle ed allargò le braccia.
- Solo i fati conoscono quando questa mia vita troverà la fine. -
- E allora preparati! Io sarò la loro mano! Preparati ad incontrare i tuoi padri! – gridò Utet lasciando scorrere la rabbia nelle proprie vene ed attirando così l’attenzione del principe caduto. 
- E sia. – la sfera fiammeggiante sopra la spalla sinistra emise un lampo di luce verde e dalla mano dell’elfo del sangue una fenice di fuoco si liberò puntando direttamente verso Utet già in carica.  Lòre, non perdendo tempo, attivò il congegno dei suoi stivali meccanici e ad una velocità superiore a qualsiasi propria aspettativa, intercettò la fenice evocata dal principe Kael’thas impattando con essa ed anticipando l’impatto dell’incantesimo.  L’esplosione lo scagliò a terra fumante, il braccio gli andava letteralmente a fuoco.   Per fortuna Zaltar, che da invisibile aveva seguito il gruppo, lo teneva d’occhio e lo centrò con un dardo congelante materializzandosi al fianco di Selune.
- Perfetto! – urlò sorpreso il mezz’elfo rotolandosi a terra.
- Sei mio! Prega! – gridò Utet che senza alcun ostacolo, completò la carica, scagliandosi contro il suo nemico, ma trovando solo il muro alle sue spalle.  Kael’thas si era spostato quel tanto che bastava per evitare la carica del guerriero.  Una pioggia di piccole sfere di fuoco scatenate dal demonietto evocato da Erebus centrò in pieno il principe.  Una nube di fumo puzzolente dall’inconfondibile tanfo acre dello zolfo circondarono Kael’thas.  Quindi anche Albina ed Erebus puntarono il bersaglio, centrandolo con numerose sfere d’ombra .  Gengiskhan stringeva la sua mazza a due mani, poco distante dal suo protetto.  I tentacoli sotto il suo viso iniziarono a ondeggiare frenetici.     
La nube di fumo si dissolse e al centro il principe fissava coi suoi occhi smeraldo il gruppo… incolume.
- Non è possibile… - si lasciò sfuggire Selune.
- Lo puoi dire forte! – gridò Utet calando la sua spada alle spalle di Kael’thas cercando di colpire una delle tre sfere e trovando questa volta il pavimento.   Kael’thas centrò con uno schiaffo il guerriero.  L’elmo venne strappato e scagliato lontano, così come Utet che rotolò dolorante sulla sinistra del principe.
- Sono immortale! Non posso essere ucciso! Mentre voi, inutili insetti, scoprirete il destino che per anni avete destinato ai miei fratelli: la morte, dimenticati da tutti, nel vuoto delle Regni Esterni! – Gengiskhan comprese che il suo voto andava onorato nel preciso istante in cui Kael’thas puntò le mani  verso il soffitto, liberando una sfera di energia arcana permeata del potere delle verdantsfere che dal suo corpo, allargandosi, investì Erebus e il suo gruppo. Il draeneo gridando si lanciò nel disperato tentativo di fare scudo col proprio corpo ed assorbì il colpo, poco prima di essere ricacciato assieme ai suoi compagni lontano dal dio che camminava nella sala centrale di Forte Tempesta.

* * *

Nadìr scagliò una, due, tre frecce contro la maga Caperian, apparentemente la meno resistente ai colpi diretti.  Con Sceiren a terra e Zaltar impegnato contro Kael’thas, la maga era pericolosa, molto più di prima, perché non aveva nessuno che la contrastasse.
Caperian, però, a differenza del precedente scontro, non era stata colta di sorpresa e due delle tre frecce impattarono contro uno scudo di ghiaccio che avvolgeva tutta la sua figura.  La terza freccia, centrando il foro lasciato nell’incantesimo dalla freccia precedente, però, raggiunse il bersaglio, affondando nelle petto della maga fino alle piume della coda.  Caperian gridò di dolore, quindi spesse radici spinose squarciarono il marmo del pavimento sotto i suoi piedi avvinghiandosi prima sulle caviglie e poi via via lungo le gambe, fino alle ginocchia.  Caperian si guardò rapidamente intorno e individuò nei due pennuti umanoidi dall’altra parte della sala i responsabili. Cassiopea e Shaday, illuminati da una strana luce violacea, come di un eclissi, indirizzarono alluni sono le tozze braccia ricoperte di penne nere e spalancando i loro becchi ricurvi emisero un sinistro vagito.   La maga fissò irata i due elfi, poi liberò una pioggia di dardi incantati contro il primo travolgendolo, ma nulla potè contro Cassiopea che attingendo al potere della luna, indirizzò un’ondata di incandescente luce azzurra sopra l’elfa del sangue.  Caperian sentendo il calore aumentare sopra la testa alzò il capo esterrefatta e fissò per un istante le fiamme azzurre che ad ondate sempre più rapide e letali piombavano su di lei.  I lampi di luce le bruciarono prima del viso le cornee rendendola cieca ed inerme.  Caperian gridò di dolore mentre cercava di divincolarsi e liberarsi dalle radici, ma quando l’incantesimo di Cassiopea raggiunse la propria pienezza anche le grida le morirono in gola.   La maga cadde per la seconda volta, avvolta in azzurre fiamme rilucenti.
- Una in meno, pensò la druida, ancora una volta. –

* * *

Roredrix gridò di rabbia ed attinse ancora al potere di Thunderfury per rallentare il suo avversario con mulinelli di vento.  Thaladred tentò di divincolarsi, ma non riuscì, così quando la spada del suo avversario scese su di lui, non potendo evitarla, si fece scudo con la propria, afferrandola anche con la sinistra e parando di filo il colpo di Roredrix.  Una pioggia di scintille travolse i combattenti, poi Roredrix spinse anche con lo scudo, tentando di sbilanciare il suo avversario, ma non ottenne il risultato sperato, quanto solo quello di far arretrare l’elfo del sangue di qualche passo.  L’effetto rallentante della spada intanto si esaurì e Thaladred, di nuovo in possesso dei propri movimenti, riprese a muoversi, prendendo le distanze dal nemico. 
- Vieni avanti, lurido mezz’elfo! E trova la pace che ti ho già dato una volta! -
L’elfo del sangue si avventò contro Roredrix e quell’attacco era esattamente quello che il guerriero sperava.  Puntò a sua volta l’avversario, prima di ruotare su se stesso per guadagnare velocità e con un arco letale, deviò con lo scudo il colpo di Thaladred aprendo uno squarcio nella sua difesa e, assecondando il movimento, piazzò Thunderfury nell’armatura dell’elfo fino all’elsa.  Poi ruggendo la estrasse e decapitò il guerriero tagliando anche le braccia con un unico, terribile, fendente.
La spada venne scagliata via, lontano, alle spalle dell’elfo.
- Così se dovessi tornare quantomeno non saresti armato… - 
Si asciugò con la mano sporca di sangue il sudore dalla fronte, era esausto e non poteva permetterselo.  Focalizzò la sua attenzione sull’elfo del sangue defilato dal gruppo e comprese le sue intenzioni, non ebbe bisogno di altro per sentire di nuovo rabbia e vigore scorrere nelle sue vene: Roredrix lasciò a terra lo scudo per essere più leggero e cominciò a correre… del resto, era una questione di attimi.  Nelle sue gambe e nelle sue braccia vi giacevano il destino di due suoi compagni perché qualora non avesse interrotto Telonicus per tempo, la sua freccia avrebbe falciato due vite: quella del nano a terra e quella, appesa ad un filo, dell’elfo che il nano voleva salvare.

* * *
Un vecchio detto degli uomini del Nord recita: “le valanghe più rovinose non si scatenano mai per una ragione, piuttosto per i giochi dei fati” ed in effetti la storia è costellata di eventi conseguenti a situazioni del tutto casuali.  Si racconta che gli gnomi di Gnomeregan scoprirono per pura casualità il motore a scoppio così come fu il caso che regalò ai nani la prima birra.   
La spada di Thaladred roteò in aria, scagliata lontano dall’ultimo colpo di Roredrix e mentre quest’ultimo si avventava verso il cacciatore avversario, la lama toccò il vertice della sua ascesa; quando la lama leggendaria del guerriero affondò tra il collo e la spalla di Telonicus, la lama iniziò la sua discesa e quando il corpo ancora caldo dell’elfo del sangue toccò terra, così fece la spada di Thaladred… toccò terra sfiorando Kael’thas.
Utet, a terra, con la guancia gonfia sputò sangue ma quando l’arma scese verso il principe decaduto, istintivamente alzò gli occhi e ne seguì la caduta così non potè non notare lo scatto istintivo di quest’ultimo quando al lama toccò terra.
Il guerriero sorrise prima che il dolore alla guancia gli mozzasse la voglia di farlo, ma non l’entusiasmo dovuto alla scoperta che aveva appena fatto.  Utet si alzò in piedi, lasciò a terra la sua arma e cominciò a correre verso il suo nemico.  Kael’thas osservò il guerriero avvicinarsi, sicuro della sua invulnerabilità, ma restò sorpreso quando Utet invece di avventarsi come poco prima su di lui si lanciò alla sua sinistra.  Il guerriero, spiccato un balzo, si allungò per guadagnare gli ultimi metri che lo separavano dal suo obiettivo e prima che potesse essere fermato, afferrò la spada di Thaladred e dopo una capriola, calò la calò contro un sorpreso Kael’thas, ferendolo alla coscia.   
Erebus strabuzzò gli occhi: la chiave di volta era stata individuata!, e senza perdere tempo voltò le spalle al nemico e cominciò a correre verso il cadavere di Caperian.

* * *

Lord Sanguinar era solo ancora una volta, ma non aveva paura, non aveva alcuna paura di morire perché il suo signore aveva esaudito le sue parole e lo aveva riportato alla vita col suo potere!  Era orgoglioso di provare quella sensazione, quella  sconfinata euforia scaturita dall’energia che il suo principe aveva infuso nel suo corpo così ignorava colpo dopo colpo.  Allontanò con un fendente la pantera che lo insidiava sulla sinistra, ignorò il dolore per l’impatto con l’arma leggendaria del nano e con un balzo lo superò raggiungendo l’elfa che lo aveva già centrato con diverse frecce. 
- Silvèr attenta! – gridò il guerriero che aveva massacrato Telonicus.   Sanguinar sollevò la spada e pregando il suo principe la calò contro l’elfa che, istintivamente si fece scudo con il suo arco.   La lama ferì di strisciò il petto dell’elfa che urlando di dolore cadde all’indietro ancora stringendo i brandelli della sua arma, mentre l’elfo del sangue, che avrebbe potuto finirla, decise di cambiare bersaglio… del resto era ormai inoffensiva.  Così si volò di scatto, deviò un affondo di Hytujaram ed evitò la Mano di Ragnaross e con un’agilità soprannaturale, schizzò tra i suoi avversari raggiungendo l’altro nano, quello a terra, quello intento nelle sue preghiere.   Lùce, poco distante, sgranò gli occhi e cominciò a proteggere July in ogni modo a lei noto.  Lord Sanguinar sollevò la spada sopra la testa e la afferrò con entrambe le mani.
- Questo è per te, mio principe! Per i Sind’orei! – dal petto di Lord Sanguinar sbucò la lama della spada di Hytujaram e uno schizzo vermiglio tinse di rosso i capelli scuri di July, tuttavia la mano dell’elfo del sangue non si fermò e la sua lama cadde sul nano.

« Ultima modifica: Settembre 15, 2011, 09:27:16 am da sceiren »

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren