Autore Topic: La Redenzione di Gargodonte.  (Letto 4136 volte)

July

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La Redenzione di Gargodonte.
« il: Settembre 09, 2009, 12:26:55 pm »
PREFAZIONE


Il pipistrello volava sulla testa del povero cavaliere maledetto prima di affrontare l'ennesimo torneo fra le fazioni di Northrend.
Gargodonte, dalla sua postazione di attesa davanti all'arena che presto avrebbe bevuto il sangue dell'ennesima sfida,  gettando lo sguardo verso l'alto si trovò ad essere rapito da tale danza frenetica, quasi a volere ricordargli che forse l'oscura imprevedibilità della morte lo avrebbe ricondotto alla presenza dei suoi fratelli caduti durante il mortale addestramento a Ebon Hold.
La mente fredda, lucida, registrava i combattimenti lontani degli altri avventurieri che si sfidavano nelle arene limitrofe. Grida di dolore, urla strazianti che segnavano l'esalazione dell'ultimo soffio di fiato per l'ennesimo caduto in battaglia, ruggiti di sfida ed un confuso cozzare di spade facevano da macabro contorno a quella presenza estranea che circolarmente danzava sul suo gruppo.
Un sommesso mormorare lo riportò alla lucida realtà. Bhèltazor, Kheper, Dannomax, Shemina, Nilubastasu, gli shamani del suo gruppo, stavano mormorando preghiere sommesse al vento e con la coda dell'occhio seguivano timorosi il volo del pipistrello.
“Probabilmente quegli sciocchi credono nel fato e nell'usuale credenza che portino sfortuna” pensò il cavaliere mentre con una impercettibile scrollata di spalle si rimetteva comodo per ritrovare la concentrazione per l'imminente scontro.
Tale piccolo gesto però non passò inosservato a Pestarella, la timida guerriera che da oltre due anni era loro compagna d'avventura.
Gargodonte non pareva interessarsi a nulla tranne che al sangue della battaglia e ai modi più sublimi per procurare dolore al proprio avversario.
Impavido si gettava contro schiere di nemici alti una spanna più di lui e con cameratesca freddezza eseguiva ad ogni nuovo scontro la sua macabra danza di morte.
Nulla pareva poterlo fermare durante il combattimento, inesorabilmente, l'ennesimo nemico cadeva contorcendosi sotto l'influsso di devastanti maledizioni che gli facevano bloccare il cuore prima che le lame dai vampireschi bagliori gli procurassero una ben più rapida ed onorevole fine.

Ma Pestarella vedeva oltre quella fredda barriera di ghiaccio che si era costruito attorno.
Notava nei suoi occhi quel bagliore di tristezza prima di infliggere l'ennesimo affondo che sarebbe andato a segno nel suo avversario eludendo le sue difese.
Sapeva che il suo animo soffriva, soffriva per la sua condizione di non vita al pari dei non morti, soffriva per il tradimento agli dei della luce per abbracciare quelli dell'oscurità, soffriva per la consapevolezza di non poter lasciare questo mondo da redento.
Gargodonte non gioiva per i suoi avversari morti, non traeva piacere dal procurare loro sofferenza, no, solo ad occhio inesperto o sadico avrebbe potuto sembrare tale il suo atteggiamento.
Lui invidiava le sue vittime, e, nell'atto dell'ultimo sospiro esalato, invidiava il loro imminente viaggio attraverso le terre dell'eden per raggiungere i loro cari defunti.
Così, anche le pestilenziali malattie scaturite dalle sue labbra per maledire i nemici, suonavano alle orecchie di Pestarella come mute preghiere di scusa, misericordiose manifestazioni di una volontà pentita.
Quasi a voler condividere tale dolore, Pestarella si gettava nella mischia accanto a lui, menando fendenti mortali ad ogni nuova inclinazione del suo sottile ma allenato braccio da spadaccino. Li, sul campo di battaglia lei si sentiva completa e vicina come non mai a lui.
Da occhi esterni la loro era una incredibile danza sensuale e letale.
Lei, la cui corporatura esile certo non rispecchiava la potenza dei colpi che infliggeva con le sue armi, sfrontatamente e spudoratamente sfiancava le resistenze che contrastavano le sue spade con continui e potentissimi attacchi circolari. Senza prestare assolutamente attenzione e porsi in posizione difensiva, caricava ogni volta il peso del proprio corpo sulla gamba che sosteneva il peso della spada ed affondava il colpo inarcando in dietro la schiena per aumentarne la potenza e la velocità d'impatto. Non rare erano le scintille scaturite dal cozzare delle sue spade contro le armature nemiche.
Lui, che con urla cariche di potere mortale ed una maestria difensiva impareggiabile manteneva costantemente su se stesso l'attenzione dei nemici. Nel mentre con l'impressionante ascia deviava i colpi che gli venivano inflitti e, non di rado, accettava stoicamente di incassarne qualcuno la cui pericolosità, abilmente valutata come non letale, gli permetteva di sbilanciare il proprio avversario e di porlo in posizione tale da esporre le parti vitali verso Pestarella.
Un binomio perfettamente bilanciato, una macchina rodata e inarrestabile di morte, dove ogni singolo movimento viene volutamente effettuato per permettere di avvantaggiare il proprio compagno.

“Dovresti fare qualcosa” gli sussurrò all'orecchio Pestarella ridestando, nuovamente, Gragodonte dal suo tentativo di rilassarsi prima dello scontro e facendolo visibilmente accigliare.
“Gli Shamani traggono dalla natura e dai suoi segni il loro potere, e stanno interpretando tale volo come un monito al nostro prossimo incontro.”
“Sai bene che non credo nei segni del destino” pronunciò lui lentamente, scandendo le ultime parole con una nota dispregiativa nella voce.
“Ogni uomo è libero di scegliere il proprio, e ne è la vivente bilancia che porta sulle proprie spalle il peso delle proprie scelte” continuò quindi, con un tono amareggiato e lo sguardo perso nel vuoto. Pestarella era cosciente che quelle parole erano rivolte come ulteriore rimprovero verso se stesso.
“Ad ogni modo dovresti fare qualcosa” insistette lei.
“Non possiamo permetterci che gli shamani affrontino il prossimo scontro demotivati o con dubbi sul risultato finale. Ne pregiudicherebbe il loro rendimento e si rassegnerebbero al destino che la natura gli sta premonendo.”
Gargodonte sapeva che Pestarella aveva ragione, ed era l'unico che in quei casi poteva permettersi di “profanare” i segni della natura senza incorrere nell'ira degli shamani.
Essi infatti avrebbero cominciato con il riprendere il malcapitato che avesse cercato di allontanare qualsivoglia “segno evidente” della mano di madre natura, ed avrebbero finito per andarsene via, sicuri che la “giusta madre”, come loro solevano chiamarla,  si sarebbe certamente rivoltata contro colui che in maniera così spudorata la avesse offesa per poi ricadere sui suoi compagni.
Per lui era diverso. Morto che respira e che mangia, ma senza un cuore pulsante era considerato tutto tranne qualcosa di in armonia con la natura, e per questo, ogni sua azione ricondotta a confermare la essenza stessa del cavaliere della morte, un corrotto surrogato di non vita.
Gli shamani però rispettano tali usanze diverse tanto quanto rispettano il principio di armonia con la natura e le accettano come la controparte necessaria per far rifiorire la vita.

Con un lento sospiro rassegnato fece un impercettibile cenno di assenso con la testa, più rivolto a se stesso che a coloro che lo circondavano ed immediatamente Pestarella parve illuminarsi in volto.
“Grazie” Gli sussurro posandogli delicatamente una mano sulla fredda piastra d'acciaio che gli proteggeva la spalla destra. Al suo tocco gentile un lieve brivido percosse Gargodonte fin nelle fondamenta del suo cuore immobile, un senso di repulsione lo pervase completamente.
Delicatamente ma con decisione prese la mano di Pestarella e la appoggiò sul pomolo della spada che portava allacciata sulla destra della sua vita.
“Preparati per la battaglia” Disse freddamente, e così facendo si alzò in piedi.

Conscio che il suo tentativo di scacciarlo agitando al vento la mano come a salutare presenze immaginarie non avrebbe sortito alcun effetto su quell'essere,decise di ricorrere alle maniere drastiche.
Con un sorriso malizioso di chi la sa lunga e di chi pregusta l'imminente stupore generale si avvicinò al centro della grande tenda dove erano tutti intenti a riposare.
Con uno sguardo bieco guardò gli shamani che risposero accigliandosi visibilmente presagendo l'inevitabile.
Riportò lo sguardo sul piccolo pipistrello che volava alto sopra la sua testa e con consumata freddezza punto la mano rivolta col palmo verso l'alto pronunciando parole cariche di un arcano sortilegio.
“A me!” Disse stringendo nel vuoto la mano e contemporaneamente tirando  il braccio verso di se.
Un raggio viola si sprigionò fulmineo dal suo arto e si protese istantaneamente verso la creatura ignara che continuava a girare in cerchio.
Catene di pura forza oscura la intrappolarono in una morsa senza possibilità di fuga e con altrettanta velocità di quando erano comparse attirarono il pipistrello direttamente nelle mani del cavaliere.
Dopo il lampo Gargodonte si ritrovò al centro della stanza, fermo, impassibile, con il povero pipistrello che squittiva e cercava di liberarsi dalla presa.
Kheper accenno immediatamente a protestare ma Dannomax posandogli una mano ferma sulla spalla gli fece capire che non era il caso di fare nulla.
“Ma...” Timidamente protestò Kheper, ma fu immediatamente interrotto da una occhiata carica di rimproveri e di collera di Dannomax.
“Tanto ci è dato di fare, ma non possiamo pretendere di cambiare il rispetto, la devozione, ed il fine ultimo con il quale le persone soddisfano i propri dei personali. ” disse risoluto il vecchio shamano rivolto a tutto il gruppo di suoi compagni.
“O i propri demoni...” così dicendo, anche se con rigidi movimenti, Kheper e tutti gli altri si girarono, chiusero gli occhi e cercarono di rientrare in meditazione.
Dannomax guardò nuovamente Gargodonte e gli fece un piccolo gesto d'assenso con la testa. Un tacito ringraziamento per l'ennesimo gesto che il cavaliere della morte aveva deciso di compiere, pur sapendo di incrinare ulteriormente i fragili rapporti di fiducia fra lui ed il gruppo di compagni che non vedeva di buon occhio la sua presenza tanto carismatica ed al tempo stesso incomprensibile.
Gargodonte alzò le spalle in una misurata reazione di indifferenza, guardò Dannomax e stritolò il povero pipistrello che morì in meno di un istante emettendo un ultimo flebile squittio prima ancora di toccare terra.
Dannomax lo raccolse delicatamente, quasi fosse una sacra reliquia,  rivolse un veloce preghiera al vento e chiuse gli occhi colmi di lacrime.
« Ultima modifica: Settembre 09, 2009, 02:29:16 pm da July »
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Yukina

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #1 il: Settembre 09, 2009, 01:23:49 pm »
Ménage à trois :grin:
So what's the difference between me and you?
I can do so much dmg while still looking cute!

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Shockwave

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #2 il: Settembre 09, 2009, 02:02:22 pm »
Ahhh...ricordi di background dei personaggi di D&D riaffiorano...

Ottimo lavoro!!

PS:

[...]l'oscura imprevedibilità della morte lo avrebbe ricondotto alla presenza dei suoi fratelli caduti durante il mortale addestramento a

Credo manchi un Ebon Hold a chiudere la frase.
« Ultima modifica: Settembre 09, 2009, 02:13:09 pm da Shockwave »

Mythas

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #3 il: Settembre 09, 2009, 02:04:40 pm »
Ahhh...ricordi di background dei personaggi di D&D riaffiorano...

Ottimo lavoro!!

quando ancora si giocava seriamente e non ci si trovava iniziando con uno scontro e finendo con quello stesso scontro....

July

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #4 il: Settembre 09, 2009, 02:28:58 pm »
Si me ne ero dimenticato! Grazie per la puntualizzazione  O0
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Pestarella

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #5 il: Settembre 09, 2009, 08:10:54 pm »
galattico!!!!!!!!!!!!!!!!!!! adesso la mia pg andrà in giro bullandosi con le amiche^^

Kimmolauz

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #6 il: Settembre 10, 2009, 12:44:55 pm »
stupendo!!!!  :bow:

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Sceiren

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Re: La Redenzione di Gargodonte.
« Risposta #7 il: Settembre 12, 2009, 09:45:37 am »
Bello ross! Non fermarti! Magari alla fine dei giochi prendiamo i racconti e facciamo un libello per o gildici !!

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren