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Partenze e arrivi
- Dicono che alcune di queste spezie non si possano trovare da nessuna parte, nè qui che nel vecchio mondo, ma che siano ciò che rimane delle scorte dei viaggiatori che colonizzarono queste zone... -
- Poco male, visto che fanno a dir poco... -
- Eh Way, lo sai che non si deve mai sputare nel piatto dove mangi! -
- Non lo trovo calzante, questo esempio. - e sorrise a Black come meglio poteva prima di voltarsi verso un altro ospite della taverna che, seduto ad un tavolo poco distante, di tanto in tanto gli lanciava occhiate rubate.
- Calmati, lascialo stare. -
- Cos'è? Cerca rogne quello? -
- Way, non lo degnare di attenzione: forse i suoi gusti più che alle damigelle vanno ai paggetti, lascialo stare. -
- Io dico invece che cerca rogne, poi alzando il tono della voce per farsi sentire bene aggiunse, Vuoi osservare meglio lo spettacolo o cosa? -
Black mandò giù un pezzo di salsiccia ben insaporito del sughetto dai mille odori sconosciuti che stava studiando poco prima e scosse la testa.
- Non dare spettacolo, dai. -
- Non è colpa mia se ho... questo, questa cosa qui. - e si indicò il lato destro del viso prima di grugnire e mandare giù d'un fiato mezza pinta di birra.
- Way, andiamo: non tutti sono interessati a te come tu pensi. Magari, che sò, gli ricordi qualcuno, o forse hai una taglia sul groppone e nemmeno lo sai. A parte tutto, siamo qui per rilassarci prima di partire, ma che ti frega di cosa piace a quel barbone là dietro. Gustati le salsicce... e le pagnotte di quel bocconcino laggiù! - gli occhi del ragazzi brillarono improvvisamente quando una draenea dalle forme perfette salì sul palco ed iniziò un sensuale ballo che solo una draenea avrebbe potuto inscenare. Descriveva archi lenti con la coda mentre, muovendo le braccia come fossero le onde del mare, ondeggiava il mantello semitrasparente dalle mille sfumature e riflessi fucsia e oro. I suoi occhi lampeggiavano come quelli di un elfo e nonostante gli zoccoli, caratteristici della sua specie, si muoveva con una leggerezza quasi eterea.
- Sarà alta almeno un metro e novanta... secondo me se l'abbraccio le arrivo giusto giusto all'altezza... giusta. -
- Tu fantastichi troppo, Black, è la terza volta che ci provi e scommetto che il risultato sarà il medesimo di sempre. -
Il ragazzi si passò una mano tra i capelli biondi, poi sorrise sicuro di sè.
- Sta a vedere. -
- Questa sera nemmeno scommetto la cena. Lascio direttamente detto che tornerai tu a pagare. -
Il ragazzi si alzò, si lisciò i begli abiti di seta e sorridendo con gli occhi inchiodati alla ballerina, si avvicinò al palco, prendendo posto proprio a pochi passi dalla sua preda.
- Non c'è niente da fare... - Wayscraper fece spallucce ed ordinò un'altra birra. Alzò il calice, brindò al suo amico che stava per subire l'ennesima delusione, e si avvicinò il calice alle labbra, quando la vide, distorta nelle forme della brocca di vetro che teneva sollevata a mezz'aria. Calzò il calice senza assaporare la bevanda e rimase senza fiato: era obiettivamente bella, non era possibile non definirla tale, ma il solo pensiero che fosse anche un cadavere gli fece venire i brividi. La non-morta era seduta da sola poco distante da lui, doveva essere arrivata pochi attimi prima della partenza di Blackill perchè non ci avevano fatto caso prima... ed era impossibile. Doveva essere stata un'elfa, prima, ma ora era un miscuglio perverso di non vita e di non morte, in un corpo tutt'ora attraente. La sua pelle bronzea in alcuni tratti del viso era come trasparente, mostrando parte delle ossa, i suoi occhi, spenti, rilucevano di un potere ancestrale e letale. Un abominio, senza dubbio, ma mascherato da una innaturale ed immobile bellezza, immobile nel tempo. La non morta era seduta e osservava lo spettacolo senza rivelare alcuna emozione. Non aveva ordinato nulla, del resto, come poteva assaporare qualsivoglia bevanda o cibo... Il guerriero si irrigidì al pensiero del cibo che poteva prediligere quella creatura. Era la prima volta che un non-morto entrava nella taverna "Ai confini del Tempo" da quando la frequentava e non era il solo che aveva notato la cosa tra i clienti. Decise che Black doveva vederla, così ordinò per lui una birra dicendo al cameriere di riferire all'amico che lo rivoleva al tavolo.
Blackill accettò di buon grado la birra, ma non altrettanto di buon grado il messaggio, ciò nonostante tornò indietro sbuffando.
- Ma che ti salta in mente, Way, c'era come qualcosa tra noi questa sera! -
- Lascia stare e guarda alla tua destra. -
Il ragazzo alzò un sopracciglio poi la vide e rimase anch'egli senza fiato.
- Mio... dio...-
- Credo che gli Dei qui non c'entrino nulla, Black, seconda frase senza senso della serata. -
- Dico ma l'hai vista? Voglio dire, è proprio morta. -
- Ma davvero? Devo dire che gli studi all'accademia di Stormwind danno i risultati sperati. Come hai fatto a capirlo? -
- Voglio dire, è morta ma anche se è morta... tutto pare fuorché... morta! -
Wayscraper si asciugò con il palmo della mano le labbra umide di birra e fissò l'amico dritto negli occhi.
- Black, provarci con una donna che ha la coda e gli zoccoli, è già piuttosto inusuale... ma non starai pensando ad una non-morta? Sei davvero perverso. -
- Andiamo Way, non dirmi che guardandola non ti poni un paio di domanduccie... io sì. -
- Sei davvero senza speranza. -
- Me lo dicono tutti da quando sono nato. -
- Lasciamo stare, fa un po' come ti pare. Se però deciderà di scambiarti per il piatto forte della sua cena, non urlare aiuto, perchè io ti lascerò alle sue "dolci" attenzioni. -
- Way, Way, Way, qui siamo a Shattrath, la Città Aperta, non potrebbe alzare un dito su di me! -
- Certo che no, non alla luce del sole, ma è notte, hai dimenticato? -
Il ragazzo fece un risolino di scherno e tornò a guardare nella direzione della non-morta.
- Ehi se ne è andata! -
- Per tua fortuna. -
Blackill sbuffò: lo spettacolo si era concluso, non aveva potuto parlare con la ballerina e la non-morta era sparita sotto al suo naso. Come ultima notte nelle Terre Esterne era proprio andata male.
- Io vado, ci vediamo alla torre. -
- Sì... mmm... - biascicò di risposta il ragazzo, che appoggiato allo schienale della sua sedia contemplava insoddisfatto il soffitto.
* * *
Serina non amava il mondo di sopra. Non più almeno. Da quando la "Signora" le aveva regalato l'immortalità renderla più forte di qualsiasi altro elfo avesse mai incontrato da viva, le attrattive del mondo dei vivi erano divenute cose di poco conto, rispetto a quanto aveva scoperto in quello di sotto. Aveva deciso di dare una sbirciata alla sua vita passata quella sera andando ad un punto di ritrovo dei viventi perchè sapeva che da lì a poco avrebbe abbandonato quelle terre, almeno per un po', e non vedeva tra l'altro l'ora di passare quel portale. Era in missione, la prima missione importante ed era impaziente di portarla a termine. Serina sorrise mentre con passo leggero lasciava i bassifondi per salire verso l'anello esterno. Era quasi l'ora dell'appuntamento, anche se quello che aspettava, da ormai oltre un quinquennio, era rivedere Lei, la sua "Signora", colei che le aveva mostrato anni addietro la vera essenza dell'immortalità e presto, grazie a quell'incarico, avrebbe potuto rivederla. Sorrise Serina, perchè quel misto di sensazioni ormai sfumate dentro il suo spirito rinato le ricordavano molto sensazioni provate nella sua vita precedente. Ammirazione, orgoglio, trepidazione, ansia. Il passato. Il futuro era rappresentato solo dalla sua determinazione incrollabile e dalla sua lealtà alla Signora.
Si passò una mano tra i lunghi capelli bianchi, proprio come faceva da viva, quel gesto le dava piacere anche da morta, poi prese un fischietto da una delle mille sacche che aveva cucito lei stessa sul suo abito di pelle e fischiò. Apparentemente il fischietto parve non funzionare perchè nessun suono si udì nella notte, poi le stesse vennero coperte per un attimo, prima che una gigantesca figura alata piombò al poco distante dalla padrona. Una sorta di leone color del fuoco con una spaventosa coda di scorpione e gli occhi troppo intelligenti per essere di una semplice bestia. Le ali da pipistrelli si aprirono minacciose prima di ritrarsi ripiegandosi su loro stesse ai lati del magnifico dorso della creatura.
- Mia bella Cavalcavento... - sussurrò Serina prima di montarle in groppa.
- Portami su. - disse. Un ruggito echeggiò nella notte immobile di Shattrath e la manticora, dispiegate le ali, si issò nel cielo puntando direttamente alla residenza degli Scryers, poco distante, ma molto molto più in alto dell'attuale posizione della banshee.
* * *
Sceiren osservava sua figlio dormire nel letto accanto al suo e capì che questa volta non sarebbe partito. Aveva passato lontano da lui oltre un anno e cosa aveva ottenuto? Il dolore e il rimorso per la perdita di sua moglie ancora bruciavano nel petto e in compenso aveva perso un anno della vita di suo figlio... anzi, per essere precisi, era suo figlio che aveva vissuto un anno senza di lui, con effetti che solo il tempo avrebbe saputo rivelare. Gàia si era dimostrata davvero una fedele amica, senza di lei, chissà cosa sarebbe potuto succedere al piccolo mezz'elfo, ma non era giusto che un bambino crescesse senza i genitori. Il mago sospirò e tornò a sdraiarsi. Un tempo sarebbe stato combattuto, quasi logorato dalla decisione da prendere: Karazhan o Shattrath, avventura o pace. Oggi non aveva il menchè minimo dubbio su cosa fosse la cosa giusta da fare. Sorrise e come sempre, si addormentò pensando a sua moglie.
* * *
La missiva ricevuta non lasciava adito ad interpretazioni di sorta e così, con le stelle celate dagli incredibili giochi di luce dei pianeti osservabili solo nelle Terre Esterne, Yukina, Wildhoney e la nuova amica avevano raggiunto Shattrath. Yukina aveva in mente di presentare Silvèr ad Erebus per inserirla assieme agli altri novizi nei Templari Neri. Era sempre meglio una forza in più che una in meno e poi, le piaceva quella giovane cacciatrice. Era singolare: era evidente che non aveva studiato nè avuto alcuna guida, prima di incontrare lui e Wildhoney qualche giorno prima, tuttavia attingeva alla magia istintivamente, come se fosse per lei semplice miscelare magia a riflessi tipici degli elfi. Una sfida capire cosa si celasse dentro di lei, una sfida che voleva vincere con se stesso.
- Ahhh, Shattrath, ospitale di notte quanto lo è di giorno... salve! - Una grossa guardia draenea armata di tutto punto sbarrava la strada ai tre elfi.
- Destinazione e credenziali. - ringhiò.
Yukina fissò Wildhoney intimandogli con lo sguardi di tenere la bocca chiusa. Silvè si guardava frattanto intorno, facendo saettare gli occhi come fossero impazziti. Seguiva ogni movimento, era all'erta quando si trovava in un luogo a lei sconosciuto.
- Yukina, Wildhoney e Silvèr dei Templari Neri. Destinazione Salita degli Aldor. Siamo attesi. - e mostrò il sigillo lasciato a lui da Erebus.
La guardia osservò il simbolo impresso nel medaglione dell'elfo, quindi annuì e si fece da parte.
- Grazie per la collaborazione. - lo canzonò Wildhoney.
- Ci farai rinchiudere prima o poi. Ma quanto tempo hai passato assieme agli umani? Possibile che non hai un briciolo di educazione? -
- Con gli gnomi, non con gli umani, e comunque io sono molto elfo, ma qui dentro, e si premette il palmo sul petto, solo che non so mai come esternarlo. -
Silvèr sorrise divertita.
- Benvenuta alla Città Aperta di Shattrath, Silvèr, presto raggiungeremo la sede del nostro gruppo e se ti piacerà, potrai farne parte. -
- Se ti piacerà Erebus, completa la frase. -
Yukina sorrise: questa volta Wild non aveva sbagliato.
* * *
- Entra, banshee. -
La voce distorta era come trasportata dal vento e produceva una sorta di leggera eco, probabilmente a causa della gigantesca maschera che nascondeva interamente il viso dello scienziato.
Serina impettita e sicura, con un sorriso sprezzante sul viso non si fece ripetere l'ordina del Gran Farmacista.
- Mio signore. -
- Seguimi. -
Serina si sentiva poco a suo agio nella dimora degli Scryers. Il luccichio delle pietre preziose, cariche di magia, incastonate nelle pareti e nelle miriadi di statue la disturbavano. Preferiva la semplicità. Era sempre stata pragmatica, anche da viva, e trovava l'arte una inutile perdita di tempo, a differenza degli elfi del sangue che vivevano di arte e magia.
Serina seguì il reggente dei laboratori di Shattrath in silenzio in un susseguirsi di stanze e saloni, poi iniziò una lunga scalinata che scendeva nella profondità della montagna. Serina sorrise: si sentiva più a casa sua ora. Le luce tremolanti di mille torce disposte in cerchio illuminarono la loro destinazione: un gigantesco laboratorio di alchimia stracolmo di alambicchi, provette e cavie urlanti: decine di orchi tenuti in prigionia in una diecina di gabbie ai lati della sala.
- Mio signore, siamo pronti per il test. - il non-morto si avvicinò al Gran Farmacista con una fiala dal contenuto verdastro e brillante. Putress afferrò al fiala e annuì. Si avvicinò ad una gabbia e fissò da dietro la sua terrificante maschera la sua prossima vittima.
- Fammi uscire di qui ed affrontami con onore! - gridò l'orco afferrando le sbarre della sua prigione.
- L'onore è un lusso che non puoi più permetterti. Benvenuto nel futuro. - e gettò la fiala a terra ai piedi dell'orco.
Il liquido verde al contatto si sparse a terra e l'orco balzò indietro. Era terrorizzato. Il liquido cominciò a ribollire al contatto dell'aria e fumi verdastri esplosero da ogni goccia del letale veleno. L'orco si portò le mani alla gola stringendo così forte da ferirsi, poi cadde atterra esalando il suo ultimo respiro in preda a spasmi di dolore.
- Quanto tempo? - chiese Putress.
- Direi una ventina di secondi, la metà di quanto prevedevamo. -
Un rantolo di compiacimento echeggiò nella sala.
- Ci siamo. Preparatene una fiala e consegnatela alla messaggera. Banshee, prendi il portale per la Città Morta e consegna la fiala alla Dama Oscura... e non deluderci. -
- Non accadrà, Lord Putress. -
* * *
Erebus a capotavola fissava i suoi uomini. Era l'alba. La partenza era imminente.
- Noi otto assieme ad Albina che ci raggiungerà direttamente alla torre partiremo questa mattina, come sapete. La missione è semplice e ci prenderà al massimo qualche giorno, una volta arrivati, quindi confido che non abbiate riempito gli zaini inutilmente.
- Il mio zaino me lo ha preparato Whitescar... non mi assumo responsabilità sul peso. - disse Wayscraper annuendo.
- Beato te, il mio è pronto da settimane e non so nemmeno cosa ci sia dentro a questo punto! - rispose Wildhoney.
- Non perdi mai occasione di dar fiato alla bocca, vero Wild? -
Zigho era entrato nella sala senza bussare seguito dalla stessa Whitescar.
- Non pensavo voleste partecipare, si scusò Erebus, ma sedetevi. -
- Erebus concludi, si sta facendo tardi e dovete andare. - Selune era come al solito piuttosto spiccio quando si trattava di missioni.
- Dicevo, la missione è semplice: dovremo localizzare la biblioteca della torre. Una volta trovata dovrò trovare un oggetto rubato e riconsegnarlo ai legittimi proprietari. -
- Tecnicamente dobbiamo rubare quell'"oggetto" a nostra volta, dico bene? - Zigho fulminò con lo sguardo il suo allievo troppo chiacchierone.
- Non esattamente. La torre non è più abitata dai suoi originari abitanti, bensì direi che infestata inquadra meglio la situazione. -
- Non morti? - chiese Bryger accarezzandosi interessato la barba.
- Possibile, spettri quasi sicuramente. -
- Li ricondurremo alla luce. - disse glaciale Lùce.
- Non è la missione principale. Il nostro obiettivo non è demolire la torre, tanto per essere chiari, ma solo ed esclusivamente entrare, dare meno dell'occhio possibile, trovare la biblioteca, prendere quanto richiesto e uscire. Semplice. -
- Sì, semplice se trovi la biblioteca senza lettori... - sussurrò Wayscraper alla moglie poco distante.
- Sicuri che non occorre che venga con voi? - chiese Whitescar preoccupata.
- No, più siamo e più "rumore" faremo entrando, non so se mi spiego. -
- Molto bene, Erebus ha parlato. Andate nei vostri alloggi e preparatevi. Appuntamento tra un'ora alla sala dei portali nell'Affaccio di Luce. Coraggio, fatevi onore. -
Selune attese che gli altri uscirono e si sedette accanto ad Erebus che pensieroso era rimasto al suo posto.
- Andrà tutto bene, non sarà complicato. -
- E' quello che mi ripeto da quando abbiamo deciso di partire. -
- Coraggio Erebus, devi essere lucido e positivo. E' una semplice incursione, toccata e fuga. Nulla che non abbiamo fatto decine di volte. -
- Hai ragione... mi dispiace che tu resti qui, Selune, avresti fatto comodo. -
- Eh no, l'altra volta sono andato io e tu sei rimasto a coccolare i tuoi cuccioli, questa volta resto io con i nostri... serve qualcuno che diriga il tutto mentre non ci sei. Quando tornerai la sede sarà attrezzata e discuteremo delle nuove reclute. -
- Volentieri. Ora scusami o sarò io a fare tardi. -
- Come sempre del resto. -
- Come sempre. - gli fece eco Erebus lasciando la sala delle riunioni.