Autore Topic: Stelle Cadenti XXXI - 25: Astri in terra (seconda parte)  (Letto 1361 volte)

Sceiren

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Stelle Cadenti XXXI - 25: Astri in terra (seconda parte)
« il: Febbraio 23, 2011, 03:06:18 pm »
Selune prese il comando della spedizione nell’istante esatto in cui il suo grifone si staccò da terra.  Aveva deciso di volare sfruttando la copertura delle nubi tempestose di Netherstorm perché riteneva che, come i fulmini della zona influenzassero sui teletrasporti, avrebbero probabilmente anche impedito ad occhi indiscreti di individuare il loro arrivo.  Così indirizzò la sua cavalcatura volante verso l’ammasso di nubi informe ed in continuo mutamento. I grifoni non poterono mantenere la formazione e, più per istinto che grazie alla propria vista, seguirono il capo gruppo evitando fulmini con virate anche azzardate.   Ilaria pregava per la missione, ma non era l’unica a farlo, anche se per motivi meno nobili.  Zaltar, da sempre ateo, stava scoprendo che, in momenti come quelli, dopo l’ennesimo avvitamento, sicuro che sarebbe caduto da lì a poco, solo la mano del Creatore lo avrebbe ricongiunto col suo amato suolo… incolume.  Non avrebbe mai ammesso con nessuno che la paura era diventata terrore e che si era ritrovato a volare ad occhi chiusi, con la mente occupataa pregare per tutto il tragitto!  Così, occupato a non cadere, a non vedere e a pregare, non si rese conto che ad una diecina di metri alla sua sinistra qualcuno lo stava seguendo.

Kimmolauz fu il primo a notarla: un’ombra scura che sfruttando la stessa copertura che li copriva agli occhi del nemico si era pericolosamente avvicinata sulla destra del gruppo.  Accarezzò il collo del grifo prima di tirarne le redini e piegare verso il centro del gruppo: Selune doveva saperlo, così evitò l’ennesimo fulmine e rischiando di impattare col paladino, si frappose tra lui ed Shaday.
- Siamo seguiti! – urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ma i tuoni che seguivano ogni fulmine uniti ai barriti dei grifoni resero impossibile alle sue parole di raggiungere il capo spedizione.
Kimmolauz alzò gli occhi pieni di lacrime per il vento e vide che l’ombra non era sola. 

Albina volava fianco a fianco del gigantesco demone dell’abisso che aveva evocato poco prima.  Sorrideva in preda ad un’estasi che da parecchio tempo non provava.  L’adrenalina gli dava alla testa ed Albina adorava essere fuori controllo.  Un fulmine la illuminò rendendo il suo viso candido spaventoso, ben più spaventoso della creatura che si portava al fianco.  Il suo sorriso si allargava ad ogni piroetta del suo grifone, ad ogni metro che percorreva avvicinandola al nemico che non vedeva l’ora di colpire.  Voleva semplicemente scatenarsi!, così rimase estremamente contrariata quando il demone ruggendo attirò la sua attenzione, distogliendola dai suoi pensieri.  L’evocatrice si voltò verso la creatura che non la fissava, avendo gli occhi inchiodati ad un’ombra che li seguiva, poco più in alto.  L’evocatrice non ebbe alcuna esitazione ed ordinò al demone di attaccare.

* * *

Sceiren fu il primo a vederlo: un grifone dalle piume blu come la notte, bardato di rosso e oro.  Lo aveva notato quando, per evitare July e la sua cavalcatura volante, il suo grifone si era impennato verso l’alto.  Il gruppo lo aveva superato e quando aveva piegato verso il basso per tornare in linea come gli altri, sotto di lui, aveva visto che era seguito da un grifone con in groppa un uomo il cui aspetto era stranamente familiare.  Così, preoccupato per un agguato, aveva spronato il grifone a volare in direzione dello sconosciuto e stupito come poche volte, aveva riconosciuto nello straniero un suo vecchio amico.   
Hytujaram si voltò per ripararsi gli occhi e quando tornò a guardare davanti a sé intravide Sceiren.  Il mago non ebbe dubbi: era lui.  La gioia dell’elfo però durò poco perché evidentemente era il solo ad aver capito cosa stava succedendo: inaspettatamente un demone si scagliò come una valanga contro Hytujaram, travolgendo cavaliere e cavalcatura. 
- No! Fermi! – gridò Sceiren.

* * *

 Hytujaram aveva scoperto a proprie spese che un muro di mattoni era meno duro della pelle di un demone dell’inferno.  La guardia dannata lo aveva centrato in pieno.  Aveva sentito il grifone gridare di terrore quando la bestia aveva squarciato le nubi e ruggendo si era avventata contro di loro.  Il grifone lo aveva disarcionato con una facilità che non immaginava possibile, visto che era avvinghiato al suo collo peggio di un bambino al collo della madre, eppure era successo, e ora, con un pungo di piume in mano, precipitava verso il suolo avvinghiato ad un pessimo compagno di viaggio.  Il demone tentava di morderlo, ma la caduta rendeva difficoltoso persino alla creatura i movimenti, nonostante la sua incredibile forza.  Hytujaram lo afferrò per le ali in modo che non potesse sfruttare la sua capacità di volare a proprio vantaggio, tuttavia era solo un rinvio: sapeva che sarebbe morto, se non per la creatura che teneva a distanza con tutte le sue forze mentre, in una spirale diabolica, precipitava verso il basso, per l’impatto sempre più prossimo.  Il guerriero evitò l’ennesimo affondo degli artigli del demone e trovò un varco nella sua difesa, gridò e attingendo a tutta la sua determinazione, colpì con la testa protetta nel suo elmo la testa del demone che, stordito mollò la presa. Hytujaram fece leva con entrambe le braccia e allontanò la bestia, prima di assestarle un calcio in pieno petto.  La spinta li allontanò.  Almeno, pensò, non sarebbe morto sconfitto da un demone, ma dalla gravità.   
Le nubi si diradarono e il suolo comparve sotto di lui.  Si rese conto che il duello col demone era stato brevissimo in realtà, anche se gli era parso eterno… e ora era giunto l’epilogo.  Hytujaram chiuse gli occhi ed attese la fine.

* * *

Il Creatore agisce per vie misteriose e inspiegabili.  Quando il grifone di Lùce aveva cominciato ad allontanarsi dal resto del gruppo per paura di un fulmine caduto troppo vicino, la sacerdotessa avrebbe voluto strappargli piuma dopo piuma per la frustrazione di essere rimasta indietro e per la paura di non riuscire a seguire Selune, ormai lontano dalla sua linea di vista, però, fu proprio quel ritardo che la trasformò, ancora una volta, nella mano del Creatore, quando vide passare poco distante da lei e dal suo grifone un vecchio amico che credeva non avrebbe rivisto.  Lùce strattonò gridando per lo sforzo le redini obbligando il suo grifone a piegare e a puntare a sua volta verso terra.  Gli occhi della sacerdotessa erano inchiodati sul guerriero sempre più vicino al suolo, quando, consapevole della distanza che la divideva da lui, puntò la mano sinistra verso il compagno e pregò il Creatore.  Hytujaram iniziò a rallentare la sua corsa fermandosi a mezz’aria pochi metri prima dell’impatto.

* * *

Quattro ombre gigantesche emersero dalle nubi di fronte a Selune, a Shaday e poi via via a tutti gli altri Templari Neri che li seguivano.  Selune impose di rallentare il volo al proprio grifone e cominciò a scendere.  Mano a mano che perdeva quota, la grandezza dei corpi sospesi era sempre più evidente: quattro gigantesche arche dominavano la terra e il cielo, riflettendo sul proprio scavo i fulmini che cadevano a destra e alla sinistra delle due più esterne, le più piccole. 
Uno dopo l’altro i membri della spedizione toccarono terra, ma gli occhi di tutti erano puntati verso l’alto.  La prima arca sulla sinistra dai riflessi ametista, quella gemella sulla destra percorsa da venature zaffiro.  Al centro, di fianco ad una terza arca di dimensione uguale alle sue esterne dai riflessi rubino, una struttura molto più maestosa di qualsiasi fortezza che Selune avesse mai visto. 
Lùce atterrò poco dopo portando con sé l’inusuale fardello imprevisto.
- Hytu?... Hytu! – disse Bryger correndo incontro al vecchio amico.
Erebus sorrise soddisfatto, mentre Selune scuoteva il capo sorridendo.
- Ma che bell’accoglienza!, per poco non mi spalmavo su tutto Netherstorm! Non lo avevate scritto questo nella lettera! – e ridendo abbracciò il nano.
Un attimo dopo dal cielo scesero cinque rapaci dalle piume viola, rosse e oro.  Non appena toccarono il suolo le piume si assottigliarono, rientrando sottopelle, la schiena si addrizzò e il becco lungo e affilato scomparve in labbra morbide e rosate.  Elfi, druidi.  Shaday non ne aveva mai visti così tanti tutti insieme.
- Erebus, disse Hytujaram serio, ecco i druidi di cui ti avevo parlato.  Ho parlato loro della missione e della nostra squadra e hanno accettato.  Il primo si affiancherà a Roredrix e Utet.  Il suo nome è Pioggia. – l’elfo dai capelli azzurrini scossi e lunghi fino alle spalle chinò il capo in segno di saluto.
- Il secondo, continuò Hytujaram indicando l’elfa avvolta in un abito leggero punteggiato da mille frammenti di cristallo, darà una mano nel reparto offensivo a distanza.  Il suo nome è Cassiopea.  Rapidi come pantere, in tutti i sensi, non so se mi piego, daranno una mano al sottoscritto invece Zapotec e Anubis. – I druidi coperti di tatuaggi circolari neri come la notte fissarono Hytujaram senza tradire alcuna emozione e annuirono all’unisono. Infine, a tenerci su tutti con il potere della natura, Aqualung  pregherà per noi.
- Non pregherò, invocherò la natura affichè la guarigione sia più rapida. –
- Chiedo scusa…a me basta tornare per una birra a fine giornata. –
- Molto bene, hai portato una squadra ben assortita, ben lavoro Hytu. – disse Selune incrociando le braccia, poi alzò gli occhi verso l’alto.
- Sarà meglio che siate preparati, non abbiamo tempo.  Sono Selune e comanderò la squadra una volta dentro. –
- Siamo informati, seguiremo le tue direttive. – disse Pioggia fissando a sua volta l’arca centrale.

Lontani, non interessati a null’altro del luogo sacro in cui si trovavano, i due soli draenei presenti contemplavano senza fiato lo spettacolo offerto loro dal destino. 
Gengiskhan si avvicinò ad una Tillisha praticamente in estasi.
- Sono le Arche! – disse al draeneo la compagna.
- Sì, sono i nostri Astri, sorella, siamo di fronte ad una scheggia del nostro mondo… non avrei mai immaginato di vedere qualcosa di così puro. –
- Mi sento a casa. –
- Anche io. –

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren