Autore Topic: Sevex origini - Fuoco cammina con me (cap. I)  (Letto 2350 volte)

Sevex

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Sevex origini - Fuoco cammina con me (cap. I)
« il: Dicembre 11, 2015, 06:05:15 pm »
I rami gli colpivano il viso come centinaia di fruste maligne. Anche la dura scorza dei pelle verde non era abbastanza forte per proteggerlo. Non poteva fermarsi. Doveva correre, correre e correre. I cani dietro di lui non mollavano la presa e l’abbaiare isterico si faceva sempre più vicino. Non capiva nemmeno in quale direzione stesse andando. Non vedeva nulla nella penombra serale. Doveva continuare a correre.
Davanti a lui il suono sommesso di un torrente gli sembrò il miraggio a cui tendere. Se fosse riuscito a raggiungerlo e se questo fosse stato abbastanza profondo probabilmente sarebbe riuscito a far perdere le sue tracce ai cani. Adesso aveva una meta cui tendere. Quel fiume era la sua salvezza.
Arrivò di slancio sull’orlo del precipizio senza nemmeno accorgersene. Il bosco che ne aveva protetto la fuga fin lì di interrompeva di colpo su uno sbalzo roccioso di una quarantina di piedi. Il fiume era là sotto. Una parete di roccia, altri trenta passi di erba e cespugli in piano e poi l’acqua lo avrebbe tolto da quella situazione impossibile.
Trovò un arbusto sul ciglio abbastanza robusto da reggerlo ma altrettanto flessibile da piegarsi totalmente verso il basso. Cominciò a calarsi lungo la roccia tenendo sempre l’arbusto a guisa di sicurezza ultima. Ma i calcoli non erano il suo forte. La parte terminale dell’arbusto, più sottile, si strappò di colpo lasciandolo cadere nel vuoto da oltre venti piedi di altezza. Cadde sulla schiena battendo la testa e di colpo tutto divenne buio.

Si riprese con il latrato assordante dei cani nelle orecchie. Il suo vantaggio era solo un ricordo. Adesso l’orco disarmato era in totale balia dei suoi inseguitori. Le armature degli umani erano tutte attorno a lui. Forse una decina  di soldati armati di tutto punto con due cacciatori esploratori che li guidavano.
“Guarda il piccolo pelle verde… “ disse un soldato rivolto a quello che gli stava di fianco “deve essersi fatto male cadendo. Ahaha, ahaha”
Questa volta era chiaramente rivolto a lui e lo stava sbeffeggiando. Lo vedeva ridere, ma non capiva una parola.
“Fermi tutti” Disse una voce che arrivava da dietro alcuni cespugli, “non toccatelo!”
L’orco ancora frastornato continuava a non capire il significato di quei suoni, ma l’uomo che li aveva pronunciati stava arrivando a cavallo per unirsi alla squadra che gli aveva dato la caccia e dai fregi dorati sull’armatura doveva essere il capo o comunque un pezzo più grosso degli altri.
Il cerchio attorno a lui si aprì per lasciare passare il cavallo dell’ufficiale.
“Sei giovane per essere già un ladro!” disse l’uomo con uno sguardo forzatamente stupito. “Ma per quanto giovane hai commesso un crimine molto grave”.
L’orco non capiva. Lo schernivano? Si canzonavano di lui? Sapeva solo che era un bersaglio troppo facile, una preda senza scampo.
Cominciava a piovere e i tuoni prima lontani di stavano avvicinando velocemente. Un lampo squarciò il cielo improvvisamente seguito da un suono assordante che fece impazzire di colpo ogni animale presente. I cani cominciarono ad abbaiare violentemente scappando verso i cespugli vicini, il cavallo dell’ufficiale si impennò di colpo prontamente ripreso da uno dei soldati per le briglie impedendo così all’animale di disarcionare il cavaliere.
L’orco ne approfittò per alzarsi in piedi e si mise a correre, ma l’acqua che cadeva incessante e lo stordimento lo tradirono e anziché andare verso il fiume il giovane orco si ritrovò contro la parete di roccia. Aveva rotto l’accerchiamento, ma non aveva vie di fuga.
L’ufficiale si avvicinò all’orco. “Si scappa, fai a tutti questo favore.” Vedendo l’aria interrogativa sul viso del giovane pelle verde, l’uomo continuò: “Non mi capisci vero? Certo… non saprai quindi che siamo obbligati a farti prigioniero vivo e portarti al campo? No tu vuoi solo vivere vero? E vorresti solo fuggire. Fallo!!”
Lo sguardo si fece maligno. “Fallo bastardo. In fondo chi ci potrà biasimare se cercando di difenderci dai tuoi attacchi subdoli nella foresta sarai caduto vittima della tua stessa ferocia? Noi ci saremo solo difesi.”
Quei suoni non avevano significato ma non serviva comprendere le parole. Il tono e lo sguardo erano una cosa sola: odio. E sapeva cosa rispondevano i suoi occhi. Paura.
La prima freccia lo colpì ad una coscia e presto sarebbe arrivato il resto.

“Nessuno tocca l’orco!”
La voce femminile arrivava dal lato opposto della radura. Tutti si voltarono, cacciatori e preda.
Dalla sagoma sembrava una draenea o forse un’elfa ma tutti erano certi di una cosa: le braccia leggermente aperte con fare minaccioso brandivano due asce mortali da guerra da cui colava incessante una sorta di fuoco liquido attraversato da piccole scariche di lampi che sembravano vorticare attorno a tutta la sua figura.
“Non puoi opporti all’esercito del re! Non puoi interferire con la giustizia del regno.” Disse l’ufficiale con un tono perentorio che non ammetteva repliche.
“Non posso oppormi a cosa? Posso oppormi ad un omicidio ingiustificato. Se lo uccidete siete voi a non rispettare la volontà del re. Sapete bene che ogni orco deve essere catturato e portato al comando. Siete quanti? Dodici? Tredici? Contro un ragazzino disarmato che avrà anche la pelle verde ma non costituisce alcun pericolo, nè per voi nè per altri vostri simili.”
“Il volere del re non ti riguarda straniera.”
Adesso la draenea era chiaramente visibile in tutta la sua figura slanciata. Oltre 7 piedi di altezza armata pesantemente, con flussi di energia elementale che la attraversavano di continuo in un chiaro attestato di potenza. Era in assetto da combattimento, una dichiarazione d’intenti per tutti i presenti.
“L’orco lo prendo io e questo non è argomento di discussioni ulteriori.” E senza mai voltare le spalle al manipolo di soldati si era portata davanti al giovane pelleverde ferito contro la parete di roccia.
“Sciamana vero? Sei una sciamana? Quel fuoco che arde senza bruciare ti identifica chiaramente.” Le disse l’ufficiale “Mi avete sempre incuriosito. Ho visto molti di voi curare o spalleggiare i maghi negli attacchi a distanza, ma quelli di voi che combattono corpo a corpo sono rari. Non vi possono inquadrare in un esercito regolare perché fareste troppi danni ai vostri stessi compagni. Combattete unendo magie e tecniche avanzate di lotta. Non siete utili come spie perché fiamme e lampi vi tradirebbero… cosa siete? Alla fine siete solo folklore. Spettacolari ma poco efficienti.”
“Puoi sempre venire a scoprirlo. Magari potresti avere il privilegio di uno spettacolino privato qui solo per pochi intimi”.
“Non mi interessa, voglio solo l’orco e non sono in vena di spettacoli da guitti di strada”. L’ufficiale si voltò fece un cenno alla boscaglia e da questa uscirono una decina di cavalieri alcuni dei quali imbracciavano una belestra con il dardo già inserito pronto al lancio.
“Sei bugiardo uomo. Ogni tua azione tradisce invece una grande impazienza di goderti il più vistoso degli spettacoli. Hai scelto tu, sarò felice di darti una dimostrazione di quanto affermi di non conoscere”.
Il fuoco dalle asce prese a sgorgare copioso. La draenea nel breve volgere di un istante era balzata verso il centro dello schieramento di soldati atterrando con le asce aperte a pochi centimetri dalle prime armature. Da dietro di lei emersero due giganteschi lupi spettrali che si avventarono sui soldati molti dei quali stavano già ardendo travolti da un rivoli di lava liquida che scaturivano da un totem piazzato dove la sciamana stava fino a pochi istanti prima.
La draenea si alzò muovendo rapidamente prima un’ascia poi l’altra in un movimento che si fece vorticoso. Continuò a colpire avversari rapidamente finché dalle asce stesse emerse un vortice d’aria tanto violento da sollevare il fango circostante che invase completamente l’area dello scontro. Dei soldati a piedi nessuno era rimasto in piedi e di quelli a cavallo solo pochi rimanevano ancora in sella. A quel punto la sciamana si bloccò lanciando un gemito e rilasciando un fulmine a catena che sbaragliò completamente quanto rimasto degli umani.
L’ufficiale che si era defilato vicino alla boscaglia rimase impietrito. In pochi secondi era rimasto completamente solo. Gli occhi della sciamana di fronte a lui erano completamente inespressivi. L’uomo capì che la sua vita non aveva mai avuto meno valore che in quel momento. Chinò lo sguardo e la draenea lo fissò per un secondo, poi decise che non ne valeva la pena e si volse per soccorrere l’orco. L’ufficiale estrasse la balestra dalla sella e prese la mira colpendo la sciamana ad una spalla. Fu l’ultima cosa che vide prima che i lupi spettrali lo dilaniassero.
L’orco tremava di paura e per la ferita che lo stava dissanguando. La sciamana capì che doveva arginare i danni, dal terreno cominciò a pulsare un soave benessere, un totem rigenerante stava sostenendo entrambi i sopravvissuti della radura. Se voleva aiutare il giovane doveva prima risistemare se stessa. Estrasse il dardo che le passava la spalla da parte a parte tirandolo dalla punta, poi concentrò parte dell’energia che la avvolgeva ancora dopo lo scontro a curare quella lacerazione. Ogni volta si stupiva, si poteva curare, ma non poteva cancellare quel dolore dilaniante, lo avrebbe sentito per giorni.
Poi si chinò sul giovane che intanto era svenuto, lo distese nell’erba e gli curò la gamba.
Ore dopo il giovane si svegliò.
“Maarna…”
“Cosa?” chiese la draenea in una lingua antica che sapeva l’orco avrebbe compreso.
“Maarna… la mia sorellina. L’ho lasciata al riparo di un tronco cavo dietro il campo quando ho cercato di prendere il cavolo.”
“Stavi per morire per un cavolo?”
“Abbiamo fame da giorni. Ho cercato bacche e radici, ma non ne ho trovate abbastanza, senza armi… non so cacciare, anche con le armi non avrei preso nulla. Maarna è solo una bambina, i miei genitori sono morti quando i draghi neri hanno bruciato tutti i villaggi della valle. Sto cercando una tribù che ci accolga. Ma non so nemmeno dove sono”.
“Te lo dico io. Sei nei guai. L’esercito umano si sta spostando per combattere la tua gente e tu e tua sorella siete nel posto sbagliato nel momento peggiore. Dobbiamo trovarla in fretta.”
“Come ti chiami?”
“Sev’ehxshannar”
“Sev… ??”
“Chiamami Sevex, la mia guida sciamana era un orco come te. Lui mi chiavama così, puoi farlo anche tu.”
“Io sono Kortag. Avevi un maestro orco?”
“Vuoi salvare tua sorella o fare conversazione?”

 
Sevex e Kortag si muovevano velocemente cercando di ripercorrere a ritroso la via di fuga che l’orco aveva usato qualche ora prima correndo a rotta di collo. Ormai la notte aveva avvolto completamente la foresta ancora umida e gocciolante.
La nubi non lasciavano passare alcuna luce e se era vero che l’oscurità era loro alleata nel celarli agli occhi dei possibili nemici, era anche un limite pesante. Orientarsi era difficile. Davanti a loro c’erano delle fattorie umane sparse, ma tutte avevano campi con cavoli e Kortag non era affatto sicuro di ricordarsi quale fosse quella giusta.
 Si spostarono quando più a sud possibile decisi a risalire la boscaglia dietro le fattorie con ordine e metodo. Era l’unica soluzione.
Passarono le prime due senza curarsi troppo di ispezionare il bosco, lì c’erano ancora troppe conifere e l’albero cavo era in una radura di aceri, di questo Kortag era certo.
La boscaglia che si incuneava verso i campi vicino alla terza delle fattorie sembrava decisamente più simile alla descrizione del giovane orco.
La draenea avanzava tra la boscaglia quasi con ferocia. Aveva detto qualcosa su aver visto troppi ragazzini aver vissuto momenti di orrore nelle foreste di notte ma l’orco non aveva capito. Parlava di se stessa… di altri… non era chiaro, ma con il passare dei minuti sentiva la furia della sciamana crescere. Era in ansia e tutti gli elementi circostanti riflettevano quell’ansia restituendola amplificata.
Di fronte a loro c’era una radura. Ma la sciamana si era fermata immobile.
L’orco le si mise dietro.
“Cos…”
“Taci e nasconditi. Tua sorella ha un problema, tu puoi farne a meno per ora.”
Kortag cercò di vedere meglio oltre l’alta draenea che gli stava davanti.
Vide la piccola che aveva lasciato al sicuro tenuta dalle mostruose mani di un draconide nero. Il gigantesco guerriero rifletteva quel poco di luce lunare che filtrava tra le nubi con le proprie scaglie nere e lucide. Le tre dita delle sue mani sollevavano la piccola tenendola sotto le ascelle quasi stesse ancora cercando di capire esattamente quale essere la foresta gli avesse regalato. I suoni gutturali che dovevano essere la loro lingua sembravano terrificanti rantoli, un caotico susseguirsi di sibili e gargarismi.
Stava parlando con… no, stava parlando di lei, ma non con lei. Con qualcuno che lui non riusciva a vedere e che doveva essere più indietro. Sevex gli mise una mano sulla spalla, lo spinse in basso.
“Giù!”
Poi il fuoco ricominciò a sgorgare dalle asce.

Di colpo la radura si animò cambiando completamente aspetto. Dalla boscaglia limitrofa uscirono diversi umani, uno strano miscuglio di soldati e contadini. Le fiaccole rischiarano l’area a giorno. Sevex si abbassò repentinamente. Lo scenario era cambiato completamente.
La sciamana cominciò a spostarsi lateralmente. Il corpo teso pronto a scattare contrastava con il fluire del fuoco dalle asce che si era quietato pur senza interrompersi. Kortag sentiva gli elementi contrarsi e rilasciarsi all’unisono con il respiro della draenea. L’aveva vista in azione ed era stato spaventoso, ma è probabile che quanto visto fosse solo una porzione di quanto quella femmina alta e longilinea fosse in grado di sprigionare. Aveva visto molti sciamani nei villaggi in cui era stato con i suoi genitori ma non aveva mai sentito un potere tanto vibrante e tangibile. Sevex era un tutt’uno con gli elementi che sembrava quasi voler trattenere. Se l’argine avesse ceduto e li avesse lasciati fluire probabilmente l’intera area ne sarebbe stata devastata. Era un’alleata potente ma pericolosa.
“Umani. Prede…” Sibilò il draconide in mezzo alla radura “Uccideteli.”
Un manipolo di dragobestie a quattro zampe si scagliò sui primi soldati che avevano di fronte. Gli umani però ressero l’urto dell’attacco e reagirono prontamente. La radura divenne un campo di battaglia, alla luce ondeggiante delle fiaccole umani e draghi cominciarono a colpirsi vicendevolmente in un susseguirsi di parate e stoccate. I soldati erano preparati e gli scudi davano loro un vantaggio sui draghi. Questi erano più grandi ma anche bersagli più facili. Il draconide visto il volgere negativo dello scontro appoggiò la piccola creatura che aveva in mano a terra e si gettò nella mischia.
Lo scontro era feroce, ma gli umani stavano vincendo. Sevex doveva recuperare la piccola in fretta approfittando della confusione, ma sentiva qualcosa che disturbava l’energia delle fiamme. C’era qualcosa di più forte, più temibile nell’ombra e, finché non avesse capito cosa, uscire allo scoperto sarebbe stato troppo rischioso.
Kortag non sentiva le stesse vibrazioni della sciamana. Vedeva solo sua sorella a terra troppo vicina ad una battaglia. Si gettò nella radura superando di slancio la sciamana appostata dietro uno dei tronchi secolari del fitto bosco in cui si nascondevano. Afferrò la bambina e si volse per tornare indietro.
Umani e draghi ne percepirono il movimento ma furono distratti da un suono assordante dall’altra parte della radura. Uno dei grandi alberi era crollato per far spazio alla sagoma imponente di un drago nero. Il fuoco uscì dalla bocca del grande mostro nero quasi istantaneamente travolgendo uomini, draghi e anche un giovane orco che correva verso un riparo dal lato opposto.
Kortag con la schiena in fiamme ma con le braccia chiuse a proteggere la sorella barcollò fin accanto alla draenea, Sevex vide le sue mani offrirgli la piccola e il suo sguardo che implorava di salvarla, mentre il corpo si consumava nelle fiamme.
La sciamana prese Maarna. Non c’era tempo, la decisione andava presa in quel momento. Le fiamme delle ascie si spensero.
Dai margini della radura un lupo con una piccola di orco in groppa si dileguò nell’oscurità lasciandosi fiamme e grida alle spalle.
Ci sarebbero stati altri giorni per combattere.
« Ultima modifica: Dicembre 11, 2015, 06:08:39 pm da Sevex »

Sceiren

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  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
Re:Sevex origini - Fuoco cammina con me (cap. I)
« Risposta #1 il: Dicembre 11, 2015, 06:43:04 pm »
Benvenuti al nuovo scrittore in casa templari neri!
In bocca al lupo per il tuo lavoro e buona lettura a tutti gli altri!


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Shockwave

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Re:Sevex origini - Fuoco cammina con me (cap. I)
« Risposta #2 il: Dicembre 11, 2015, 06:44:45 pm »
Bellissimo!! Bravo Stefano!!

Fabiola

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Re:Sevex origini - Fuoco cammina con me (cap. I)
« Risposta #3 il: Dicembre 11, 2015, 06:51:37 pm »
Grande Stefano!!
Certo che dovremmo iniziare a fare la raccolta!


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Che bello comunicar, comunicar, comunicar!