Il principe Kael’thas aveva osservato i suoi generali cadere uno dopo l’altra sotto i colpi degli assalitori. Di tanto in tanto aveva fissato coi suoi intensi occhi verdi le facce del prisma della visione cercando conforto nella sua amata Fenice Al’ar, ma sapeva che neppure questo sarebbe arrivato ormai. Come la sua creazione nella sala di sinistra, anche la fenice giaceva immobile sul pavimento, esanime, ma a differenza di quest’ultimo, ancora ardente. Dopo la morte di Sanguinar, i mortali che lo stavano sfidando si erano radunati, avevano spostato i feriti, e ora arroganti lo osservavano. Cosa avrebbe potuto dire loro? Avrebbe forse fatto differenza?, avrebbero desistito se avesse detto loro che non poteva essere ucciso? Un sorriso terribile si disegnò sul viso dell’elfo millenario: lo avrebbero scoperto a loro spese. La sua fine era segnata, era evidente, ma forse prima di scontrarsi con essa si sarebbe divertito a schiacciare quei poveri insetti inconsapevoli.
Il possessore dell’arma leggendaria forgiata col fulmine si fece avanti ansimante. Patetico: un vecchio avrebbe dovuto stare sotto terra, non sul campo di battaglia. Si reggeva a stento sulle gambe!
- Ora sei solo! Arrenditi o seguirai i tuoi servi nell’altro mondo! – al suo fianco il nano, le pantere e lentamente tutti gli altri del corpo che si definiva “Templari Neri”.
- Energia, potere… la mia gente mi ha giudicato per questo. La loro correlazione è divenuta evidente, dopo la distruzione della Pozza del Sole. Benvenuti nel futuro… è un vero peccato che sia troppo tardi per fermarlo! Nessuno può fermarmi! Selama ashal'anore! –
* * *
Un dardo di ghiaccio scagliato dal vecchio mago dal ciuffo color della neve passò alla sinistra di Roredrix, sopra la testa di Bryger, raggiungendo il principe caduto in pieno petto, ma non producendo effetto alcuno. Non appena il dardo lo raggiunse, infatti, una delle sfere sospese a mezz’aria emise un bagliore verdastro, amplificando per un attimo le fiamme che la circondavano e l’incantesimo si dissolse.
Roredrix strinse la sa fedele compagna e gridando la sua rabbia si scagliò contro il suo avversario seguito dai suoi compagni. L’elfo sorrise e non si oppose alla carica: non appena il guerriero lo raggiunse gridando, le suo urla di rabbia si tramutarono in dolore, quando la seconda verdantsfera emise un bagliore e, dopo aver assorbito il colpo, lo restituì al mittente. Roredrix venne avvolto da turbini di vento e scagliato a terra. Stesso fato per Bryger e Hytujaram che, senza comprendere come, si ritrovarono a terra con le braccia percorse da mille scariche elettriche.
Kaelt’has fece un passo in avanti superando i guerrieri a terra.
- Anara'nel belore! - e impose le mani verso il gruppo: una sfera di fuoco esplose davanti all’elfo e si avventò contro i Templari Neri prendendo le sembianze di una fenice. Selune, Ilaria e gli altri curatori crearono degli scudi suoi feriti, ma le fiamme avvolsero la sala e l’unica opzione fu quella di scappare nella direzione opposta.
- Arcieri! – gridò Erebus e subito una pioggia di frecce raggiunse il principe, frantumandosi contro uno scudo invisibile, creato istantaneamente dalla terza verdantsfera, quella sospesa sopra la sua testa.
Albina, così come Erebus, lanciarono le loro maledizioni pensando all’unisono che forse non era possibile raggiungerlo con colpi diretti, quanto piuttosto con colpi privi di impatto… ma si sbagliavano. Le sfere rispondevano passivamente ad ogni attacco, proteggendo il loro possessore e reagendo sugli aggressori.
L’elfo continuò la sua marcia, senza trovare alcuna resistenza. Bryger, superato, aveva provato a sorprenderlo alle spalle, ma quando la sua mazza, potenziata dall’impeto della preghiera, aveva raggiunto le gambe dell’elfo del sangue, era rimbalzata all’indietro, sfuggendogli di mano. Poi una bolla di energia arcana aveva centrato il nano come le due pantere e i due guerrieri allontanandoli dal principe in tutte le direzioni.
- Come ho detto nessuno può fermarmi, neppure la morte. –
Kael’thas alzò gli occhi al soffitto e scosse il capo improvvisamente scuro in volto. Quindi, fissando Erebus dritto negli occhi, con voce ferma rassegnata, continuò:
- Forse mi avete sottovalutato. Forse non sarebbe giusto farvi combattere contro tutti e quattro i miei consiglieri contemporaneamente… ma l’uguaglianza non è mai stata per il mio popolo pertanto non farò altro che restituire il favore! - Kael’thas alzò le mani al cielo e le tre sfere lampeggiarono all’unisono. Le fiamme che le circondavano alzarono lingue di fuoco verde verso l’alto, rilucendo dello stesso smeraldo che brillava negli occhi del loro padrone. Poco dopo, l’arco di Telonicus brillò di una luce verdastra e, animato da una forza spettrale, si avvicinò alla sua mano che si serrò intorno all’asta. L’arco si alzò e il suo proprietario lo seguì, alzandosi in piedi, come se poco prima fosse semplicemente addormentato. Lo stesso bagliore avvolse la bacchetta della maga Caperian che, come il compagno e Lord Sanguinar, poco più avanti, si rimise in piedi, incurante della freccia ancora piantata nella gola. Infine, con un mugolio raccapricciante, anche Thaladred afferrò lo spadone brillante della luce delle sfere e lentamente si rimise in piedi.
- Come potete vedere, ho molte armi nel mio arsenale… – e mentre i quattro soldati tornati alla vita avanzarono verso i loro avversari, il principe Kael’thas, lentamente, voltò loro le spalle per tornare al suo posto, incurante spettatore distante di uno scontro che non poteva che avere un solo esito, ormai già scritto nel destino di tutti.