7
La vista di un cieco
Sette figure incappucciate camminavano a piedi scalzi lungo le strade disastrate della città. In fila indietro, tre a destra, tre a sinistra ed uno, con il saio di rozza stoffa da sacco, al centro. Le mani, di ciascuno, giunte in grembo ed avvinghiate ad un rosario dai grani scuri che scivolavano rapidamente tra le dita. I passi erano cadenzati in una marcia inarrestabile.
In diversi, interrompendo la ricostruzione, la pulizia della propria abitazione o il semplice camminare, tentarono di distinguere nel cappuccia calato un tratto del volto di una delle sette figure, me le ombre erano tali da nascondere i lineamenti dei visitatori anche all’occhio più esperto.
I sette superarono il canale che da quello che restava del Quartiere del Mercato portava alla Piazza della Cattedrale della Luce. Raggiunto il punto più altro del ponte, la figura al centro si fermò e le sei che lo circondavano, all’unisono, arrestarono il passo. Il monaco fece scorrere tre grani tra le dita in rapida successione, poi rivolse la propria attenzione ad una delle innumerevoli impalcature che ricoprivano come fossero un esoscheletro una torretta. Decine di operai erano si arrampicavano come ragni sull’impalcatura, intenti a fissare travi, piantare chiodi, scrostare muri. Un corpulento nano dalla lunga barba color cenere dava ordini a destra e manca, aggrappato ad una corda assicurata in cima alla struttura mobile. Poi accadde l’imprevisto: proprio dopo aver gridato di fare attenzione, il nano mise un piede in fallo, mancò la presa alla corda di sicurezza e cadde gridando.
I monaci rimasero impassibili, poi la figura al centro lasciò con la presa del rosario e puntò indice e medio nella direzione del nano ormai prossimo a schiantarsi. Il malcapitato trovò il suolo, ma invece del crepitio raccapricciante delle ossa fratturate, esplose poderoso un tonfo sordo. Le lastre di roccia del pavimento all’impatto col nano erano andate in frantumi: schegge di roccia erano schizzate in tutte le direzioni. Il nano si rimise in piedi con un saltello e si guardò intorno esterrefatto, poi si spazzolò la polvere dalla giubba e fissando il cratere apertosi con l’impatto, scoppiò in una fragorosa risata:
- Cosa vi ho sempre detto, cialtroni!: nessuno può uccidere un nano! – e senza perdere ulteriore tempo si arrampicò di nuovo sull’impalcatura.
La figura al centro abbassò la mano lentamente, quindi riafferrò il rosario, fece scattare due grani e riprese la marcia, raggiungendo la piazza sacra di Stormwind, all’ombra della maestosa Cattedrale eretta in onore del Creatore.
* * *
- La luce del Creatore ancora una volta ci ha travolto col suo calore e la sua intrinseca verità. Come sempre, il compito di questa Chiesa sarà quello di alleviare le sofferenze arrecate dalla Piaga, dare speranza agli abbattuti e ora più che mai è al sacrificio che siamo chiamati. Ciascuno di noi sarà un faro nella notte e scendendo direttamente nel fango al fianco dei nostri fedeli, porteremo un messaggio chiaro ed inequivocabile: la Chiesa della Luce Sacra condivide il dolore della gente e sarà parte della sua rinascita, nel nome del…-
- Creatore! Nel Suo nome! – la voce esplose come un tuono nella sala. I dodici, tutti rivolti alla Badessa che parlava, ebbero un sussulto, colti di sorpresa almeno quando Lidia che con gli occhi sgranati si alzò in piedi fissando la figura incappucciata che aveva interrotto il suo discorso di chiusura.
Ilaria si voltò verso l’entrata della sala e il fiato le restò nella gola. A destra e sinistra del monaco dal logoro saio altri sei monaci, tre per lato ed alle loro spalle, anticipati dal clangore dell’acciaio, decine di paladini in armatura completa.
- Cosa significa questa interruzione?, poi la badessa riconobbe dietro ai sette monaci il comandante dei paladini che lei stessa aveva richiesto a Stormwind per garantire la sicurezza del Consiglio, Maximus, come puoi permettere tutto questo?! –
- Non parlare con lui, Lidia, il soldato della fede obbedisce solo al Creatore! – due grani scattarono tra le dita rapide del monaco.
- Cosa ci fai tu qui? –
Il monaco con passo sicuro raggiunse il centro della sala piantandosi di fronte alla badessa sotto gli occhi vigili dei dodici. Un ultimo grano passò da una mano all’altra schioccando quindi il monaco lo lasciò andare e quando il rosario si adagiò sulla destra, allungandosi tintinnando lungo la gamba, assicurato alla cintura ricavata da due corde di canapa intrecciate, infine lentamente afferrò il cappuccio con entrambe le mani e lo calò sulla schiena.
- Jarl. – sibilò la badessa.
- Lidia. Sì, sono io. –
La badessa fece un passo verso il monaco scrutando il suo volto provato.
- A stento ti riconosco, fratello mio. -
Il monaco sorrise, si sfiorò il volto scavato ricoperto da un centimetro di barba argentata tagliata con cura, quindi sorrise.
- A stento mi riconosco io stesso, a volte, quando osservo la mia immagine riflessa nelle acque di un lago o di un fiume, Lidia, ma sono io e se sono qui, come in passato, è perché il Creatore lo vuole, come ha voluto che, quale suo umile servo, contribuisse ad ereggere questo santuario in suo nome. Sì, Lidia, sono lo stesso uomo, nella carne, ma diverso nello spirito… e per questo, sono qui. -
La badessa sorrise annuendo.
- Sapevo che saresti tornato, lo sapevo dal giorno dell’attacco, sentivo che ci saremmo rivisti in questa occasione… e il mio cuore… gioisce della tua presenza qui e confido che, come in passato, sarai parte integrante della ricostruzione, grazie alle tue mani, le tue parole, la tua fede. -
- Lidia, sorella mia, sono qui precisamente per questo, ma io non parlo di ricostruzione, non l’ho mai fatto, perché ricostruire implica ripristinare qualcosa che si è… rotto e, perdonami se te lo faccio notare, ma è proprio questo il punto. - Jarl posò sorridendo le mani sulle spalle della badessa e annuì a sua volta in lacrime.
- Sorella mia, mie fratelli, da sempre la cura della sofferenza ha rappresentato la missione della Chiesa: rimarginare una ferita, sedare le convulsioni, portare luce nella notte già tenebra. Da sempre le nostre preghiere erano rivolte al sofferente, allo storpio, sia questo nel fisico che nello spirito ed è stato nobile, sorelle e fratelli miei, questa missione, questo, obiettivo celeste, di divina ispirazione. – il monaco lasciò la badessa e tendendo i lineamenti riprese a parlare gesticolando per dar corpo ad ogni sua parola:
- Fratelli miei, ho percorso molta strada così, come mi vedete, a piedi, senza nulla con me se non la fede ardente per essere qui al vostro cospetto quale umile servitore di questa Chiesa perché il messaggio che porto è fondamentale, il messaggio che portò ha valenza assoluta e, soprattutto, è voluto da Lui, ed indicò il cielo con un indice minaccioso, Lui mi vuole qui ora, tra di voi, fratelli miei, nella Cattedrale che io stesso, seguendo indegnamente il mio mentore ormai tra le braccia del Creatore, ho contribuito a costruire! E perché mai, mi chiederete, un vecchio monaco dovrebbe giungere dopo settimane di cammino in una sacra assemblea come questa? Perché mai proprio io, che ho scelto l’esilio della meditazione e della preghiera alla vita attiva in seno alla Chiesa, ora dovrei essere qui? E soprattutto… COME MAI!, mi chiederete, voi, il Consiglio dei Dodici, ora dovreste restare ad ascoltarmi? La risposta è semplice, fratelli e sorelle, voi avete bisogno del messaggio perché nessuno di noi, come nessuno dei nostri fratelli e sorelle fuori da queste mura, può proseguire senza di esso, senza la Sua parola che sgorga dalle mie labbra come acqua glaciale di un sorgente dalla roccia viva! La Chiesa ha prosperato servendo i nostri fratelli sulla terra e questo nobile e questo è santo, ma servendo il malato nello spirito o nel fisico, alleviandone i patimenti, sollevandone la sorte già segnata, la Chiesa ha lentamente dimenticato il suo compito voluto dal Creatore: il servizio su questo mondo, certo, ma il servizio al Creatore!, perché è Lui che serviamo da sempre, è Lui che siamo chiamati a seguire! Ecco, il messaggio, ecco il mio compito qui, oggi: sono chiamato a servire, ma non il mortale, ma l’eterno! Questo servizio, questo amore infinito, questa missione celeste è alla portata di noi tutti, fratelli, ma non è legata al bisogno immediato del morente, quanto al traguardo lontano del vivente! Perdonate la schiettezza di questo monaco, ma la preghiera in solitudine permette di vedere con chiarezza nel pandemonio della vita quotidiana: la Chiesa, nata con lo scopo di seguire gli insegnamenti del Creatore, oggi cammina accecata dalla propria santa missione! A tentoni, seguendo un faro non rivolto verso il mare, ma puntato direttamente verso la riva, cerca di far fronte all’avvento delle sciagure giorno dopo giorno, con amore eterno per il fratello, certo, ma non ottenendo altro di una cicatrice sulla pelle bianca dell’innocenza! Non andiamo lontano, fratelli miei, restiamo nel nostro tempo anzi, in questo ciclo lunare e parliamo di quello che voi chiamate la Piaga: cosa ha fatto la Chiesa? Cosa?! Ha portato bende, unguenti e preghiera per il mondo e chi tra noi, forse, non ha rimarginato ferite letali? Chi tra noi, forse, non ha portato talvolta indietro dalla morte bambini travolti da un destino precoce? Chi tra noi, fratelli, non ha desiderato essere stato lì, sul campo, durante l’attacco, per evitare quanto accaduto?! Coraggio!, fratelli miei, abbiate fede nel Creatore che amate e date voce ai dubbi che leggo nei vostri occhi! – Jarl prese fiato, passava da un consigliere all’altro con una foga sempre maggiore.
- E’ vero, avrei desiderato vedere quanto accaduto… -
Le parole di Frederick, anche se quasi bisbigliate, furono come uno schiaffo sul volto della Badessa.
- Fratello mio, alzati, alzati. – ripetè con dolcezza Jarl aiutando il muscoloso monaco a mettersi in piedi.
- Io… mi vergogno… mi vergogno per questo… guardavano me, per essere protetti… ed ora sono morti. – disse tra i singhiozzi cadendo in ginocchio.
Jarl lanciò una eloquente occhiata alla Badessa, quindi si inginocchiò a sua volta e fissando negli occhi il vecchio Guardiano del Crepuscolo, riprese:
- Fratello mio, non devi vergognarti né rimproverarti nulla di quanto accaduto: non è stata una colpa, quella di non aver visto, ma la Sua volontà., e aiutò Frederick ad alzarsi, Sì, fratelli e sorelle, l’attacco è stato un segno del Creatore, un segno cruento, è vero, ma pur sempre un Suo segno! Basta con la cecità! Perché di questo si tratta! Quello che è accaduto è tragico, ma nella sua drammatica realtà ha mostrato un semplice fatto agli occhi di ciascuno di noi!: abbiamo occhi per vedere il mondo, ma sono occhi di un cieco! Ha la Chiesa avvertito l’attacco? NO! Ha un membro di questo Consiglio avvertito cosa il Creatore voleva per noi? NO!! E questo perché? Perché come un cieco avete gli occhi aperti sul mondo, ma rivolto al terreno!! Non rivolto al cielo! Vi preoccupate di alleviare le sofferenze altrui singolarmente, ma nel complesso avete perso di vista la strada! E la strada non porta a cicatrici nello spirito e nella carne, quanto alla Sua suprema volontà! Alla Sua suprema missione! Questo servizio rivolto a miriade di anime inquiete sulla terra ha reso la vita nel mondo più serena e ispirata, senza dubbio, ma paradossalmente vi ha distolto da Lui! Accecati dalla voglia di alleviare avete perso di vista le regole che occorrono per farlo o, meglio, non per curare, ma per prevenire il dolore che la ferita arreca! Seguire dieci, cento, mille obiettivi diversi ha spezzettato la determinazione, come una cascata che raggiunto il suo termine si divide in migliaia di rigagnoli d’acqua! La Chiesa non può continuare ad essere divisa, ma deve essere unita! Perché, Lidia, è stata proprio questa tua idea a accecare di luce questo Clero! “Dove non può una torcia, possono mille candele”? Cosa dovrebbe mai significare? Se il vento del dubbio soffia impetuoso, sarà la torcia a non spegnersi, mentre le candele, che siano cento o mille, troveranno la stessa fine! Quello che manca è il proposito, quello che manca è l’unità sotto il vessillo del Creatore, sotto le sue regole, quello che manca oggi, sull’orlo della catastrofe della guerra, non è soccorrere il bisognoso con benevolente amore, quanto impedire con determinazione il dover agire! Non possiamo più permettere che la voglia lodevole di raggiungere il cuore di tutti offuschi e inquini la nostra risolutezza volta ad impedire che il male prosperi! Fratelli miei, non è la chiesa che cura il malato! E’ il guaritore che ha questo compito! La Chiesa deve impedire al sano di ammalarsi! Proteggendolo! Amandolo come il Creatore ci ama! E questo si ottiene volgendo lo sguardo nelle tenebre e per non perderci non basta il solo amore incondizionato, no, quello che occorre è anche forza, è anche, come ho detto, determinazione, risolutezza, disciplina! Così sono qui, davanti a voi, a chiedervi se in cuor vostro non sentite questo… questo ardore! So che è così perché lo sento, avverto il vostro desiderio di compiacerLo in modo diverso, ma egualmente ispirato. Voi siete il Consiglio dei Dodici, voluto dalla Badessa per consiglio e rappresentanza e pertanto, alla luce delle mie parole, converrete con me che è il momento di decidere… la scelta non è facile, lo comprendo, ma come io sono qui per Sua volontà, lo siete anche voi… così vi chiedo di esprimere fiducia a questo monaco senza nulla con sé, se non le parole che ha proposto. Chiedo pertanto, a voi e a voi soli, di seguirmi, votando il mio nome per una nuova era, una era di Fede, di amore, ma anche di regole e di volontà. -
Le mani si alzarono, le mani di uomini e donne fedeli da sempre alla Chiesa… ma evidentemente ormai decisi ad un cambio di direzione.
Ilaria seguì incredula quanto stava accadendo: lo stesso Consiglio che avrebbe dovuto aiutare la badessa nei momenti più duri ora era la causa della sua caduta e quando la votazione fu chiusa con una vittoria di dieci contro due, la sacerdotessa capì che non era più la Cattedrale il luogo dove avrebbe dovuto servire.
- Sacerdotessa Meryann di Winterspring e sacerdotessa Ilaria di Stormwind. – Jarl sorrise annuendo ad entrambe, quindi sollevò i palmi verso l’alto e si inginocchiò di fronte alla ormai deposta Lidia Rainer. Lidia, con gli occhi lucidi e le mille rughe improvvisamente più profonde e marcate, con mano tremante si avvicinò al monaco e le posò entrambe sul suo capo. Quindi con la voce più ferma possibile lo consacrò capo della Chiesa.
- Non mi fregerò del titolo a te legato, amica mia, perché anche se investito di questa responsabilità non mancherò mai di restare il monaco che ha varcato quella soglia. Sarò pertanto semplicemente un vescovo più illuminato ed essendo stato mandato a Stormwind con un messaggio benedetto dal Creatore, il mio nome d’ora innanzi sarà Benedictus, arcivescovo. –
* * *
Ilaria e Meryann lasciarono il Consiglio dei Dodici in silenzio. Si inginocchiarono di fronte al grande altare e salutarono con un cenno del capo la sacerdotessa Laurena, quindi raggiunsero l’anello esterno di protezione. Ilaria riconobbe il suo amico tra i tanti guerrieri e gli si avvicinò lentamente.
- Erl… come hai potuto permetterlo? – sussurrò trattenendo a stento le lacrime la sacerdotessa.
Il paladino si irrigidì e appoggiando quindi voltando le spalle alla sacerdotessa rispose glaciale:
- Era necessario un cambiamento, Ilaria, e quel cambiamento non era alla vostra portata. Siamo in guerra ed occorre un generale per affrontarla, un generale al seguito del Creatore. -
- Capisco… - rispose la sacerdotessa ricacciando le lacrime ed obbligandosi a mostrarsi più forte di quanto invece si sentisse in quel momento.
Erl si voltò di colpo di nuovo se stesso, abbandonando quell’armatura che dentro e fuori si era procurato per affrontare situazioni come quella.
- E ora cosa farai, amica mia? -
Ilaria fissò duramente il paladino che indietreggiò di un passo.
- Come hai detto tu, siamo in guerra e le guerre vanno combattute. Addio Erl, che il Creatore ti accompagni. -
- Che ci accompagni tutti. – fece eco a Ilaria Meryann di Winterspring prima di superare con la compagna la piazza della Cattedrale per l’ultima volta quale Consigliera.