Lunga pausa dovuta al poco tempo a disposizione, fortunatamente arrivano le vacanze natalizie! Colgo l'occasione per fare gli auguri a tutti i lettori!
8
Dentro o fuori
Una foresta fumante e chiassosa. Gli alberi delle navi ormeggiate nel vicino porto ondeggiavano mossi dalla brezza. Le vele raccolte mostravano brandelli di molteplici colori, come boccioli pronti a liberare i propri petali al mondo. Da altre navi, invece, si disperdeva nel cielo un denso fumo nero che liberato da comignoli di alte ciminiere. Sorde ritmiche eco provenienti dai motori sotto coperta provenivano da ogni parte, come rimbalzando sulle altre imbarcazioni, sulle banchine, i magazzini, le strutture, contribuendo, assieme al continuo via vai di soldati, marinai, carpentieri, facchini e curiosi ad un organizzato e contemporaneamente caotico movimento di cose e persone.
L’elfo lasciò che la brezza carica del profumo del mare gli scuotesse i capelli azzurri come l’acqua del mare stessa. Chiuse gli occhi ed assaporò quella strana fragranza alla quale ancora non riusciva ad abituarsi. Seduto a gambe incrociate sopra una imponente scultura di marmo raffigurante il simbolo della capitale, un fiero leone, l’elfo cercò di immaginarsi lontano dalla terra ferma, circondato da una infinita distesa azzurra, si immaginò in viaggio, si immaginò in mare aperto a bordo di un vascello da guerra.
Una improvvisa morsa lo colse allo stomaco e dovette far leva ad un deciso colpo di reni per non ritrovarsi a terra: aveva perso l’equilibrio senza un motivo apparente. Le lunghe sopracciglia si piegarono seguendo la tensione crescente visibile sul suo viso, la fronte gli si imperlò di sudore. Zigho aprì gli occhi improvvisamente: aveva il fiato corto e la realtà tutto intorno aveva i contorni sfocati. Aveva la sensazione di trovarsi a decine, centinaia di metri di altezza, seduto su una superficie estremamente ridotta e che rischiasse di precipitare da un momento all’altro. Si portò una mano alla gola e ormai abbandonati decoro e compostezza, cominciò a ansimare. Gli mancava l’aria o, meglio, non riusciva ad inalarne abbastanza… o forse era l’esatto contrario?! Cominciò a perdere aderenza con la statua e in preda all’ennesimo spasmo, perse definitivamente l’equilibrio e cadde al suolo. Davanti a lui uno dei due cannoni puntati verso il mare e, al centro, la scalinata che portava al porto in fermento; alle sue spalle la città di Stormwind… ma tutto intorno a lui solo mare.
Loque'nahak guaendo si avvicinò con rapidi passi felpati: aveva atteso il suo compagno di viaggio per molto tempo, immobile come gli aveva chiesto, ma il susseguirsi dei battiti del suo cuore così accelerati e irregolari per non parlare dell’odore tipico delle prede che avvertivano la sua presenza, proco prima dell’attacco, lo aveva fortemente turbato: il suo padrone aveva paura di qualcosa e Loque'nahak non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di minacciare il suo padrone. Così rapido come solo un felino potrebbe, raggiunse Zigho a terra e dopo aver valutato l’ambiente e l’assenza di pericoli imminenti, guaendo posò la testa sul viso dell’elfo, cercando di confortarlo.
- Grazie, piccolo mio… - disse Zigho. Il solo contatto col compagno aveva avuto per lui lo stesso effetto di una preghiera di Selune: il respiro, sempre più cadenzato, gli restituì lucidità e con essa, anche la vista tornò nitida… fu in quel momento che l’elfo si accorso di essere circondato da una piccola folla, tenuta a debita distanza dalla compagna tutt’altra che disposta a rischiare la vicinanza di sconosciuti al suo padrone.
- Tutto bene, straniero? – chiese un vecchio dall’aria stanca e una pupilla bianca latte.
Zigho si rimise in piedi appoggiandosi al possente dorso maculato del felino, quindi annuendo fece un cenno di non curanza con la mano e appoggiandosi alla statua sulla quale si era seduto poco prima, aggiunse che stava bene. La folla si disperse e il via vai di persone lungo l’arteria che portava dalla capitale al porto riprese.
- Ci aspetta un lungo viaggio, amico mio, sei pronto? -
Loque'nahak sbadigliò mostrando le lunghe ed affilate zanne, quindi schiacciò il muso contro la pancia dell’elfo che ridendo regalò una coccola carica di affetto al suo compagno.
- Sì… un lungo, lunghissimo viaggio! -
* * *
I tre grifoni, bardati di tutto punto, sfiorarono la balconata di Nord-Est piegando la traiettoria in una sterzata effettuata a velocità vertiginosa. Il primo, un bianco grifone dalle bardature dorate, emise un barrito nella fredda aria mattutina e chiudendo la planata, riprese a sbattere freneticamente le ali per salire ancora di quota. Dietro gli altri due: uno nero dalla bardatura viola, più massiccio, ma meno veloce, e il terzo, più piccolo degli altri due, dalle piume nocciola. I tre volatili salirono rasenti alla torre e, seguendo il capofila, descrissero una spirale mozzafiato intorno all’ultimo pennacchio che culminava con l’effigie dei Templari Neri, mossa da una gelida brezza invernale.
I tre cavalieri erano appiattiti sulla schiena dei loro grifoni e tirando o rilasciando le redini, indirizzavano la carica alata dei tre. Superato il punto più alto della Torre Bianca, il comandante del primo grifone rilasciò appena le redini e dopo aver preso ancora un po’ di quota, lasciò che il grifo planasse sulla piattaforma circolare dove una piccola folla attendeva: Erebus sorrise soddisfatto perché quella che qualche anno prima era una semplice squadra di vecchi commilitoni, ora era una vera a propria gilda, pronta ad ogni avventura, ad ogni evenienza.
- Vuoi ancora svolazzare quassù o pensi sia il momento di tornare a terra? – la voce di Selune era un misto tra l’euforico e l’infastidito: il paladino amava volare, ma la sua indole di comandante gli imponeva disciplina e il chiacchiericcio proveniente da sotto i loro piedi cominciava a dargli sui nervi.
- Lo sai, non ho poi tutta questa voglia di scendere questa volta… -
- Non avevo dubbi che lo avresti detto! – rispose Tillisha alle sue spalle e mentre Nadìr, Ilaria e tutti gli altri ufficiali prendevano posizione di fronte al resto della gilda, la draenea mise il fischietto alle labbra e liberò un silenzioso fischio, udibile evidentemente solo dal destinatario del messaggio. Milù allargò le ali, emise un barrito contrariato e seguendo il suo cucciolo e la sua padrona, piegò verso il basso.
* * *
- Templari! In formazione! – la voce squillante di Whitescar echeggiò sulla piattaforma circolare e tutti i templari neri si misero sull’attenti disponendosi in fila. Erebus e Selune superarono la fila degli ufficiali e presero posto accanto a Ilaria che li attendeva con le mani giunte in grembo. La sua veste bianca ondeggiava mossa dal vento. Il suo viso era rilassato e non sembrava avere il minimo freddo, nonostante la stagione e il suo abbigliamento.
- Ci sono tutti? – chiese Selune alla sacerdotessa.
- Tutti quelli previsti: Albina assieme agli evocatori ci raggiungeranno al porto, mentre Hytujaram ha fatto sapere che anche lui sarà presente alla partenza con le persone di cui abbiamo parlato. Mancano solo Shaday, Zigho e Bryger. –
- Gli uffici amministrativi della Capitale erano già vergognosi prima della crisi, ma adesso saranno un vero pandemonio… - disse Selune scuotendo il capo.
- Non possiamo aspettarli oltre. – Il comandante dei Templari Neri si rivolse alla piccola platea ed iniziò alzando la voce per farsi sentire chiaramente: - E’ passato un mese esatto dall’attacco che ha messo in ginocchio il nostro mondo. La vita, come la conoscevamo, i valori, la sicurezza e le nostre stesse abitudini più comuni sono state sconvolte e non esagero dicendo che la “Piaga” ha infettato e messo a rischio la nostra intera civiltà, il nostro intero stile di vita. Ci credevamo al sicuro e forti della tregua con l’Orda abbiamo inconsciamente abbassato la guardia. Il risultato può essere riassunto in centinaia, migliaia di cadaveri seppelliti sotto ogni Capitale. Ebbene, se fino a ieri è stato il tempo della ricostruzione e nonostante sia ancora molto il lavoro da fare in tal senso, è giunto il momento di rispondere colpo su colpo, di vendicare i nostri morti e di restituire alle nostre famiglie la pace che è stata loro strappata via! Ho ordine, firmato direttamente dai regnanti di Stormwind, Ironforge e Darnassus, nonché delle capitali ordaliche e ratificate dai signori neutrali presenti nel Consiglio, “di muovere, leggo testualmente, la forza rispondente al nome Templari Neri entro il ventesimo giorno di Dicembre al porto di Stormwind dove sarà imbarcata sulla nave da guerra Intrepid.” Il nostro obiettivo, amici, sarà quello di partecipare alla più imponente campagna militare della storia, marciando attraverso le lande delle Northerend direttamente alla Cittadella del Re traditore che ci ha sfidato con quell’attacco a sorpresa. – Erebus ripose il plico che aveva letto poco prima dalla tasca della sua giubba e si guardò intorno come spaesato. Uno spirafossa più freddo che mai contribuiva a scongiurare interventi o commenti alle sue parole. – Siamo in guerra, amici miei, una guerra senza precedenti e senza quartiere, che sarà combattuta nel terreno stesso del nostro nemico. Quello che ci aspetta è qualcosa… che in pochi tra di noi conoscono davvero: la guerra non è… -
- Quello che il Comandante Erebus vuole dire è semplice:, si intromise Selune facendo un passo avanti, tutti quanti voi siete guerrieri, incantatori o comunque avete rischiato la vita durante missioni volute dalla gilda o meno, ma questa volte, quello che ci aspetta saliti su quella nave, è qualcosa di diverso. La guerra sarà lunga e sarà dura è per questo che all’unanimità abbiamo deciso di non considerare questa campagna come una campagna di gilda. Nessuno di voi sarà obbligato a seguirci e pertanto sentitevi liberi di scegliere come comportarvi in questa specifica situazione. Gli ordini parlano chiaro, certo, tuttavia parlano genericamente dei Templari Neri, quindi partiranno solo coloro che lo vorranno fare. Non c’è motivo di ricordarvi le circostanze e pertanto sono certo che ciascuno di voi deciderà avendo elementi tali da scegliere con ragion di causa. Chi resterà alla Torre Bianca avrà il compito di sorvegliare le proprietà della gilda in attesa del ritorno di coloro che partiranno. –
- Il comando, durante la nostra assenza, passerà al capitano Wayscraper ed al secondo Wildhoney. Coloro che rimarranno risponderanno direttamente a loro. -
Wayscraper lasciò la platea, seguito da Wildhoney, ancora zoppicante. I due salutarono i tre comandati e si voltarono verso la gilda.
- La decisione spetta voi, ma il tempo è poco, come ho detto, quindi chi sceglierà di restare dovrà comunicarlo al comandante Wayscraper entro e non oltre il tramonto. Gli altri, nessuno escluso, dovranno presentarsi ai loro comandanti di classe domani mattina per i primi ordini. – concluse Erebus prima di congedare il corpo, rimontare sul suo grifone da guerra e perdersi sopra le nuvole bianche addensate sopra passo Mortevento.