Autore Topic: Figli dell'Ultima Alba XX - Cap. 14: Rinforzi Inaspettati  (Letto 1120 volte)

Sceiren

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Figli dell'Ultima Alba XX - Cap. 14: Rinforzi Inaspettati
« il: Ottobre 02, 2012, 11:13:58 am »
Nuova settimana nuovo capitolo... e new entry nella rosa dei templari neri!  Di chi parlo? C'è solo un modo per scoprirlo!  Buona lettura!!

ps: per un certo prete pacco mi permetto un piccolo spoiler: "il tuo riscatto è già scritto, non temere... ma dovrai meritartelo in game prima che qui! ahahha"


[EDIT]: il prete pacco di cui sopra è stato spostato dal secondo racconto a questo per ragioni di storia.  A breve modificherà la sua apparizione anche in Stelle Cadenti


14
Rinforzi inaspettati


Si umettò le labbra le sfiorò con gli indici prima di sistemarsi le folte sopracciglia bionde.  Si guardò al piccolo specchietto bloccato alla meno peggio nella feritoia della stanza e si sorrise compiaciuto.
- Vanità, farò digiuno per penitenza… -
Afferrò un pezzo di spago e si legò la coda di cavallo quindi annuì compiaciuto alla propria immagine riflessa, lanciò un’occhiata al sole di fuori ed all’incredibile agglomerato di navi apparentemente incastrate una sull’altra e si rese conto che era in ritardo. Di nuovo.
- Accidia, digiunerò anche per questo… - e senza perdere ulteriore tempo, il sacerdote lasciò la sua cabina di corsa: sapeva che quella sarebbe stata una lunga mattina.

* * *

Tre colpi alla porta.  Polso pesante e frettoloso, indice di un evidente impazienza evidentemente malcelata.  Aveva dato disposizioni ben precise e solo uno dei fratelli a bordo la doveva disturbare poco prima dell’attracco ed essendo la nave ferma già da diversi minuti non aveva dubbi su chi fosse fuori dalla porta.  Così la sacerdotessa rimase immobile in ginocchio, nella stessa esatta posizione in cui era stata nell’ultima ora, in preghiera.   Decise che avrebbe insegnato il rispetto delle regole al fratello che aveva smarrito la strada con il silenzio.  E non rispose.
Il dolore alle ginocchia, l’intorpidimento delle gambe e la calura data dallo sforzo le ricordavano i suoi fallimenti; le brucianti fitte pulsanti lungo tutta la schiena, invece, le rammentavano la via.
Sospirò riflettendo su quanto avrebbe dovuto fare da lì a poche ore e sulla sua missione, quindi alzandosi ed afferrando la sua sottoveste decise di rispondere al suo interlocutore fuori dalla porta.
- Entra, fratello Chesterum. – disse con voce ferma.
La porta si aprì e il sacerdote entrò nella stanza.
- Mi scuso, sorella Clarisian, per il ritardo, un imprevisto mi ha... mi ha rallentato. – Chester seguì con gli occhi la veste di lino scivolare lungo la schiena di Clarisian ed adagiarsi dolcemente sul suo corpo formoso.   Imbarazzato, si voltò di spalle e voltandosi colse con gli occhi il rosario dai grani di pietra sul comodino, due candele consumate a terra, un ciotola piena di acqua rossiccia con adagiato un nervo dalla cima vermiglia.
La sacerdotessa si sistemò i lunghi capelli castani e si voltò verso il confratello di spalle.
- Voltati Chesterum, non vi è vergogna nella preghiera… - disse gelida.
- Sorella… mi scuso. – rispose tornando a guardarla. 
- …vi è vergogna nella disobbedienza ai comandamenti del Creatore però. – continuò guardandolo dritto negli occhi.  Aveva pronunciato quelle parole sorridendo, ma con una durezza propria del diamante. 
Chesterum rimase senza parole. 
- Siamo qui per volontà del Creatore, sotto l’ispirazione diretta della sua mano terrena, non ci è concesso rallentare la sua marcia o intralciare il suo volere.  – fece due passi e gli accarezzò la guancia destra accuratamente rasata con il palmo della mano. – La cura di se stessi è importante, ma non dimenticare mai che questo corpo non appartiene a te, ma a Lui ed Egli dispone su di esso come dispone su ogni altra cosa.  Non conta quanto ti compiaccia essere ben’accetto, fratello mio.  Credi forse che lo storpio sia meno nei progetti del Creatore che lo statuario atleta? Tutti noi Lo serviamo e questo e questo soltanto rende fulgido di luce il nostro corpo che irradia, raggiungendo gli obiettivi per noi da Lui voluti, la luce dell’anima. -
Chesterum aveva abbassato lo sguardo travolto dal dolore.  Soffriva per le parole della sorella e sentiva la fiamma della fede corroderlo anziché dargli sollievo e Clarisian colse tali sfumature nello sguardo ferito del compagno.
Sorrise di nuovo e lo abbracciò a sé.
- Ecco, fratello mio, assapora il dolore che provi in modo che mai più permetterai a te stesso di provarlo.  Ricorda: non ha senso provare a correggere la traiettoria di un freccia scoccata, perché neppure il vento potrà impedirle di raggiungere il bersaglio; quello che si deve sempre tentare, invece, è fermare la mano che tende la corda dell’arco del destino.  Non si cura un moribondo, si brucia il morbo prima che lo appesti.  Per questo siamo qui, quindi quanto più soffri ora per i tuoi errori, tanto più sono certa eviterai di commetterne in futuro per non provare il dolore che avverti in questo momento.  Sorridi ora, perché il Creatore ti sta educando con la sua santa parola. -
Chesterum si scostò dalla sorella, quindi inginocchiandosi sussurrò tra le lacrime:
- Grazie, mia dolce sorella, per i tuoi insegnamenti. -
- Ora, fratello mio, convoca tutti gli altri.  Abbiamo una missione da compiere. –
- Sì, sorella. –

* * *

Zaltar odiava essere compatito più di qualsiasi altra cosa, soprattutto detestava false ipocrisie legate all’etichetta ed a consuetudini più o meno consolidate e così quando quell’esile figura vestita più da monaco che non da altro gli si avvicinò con un sorriso evidentemente sforzato e si rivolse a lui chiamandolo “Buon signore” trasparendo compassione da tutti i pori, poco ci mancò che non lo congelasse lì su due piedi.
- Buon signore, sa forse indicarmi la postazione di comando dell’avamposto Terramare? -
Zaltar stava per rispondere: strabuzzò l’occhio destro e con la mano tirò via il ciuffo bianco che fastidiosamente gli era tornato davanti alla faccia.
- Chi lo chiede, questo è un accampamento militare, buon viandante, non possiamo rivelare informazioni riservate al primo venuto, ne converrai… - rispose Lore frapponendosi tra il mago furente e il nuovo arrivato.
Con un sorriso ancora più marcato, l’interlocutore si voltò e indicò la nave attraccata alle sue spalle.  Fu allora che i due templari neri si accorsero della decina di figure in fila che dal ponte li fissavano.
- Siamo i servi del Creatore inviati dalla Sua mano terrena, l’Arcivescovo Benedictus, reggente della Chiesa di Stormwind, per portare la parola alle forze alleate.  Non vi è vittoria senza fede.  Quindi, a nome della sacerdotessa Clarisian, rinnovo la mia domanda. -
In effetti vi era qualcosa che Zaltar odiava più dell’essere compatito… ed erano i sacerdoti.  Così sbuffando e iniziando a camminare indicò la direzione da seguire per scomparire nel via vai di soldati e marinai. 
- Di bene in meglio, bontolò sparendo tra la folla, ho bisogno di bere.  Vieni Lòre? -
Il mezz’elfo sospirò, quindi confermando la “risposta” dell’amico, indicò la via al sacerdote.
-… o forse preferite che vi accompagni? – concluse.
- Sarebbe estremamente cortese e caritatevole. – Lòre non si era accorto dell’arrivo della donna.  Avvenente e sensuale, nell’abito di stoffa e pelle di daino che indossava.  Un rosone di acciaio sulla gonna rendeva chiaro che fosse una guerriera, oltre che una donna di fede. 
Clarisian sorrise anch’ella al mezz’elfo, sortendo però un effetto completamente diverso dal suo confratello.  Era inebriante ed allo stesso tempo terrificante.
Se poco prima Lòre aveva pensato di svignarsela con qualche scusa una volta messi sulla giusta via, lo sguardo fiero e deciso unito a quella dolcezza che celava una evidente risolutezza, avevano cancellato ogni voglia di giocare con quella donna.  Così, senza perdere altro tempo, fece un inchino con capo e iniziò a far strada.

* * *

Come al solito, Lùce insistette nel voler sistemare la treccia della consorella adeguatamente, prima di permetterle di raggiungere il luogo dell’incontro.  Quanto più vedeva Ilaria tesa, quanto più voleva esserle d’aiuto e renderla perfetta: non ammetteva che nulla non fosse in ordine, esattamente come doveva essere e solo quando fu soddisfatta, annuì all’amica e incrociando le braccia sul petto le disse che poteva andare.
- Resta qui, non seguirmi questa volta, sono stata chiara? -
Lùce con un sorrise beffardo le rispose che sapeva come difendersi, se era quella la sua preoccupazione.
Ilaria non rispose: era di nuovo assorta nei suoi pensieri.  L’idea che Benedictus si fosse spinto fino alle Northerend la inquietava. Non comprendeva una simile mossa. 
- Ilaria, vogliamo muoverci? – la voce del nano era fin troppo alterata.  Non avrebbe aspettato per un secondo di più.
- Molto bene.  E’ tempo di andare a vedere cosa il Creatore ha pensato per noi. –
- Cosa l’arcivescovo, vuoi dire, qui il Creatore non c’entra per niente… -
Ilaria stava per uscire dalla cabina, ma tra gli sbuffi di July si voltò e tornò sui suoi passi. 
- Discepola: nulla si muove se non è voluta da Lui.  Non ammetto un simile tono o simili pensieri da una mia sorella. -
La sacerdotessa si sentì a disagio: Ilaria riusciva sempre a mettere in discussione le sue certezze… non era il momento però di farle perdere ulteriore tempo prezioso, così chinò il capo:
- Mi scuso, sorella mia, ma ho ancora molto da imparare. -
- Sì, molto.  Ora prega che riesca a cogliere la Sua volontà nell’incontro… avrò bisogno anche delle tue preghiere. –
- Lo farò, però tu fa attenzione. –
- Anche io so difendermi, non temere. – e lasciata la porta, quasi di corsa, raggiunse il nano che a larghe falcate, per quanto di falcate si potesse parlare per un nano, si era già diretto all’incontro, stanco di aspettare.

* * *

Il Generale Masters aveva fatto issare un tendone al centro del prato poco lontano dal porto per l’occasione. Non riteneva che la voce della chiesa potesse essere udita nitidamente in mezzo a grida e magari bestemmie di marinai e soldati poco avvezzi ai costumi propri del clero.
Le delegazioni delle varie confraternite e dei plotoni regolari, i graduati e gli ufficiali anziani erano così stati riuniti per l’evento, strappati ai preparativi per l’imminente marcia.
In parecchi non avevano gradito, ma il generale Masters era il comandante in capo e da credente quale era non aveva ammesso defezioni, per alcun motivo.
I prelati erano arrivati alla spicciolata, ma già avevano raggiunto un discreto numero. 
Ilaria e July salutarono i confratelli e si trovarono un poso poco distante dal piccolo palco sul quale erano disposte tre sedie e diversi sgabelli ai lati.   Su quello di destra prese posto il Generale Masters, su quello di sinistra l’ammiraglio MacRonin e al centro per ora nessuno.
- Senti Ilaria, ma cosa pensi che vorranno da noi? Come se non avessimo altro a cui pensare, dico io… -
- Non lo so, di certo è una mossa inattesa.  Ero sicura che una volta preso il potere a Stormwind, Benedictus avesse ottenuto quanto cercava, ma evidentemente mi sbagliavo. –
Dall’ingresso di Sud Est, quello che puntava direttamente al porto poco lontano, Clarisian.  Alla sua destra una paladina in armatura completa e poi via via una ventina di sacerdoti vestiti di saio, cintura di corda e a piedi scalzi.   
Clarisian fece un cenno col capo e la paladina e il resto della compagnia si fermò lasciando che solo lei continuasse a camminare.  La sacerdotessa raggiunse il palco, poi scese i gradini e con un sorriso raggiante allargò le braccia e disse:
- Fratelli miei, ben trovati! Che la luce del Creatore illumini il nostro cammino e ci indichi la via! -
I preti e sacerdoti in sala ripeterono l’augurio della sorella Clarisian.
- Prego, sorella, mi onori della sua presenza. – il generale indicò la sedia accanto alla sua.
- Grazie per le sue cortesi attenzioni, comandante, ma il mio posto è al gradino più basso, in mezzo ai miei fratelli. –
Il generale annuì e senza dire altro si alzò e scese a sua volta prendendo posto dietro alla sacerdotessa.  Lo stesso, con riluttanza, fece il grasso ammiraglio che non senza difficoltà prese posto poco distante dall’altro graduato.
Clarisian spaziò per la sala riconoscendo molti dei presenti, ma destinando maggior attenzione su coloro che vedeva per la prima volta, quindi iniziò a parlare cadenzata e decisa.
- Fratelli miei, il mio nome è sorella Clarisian.  il Creatore per voce della sua mano sulla terra mi ha inviata qui, ha inviato me e i miei confratelli in queste lande lontane con un preciso scopo: non lasciarvi soli nella lotta contro le tenebre.  La luce che portiamo si unirà alla vostra, anzi, le donerà ulteriore vigore.   Io e i miei fratelli vivremo d’ora innanzi al vostro fianco e umilmente contribuiremo al risultato che vi siete, che ci siamo prefissi. -
July si fece avanti, si passò una mano nella barba e iniziò:
- Sono sollevato che la Chiesta abbia inviato ulteriori fratelli per la causa, tuttavia non possiamo dimenticare che siamo qui non solo in veste di fedeli, ma anche in veste di soldati, componenti di una forza militare organizzata.  Quindi mi chiedo: esattamente cosa intendi, sorella, con le tue parole? -
Clarisian annuì portandosi l’indice alle labbra, come riflettendo sulle parole da usare.  Quindi si avvicinò al nano, si inginocchiò di fronte a lui e gli baciò una guancia.
- Le tue parole, fratello, colgono esattamente il cuore del senso della mia presenza qui, come il becco di un picchio che perfora la dura crosta per trovare nutrimento, così le tue parole cancellano premesse di cui, lo riconosco, voi non avete bisogno condividendo lo stesso Suo progetto, come me.-
La sacerdotessa si alzò di nuovo in piedi e questa volta parve essere alta il doppio di poco prima e tutt’altro che indifesa. Nella sua armatura di fede, di stoffa vermiglia ed acciaio, Clarisian fece spaziare lo sguardo per la sala improvvisamente silenziosa e riprese a parlare con voce chiara e concisa, dominatrice indiscussa su tutti i presenti.
- Come il fratello nano ha detto, in questo luogo e in questo tempo non siamo semplici credenti, ma smesse le vesti ascetiche della riflessione, abbiamo dovuto nostro malgrado indossare divise da militari e se i nostri soldati della fede, i paladini, impatteranno col sangue dei malvagi direttamente, noi sacerdoti parteciperemo alla battaglia con le nostre preghiere, permettendo ai nostri assistiti di compiere gli incarichi affidati.  Ma la guerra, fratelli miei, non si combatte senza fermezza, senza l’impronta e il fervore della madre Chiesa che discende direttamente dal Creatore, non si vince una battaglia di ideali soltanto, quanto con la perseveranza che nasce dal sacrificio e dalla sofferenza.  Noi siamo stati pertanto inviati dal Creatore, per voce del suo alfiere terreno, l’Arcivescovo Benedictus, per guidare i fratelli nelle ombre, con la disciplina tipica del nostro ordine, in modo che la luce portata da ciascuno di noi, trovi giusta motivazione e forza per abbattere il male e impedire la sofferenza al vivente. - 
Clarisian sorrise a Ilaria, quindi tese la mano e la paladina dai lunghi capelli biondi le porse un rotolo di pergamena.  Il sigillo in ceralacca era quello della Chiesa di Stormwind. 
Rotto il sigillo, la sacerdotessa srotolò il plico e lo mostrò all’assemblea.
- Questo editto ecclesiale mi conferisce la guida della Chiesa in questo remoto mondo ghiacciato e tra le istruzioni che richiede io debba seguire vi è quella di innestare con nuova linfa quella presente sul campo di battaglia.  In altre parole, ogni gilda ed ogni plotone regolare, dovrà avere una componente sacra inviata dalla Chiesa che darà l’esempio in prima persona e che contribuirà al rispetto di ordine e regole, nella luce del nostro santo Creatore.  A tal fine, generale, necessito dell’elenco delle squadre in modo che possa assegnare i miei fratelli a ciascuna di esse. Io per prima, ovviamente, mi metterò al servizio dei miei fratelli perché non vi è vittoria senza sacrificio e non vi è sacrificio senza assoluta devozione di ciascuno. Pregate, quindi, fratelli e sorelle e che la luce ci accompagni. -
Si voltò, fece cenno con una mano, e senza voltarsi, seguita dai suoi confratelli, se ne andò.
« Ultima modifica: Ottobre 02, 2012, 01:11:47 pm da sceiren »

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren

Seilune

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Re:Figli dell'Ultima Alba XX - Capitolo14: Rinforzi Inaspettati
« Risposta #1 il: Ottobre 02, 2012, 12:01:15 pm »
troppo clero in questa puntata
dov'è seiluneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?  :RNR: