Autore Topic: Figli dell'ultima alba XXXIX - Capitolo 30: "L'assemblea è sciolta!"  (Letto 1179 volte)

Sceiren

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  • Chi sono dei due? :D
    • Mai dire di no al panda!
30
“L’assemblea è sciolta!”

Il campo era stato messo in stato di allerta di primo grado immediatamente.  Oltre alle decine e decine di pattuglie che presidiavano la tendopoli, Masters aveva dato ordine di avviare battute di caccia volte a stanare la creatura, ritenuta responsabile delle vittime accertate.
Nei due giorni successivi la scoperta, però, neppure una traccia o un segno della presenza dell’essere avvistato venne rinvenuto, neppure una prova della sua esistenza… ad eccezione dei nuovi contagi di primo grado che, a dispetto delle straordinarie misure cautelative poste in essere, non avevano accennato a diminuire.
Era stato chiesto alle confraternite di interessarsi direttamente della questione, promettendo anche un generoso premio a coloro che avrebbero portato la testa della bestia. La verità, però, era che nelle quarantottore successive il primo avvistamento, i risultati scarseggiavano e si provava di tutto, per invertire questa tendenza.
Erebus e Selune avevano convocato i Templari Neri, tutti quanti, per discutere della strategia da seguire.  Non era la taglia che premeva ai due, ma il riprendere la marcia il prima possibile. Ogni giorno che l’esercito attendeva, il freddo aumentava e le condizioni per combattere peggioravano sensibilmente.  Se non si fossero rimessi in marcia al più presto, sarebbero morti tra  i ghiacci. Tutti quanti.
Il brusio venne troncato da un deciso cenno di Selune, che una volta ristabilito l’ordine, prese la parola.
- Sarò breve. I Templari Neri, come tutte le altre confraternite maggiori, hanno ricevuto l’incarico di agire per risolvere la crisi collegata al diffondersi dell’epidemia.  Il comando ritiene che l’agente scatenante sia una creatura avvistata dalla sorella Clarisian e dalla milizia due giorni fa.  Ad oggi le missioni esplorative organizzate dal comando non hanno prodotto risultato. Noi, come tutte le altre gilde convocate, abbiamo l’onere e la responsabilità di attivarci per individuare, catturare o, al peggio, uccidere, la creatura in questione. – detto questo si fece da parte.
- Abbiamo una descrizione? – chiese Kimmolauz giocherellando con una freccia.
Ilaria annuì alla sacerdotessa alla sua destra, la quale, facendosi avanti si presentò e prese a parlare:
- Sono sorella Clarisian, sacerdotessa inviata dalla Chiesa di Stormwind per illuminare la via ai fratelli e sorelle di questa grande famiglia. Sono stata invitata a far parte di questa confraternita solo da poche settimane e, di questo, ringrazio in primis Erebus e Selune, nonché sorella Ilaria, per la fiducia a me concessa.  Dico questo perché non tutti mi conoscono, ma lo farete.  Tornando alla questione che ci vede qui riuniti e rispondendo alla domanda posta, non ho una descrizione. Posso dire però che era veloce, agile e massiccio.  Era sicuramente in attesa, sopra le nostre teste, eppure non abbiamo colto la sua presenza se non quando ha saltato verso la sua preda. –
- Nessuna descrizione quindi., rispose tra sé e sé Kimmolauz, E’ difficile cacciare qualcosa di cui si ignora tutto. – proseguì.
- Bada a come parli. – lo redarguì duramente Whiteascar.
- Non direi che non sappiamo nulla.,  iniziò Lùce, Forse non abbiamo elementi diretti su di lui, ma sappiamo molto sugli effetti che provoca.  Sono quasi dieci giorni che studiamo l’epidemia e forse se non altro sappiamo quello che cerca. –
- Continua. – la incoraggiò Ilaria.
- Partiamo dalla fine: il non-morto al terzo stadio non era diverso da altri soggetti che di cui ci siamo presi cura, se non fosse che era appunto un non-morto.  Quello che voglio dire che, probabilmente, dovremmo considerarlo non come un caso fuori dal comune, ma come un caso normale. –
- Va bene, Lùce, prendiamolo come esempio. Ma dove vuoi arrivare? – disse Roredrix interessato.
Lùce riordinò le idee, quindi riprese:
- Sappiamo che i soggetti al terzo stadio sviluppano una forte aggressività, che le pulsazioni aumentano così come le reazioni a cure e benedizioni che, tuttavia, non producono effetto se non quello di “incattivire” i pazienti.  Sappiamo che col progredire verso la morte, muscoli e reazioni subiscono dei cambiamenti, aumentando di forza e rapidità.  Abbiamo avuto ragazzini capaci di rompere catene, frantumandosi le ossa, certo, ma non avvertendone quasi il dolore.  In molti casi il cuore ha ceduto e il soggetto è morto, ma nei casi in cui questo non è accaduto, la morte è sopraggiunta per emorragia, una emorragia che ha interessato tutto il corpo del paziente che, in prossimità degli ematomi circolari osservati già dal primo stadio di contagio diretto, ha avuto violenti perdite di sangue.  La nostra spiegazione è stata una pressione incontrollata e non sostenibile dalle vene del flusso sanguigno, dovuta alle pulsazioni abnormi del cuore.  Questo è quanto abbiamo osservato in molti pazienti.  Tutti i pazienti al terzo stadio, infine, sono legati o, comunque, immobilizzati perché gli spasmi e l’aggressività potevano, come hanno, arrecato ferite anche ai guaritori.  Quanto visto dalla sorella Clarisian, però, getta nuova luce su tutto questo a mio avviso.  Forse l’aggressività dei pazienti è una conseguenza della nostra azione, non della malattia in sé. –
- Ci sono volte che è meglio non fare nulla… - canzonò Seilune annuendo con le braccine paffute incrociate sul petto.
- Non dire baggianate! L’accidia è la madre di tutti i vizi. L’azione nella luce, il servizio e il sacrificio sono l’unica via! – la apostrofò Shockwave incrociando a sua volta le braccia muscolose.
Lòre sghignazzò, ma venne notato da Whitescar che, evidentemente, non gradì.
- Zitto, e gli dette una gomitata, Lùce: vuoi dire che avreste dovuti lasciarli correre liberi per il campo? – la interrò Zaltar strabuzzando l’occhio buono.
Lùce si guardò intorno: aveva gli occhi di tutti puntati.
- Quello che credo è che è strano che l’unico paziente terminale non legato, invece di correre verso il centro del campo o in una direzione qualsiasi, si sia invece precipitato tra le braccia della creatura.-
- In effetti era come se l’attendesse. – si intromise Shira.
- Attendere? Giusto un morto che cammina potrebbe attendere la morte… - brontolò Bryger accarezzandosi la barba.
- No, Shira credo abbia ragione., disse Clarisian pensierosa, il non-morto era immobile quando lo abbiamo raggiunto tant’è che il comandante Frey ha avuto tutto il tempo di dare ordine ai suoi di circondarlo e di guadagnare anche diverso terreno.  Inoltre, all’arrivo della bestia, non si è mosso, si è fatto raggiungere e fare a pezzi senza emettere un vagito. –
- I non-morti non soffrono. – sentenziò July.
- Giusto, credo sia una sorta di giustizia divina. – gli fece eco l’altro nano.
- Da quando siete esperti di non-morti? – chiese divertito Zigho.
- Silenzio per cortesia. Stiamo divagando: i fatti restano quelli osservati da Shira e Clarisian: era fermo fino all’arrivo della creatura, non si è opposto al proprio carnefice e si è fatto fare a pezzi senza fiatare. – tagliò corto Selune.
- Dopo aver avuto l’emorragia finale. – disse Shira.
- Sicuramente non può essere stata colpa del cuore o del sangue che scorreva nelle sue vene accelerato.  Su questo concordiamo tutti? Non su un non-morto. E allora la spiegazione deve essere altrove. –
- Maleficio. – la voce stridula di Albina zittì tutti.
- Maleficio. – rispose cupa Clarisian.
Dyanor si alzò in piedi e prese la parola.
- Stiamo sbagliando metodo, Erebus.  Stiamo seguendo le sue tracce, ma non stiamo operando in modo ordinato.  Come Lùce ha fatto notare, non sappiamo nulla della creatura, ma possiamo conoscerla attraverso la scia di sangue che si lascia alle spalle ed al morbo al quale è sicuramente collegata.  E’ sbagliato, però, partire dalla fine.  Permettetemi di mettere in ordine le informazioni in nostro possesso.  Chiedo alle sorelle Ilaria, Lùce e Clarisian di assecondarmi e rispondere alle mie domande.  -  le donne annuirono.  Erebus fece cenno di proseguire.
- Innanzitutto sappiamo che l’epidemia è la creatura sono collegate.  A questo punto non ha senso considerare il collegamento solo per l’ultimo stadio.  Ragioniamo dall’inizio. Quando? Quando il primo caso accertato? – il tono di Dyanor era inquisitorio e penetrante.  Aveva lasciato i panni dell’ufficiale dei Templari Neri per tornare a vestire quelli della spia dell’SI:7 di cui faceva parte.
- Nove giorni fa il primo caso accertato. – rispose Lùce.
- Nove giorni fa.  Chi lo ha comunicato? –
- Se non ricordo male il paziente è stato accompagnato in infermeria dall’alba. Presentava i classici ematomi ovali su petto, collo e braccia, oltre a brividi e febbre. –
- Lasciamo perdere per un attimo i contagi indotti, concentriamoci solo sui diretti. I casi successivi: hanno avuto le stesse modalità? –
- In che senso? – chiese accigliata Lùce.
- Come è successo? Quando l’avete saputo? Come siete state messe al corrente? –
- Abbiamo avuto due casi subito dopo. Due elfi di una confraternita di cui mi sfugge il nome. Sono stati accompagnati dai loro curatori in quanto non riuscivano a bloccare i sintomi. Quando? Sempre quella mattina. –
- E i casi successivi? –
- Il giorno dopo, continuò Clarisian, nella prime ore del giorno altri quattro casi di contagio diretto.-
- Tutti comunicati in prima mattina. Abbiamo mai avuto notizia di contagli diretti durante la giornata? – continuò.
Le tre curatrici rifletterono, quindi risposero negativamente.
- E gli ematomi? Avete trovato spiegazione al come si manifestano, per caso, ma è solo un’idea, avete notato se sono aumentati nel primo stadio dopo che il paziente è arrivato in infemeria? –
- In effetti non mi pare. – disse Lùce.
Dyanor sorrise.
- Ora sappiamo molto di questa creatura. –
Una voce si alzò dalle spalle della spia.
- E per chi non ha capito, Dyanor? – chiese imbarazzato Blackill passandosi una mano tra i capelli biondi, evidentemente frustrato.
L’ufficiale sorrise al compagno, facendo cenno a Whitescar di lasciar stare. Avrebbe avuto modo di rimproverarlo più avanti per mille altri motivi.
- Il morbo è collegato alla creatura. Sappiamo che le vittime vengono portate nelle prime ore del giorno in infermeria e che non esistono contagi in pieno giorno o nel pomeriggio. Ogni vittima contagiata direttamente presenta degli ematomi ovali, ematomi che non mutano col progredire della malattia.  Sappiamo infine che la creatura è un predatore.  Tutto ciò mi porta a tratteggiare questo profilo: il predatore agisce di notte.  Dopo aver individuato la vittima, riesce a raggiungerla senza essere visto e la morde lasciando gli ematomi ovali di cui i contagiati sono pieni e trasmette l’infezione. Infine, come è arrivato, si allontana. Indisturbato.  Il predatore è in grado di alterare il proprio aspetto… inoltre, mi ha subito colpito il termine usato da Clarisian per descrivere il non-morto nella piana: “ammaliato” ha detto.  Questo spiegherebbe molte cose: spiegherebbe perché la vittima che viene contagiata non gridi mentre viene morsa ripetutamente, forse spiegherebbe anche perché nessuno si accorga mai di quanto accade. Non mi riferisco solo alla vittima, ma anche a coloro che sono inevitabilmente nelle vicinanze quando il predatore colpisce.  Andiamo avanti ora, partendo sempre da ciò che sappiamo.  La malattia progredisce in che modo? – chiese nuovamente alle sacerdotesse.
- Si passa dal primo stadio, di cui abbiamo già parlato, al secondo con un’inversione di tendenza sui sintomi riscontrati inizialmente: la febbre scende e, con essa, i brividi.  I pazienti riacquisiscono capacità di interloquire con lucidità, ciò nonostante perdono completamente la capacità di deambulare o anche solo di alzare un braccio. Abbiamo riscontrato che anche il minimo movimento provoca loro acute fitte di dolore, descritte come il dolore dopo uno sforzo o una marcia troppo lunga e faticosa, ma estremamente amplificato. – rispose Lùce.
Dyanor annuì, ma non commentò. – E poi, lo stadio successivo? –
- Ma lo ha già detto! – protestò disgustato lo gnomo nero.
- Ho bisogno di sentirlo di nuovo. – lo ignorò Dyanor.
- Il terzo stadio si manifesta improvvisamente ed è difficile da prevedere. Il secondo stadio, infatti, dura più o meno in base al soggetto. Non abbiamo registrato comunque meno di quarantotto ore e più di settantadue. Il paziente che raggiunge la fase terminate della malattia viene scosso da fremiti incontrollabili ed estremamente violenti.  La faringe si ingrossa tanto che il collo arriva a raddoppiare il proprio volume.   Da questo momento i pazienti perdono completamente la capacità di parlare, seppure, soprattutto nella prima ora, si rendono conto di quanto accade loro intorno e cercano di comunicare.  Abbiamo riscontrato un aumento vertiginoso delle pulsazioni cardiache ed un’attività cardiovascolare fuori dal comune, unita a riflessi sempre più repentini e un incremento della forza fisica, non accompagnata però da alcun aumento della massa muscolare.  Entrati in fase acuta, i soggetti finora osservati vengono immobilizzati; ciò nonostante abbiamo avuto, specie all’inizio, un paio di casi in cui il soggetto è fuggito.  I due fuggitivi non sono mai tornati, né sono stati mai ritrovati i corpi.  Se escludiamo questi casi, di cui ignoriamo l’epilogo, il decorso dell’infezione si conclude in due soli casi osservati: morte per infarto, morte per emorragia. Il primo caso accomuna la maggior parte dei decorsi. Il cuore non regge lo sforzo a cui è sottoposto e collassa.  Il secondo caso, molto più raro, è stato osservato nei soggetti più resistenti.  Il sangue viene pompato oltre il limite di veni e capillari che scoppiano letteralmente per la pressione.  Il soggetto arriva al culmine, ha un blocco, si immobilizza, quindi dagli ematomi della prima fase, occhi, naso ed orecchie… -
- Il contagiato esplode in una nuvola di sangue. Rende l’idea più di mille descrizioni mediche. – tagliò corto Shira interrompendo la sacerdotessa.
Dyanor sorrise.
- Non è che sia proprio divertente… - sussurrò Chesterum improvvisamente a disagio al solo pensiero.
La spia si massaggiò gli occhi e per un attimo parve immaginarsi la scena, quindi, sempre ad occhi chiusi, rispose al prete.
- Assolutamente no, ma quadra con la mia ricostruzione, anche il decorso della malattia. – voltandosi verso di lui, proseguì: - L’obiettivo del contagio è semplice: mettere sotto stress le vittime, accrescerne le funzioni vitali in qualche modo e poi, alla fine, portarle da lui per cibarsene. Il non-morto che avete seguito, i due fuggitivi a inizio epidemia, tutti e tre hanno probabilmente condiviso lo stesso destino: sono fuggiti verso il loro carnefice, attirati, ammaliati ed infine divorati.  Erebus, Selune, non siamo di fronte ad una semplice malattia, siamo di fronte ad un maleficio volto ad ottenere due effetti… - si fermò. Aveva abbassato il tono della voce mentre concludeva le ultime due parole.
- Dyanor? Continua, ufficiale! – lo spronò Erebus che non amava giochi di parole e inutili attese.
- Un effetto è procurarsi delle vittime, ma il secondo, contingente, è quello di danneggiare l’esercito, rallentandoci, intimorendoci e soprattutto, propagando un male capace di creare non solo morte, ma anche caos.  Mi chiedevo come mai la maledizione, la magia. Avete detto che soprattutto nel terzo stadio, i nostri esperti di magia hanno rilevato effetti di una maledizione, dico bene?  Non ho voluto approfondire la cosa perché, sinceramente, ritenevo che la magia servisse letteralmente per dar seguito alle varie fasi della malattia, ma se non fosse così!? Se la malattia trasmessa dalla creatura non avesse bisogno di magia per trasmettersi! Allora, a cosa servirebbe? –
- Il contagio indiretto! – escalmò Shockwave sgranando gli occhi.
- Esattamente quello che pensavo. –
Fu il silenzio: le implicazioni di quanto scoperto spalancavano scenari completamente nuovi sull’accaduto.
- Si tratta di ipotesi, certo, ma ipotesi che ben calzano la realtà dei fatti. – commentò Selune. - Ne parlerò con il generale. Deve essere informato. –
- E scommetto che applaudirà come un poppante per le clamorose scoperte assolutamente inutili che gli porterai. –
Selune si irrigidì, ma per fortuna dell’evocatrice, era abituato ai suoi interventi fuori luogo.
- Prego?! – sospirò.
- Dyanor davvero mi hai irretito, incantata, davvero bravo! – e iniziò a battere le mani avanzando verso la spia.  Gli occhi dei templari erano tutti inchiodati sulla folle evocatrice.  Clarisian e i suoi sacerdoti non erano da meno, ma la contemplavano con tutt’altro spirito.  La sacerdotessa, anche se entrata nella confraternita, non aveva abbandonato la sia missione primaria, affidatole direttamente dall’araldo del Creatore sulla terra, l’Arcivescovo Benedictus.
- Davvero bravo, ma se lui, al suo ritorno, potrà recitare ai teatrini di mezzo Azeroth non deludendo i suoi spettatori, devo dire che non posso dire lo stesso di voi altri! Ora sappiamo tutto di questo, come lo chiami?: predatore?! Predatore!, e cosa vuoi andare a dire al comandante in capo delle forze di terra?: solo questo!? Che si ciba dei nostri uomini? E servivi tu per capirlo? Quello che Masters vuole sapere non è come uccide, ma come ucciderlo! Alla fine delle tue belle spiegazioni, Selune, ti farà questa identica domanda: ed ora come lo prendiamo? E tu cosa risponderai? –
Il paladino fissò duramente la sua interlocutrice, ma non rispose.
- Allora nessuno? Possibile che solo io sappia rispondere? –
Dyanor distolse lo sguardo e si allontanò di un paio di passi.
L’evocatrice lo scrutò coi suoi occhi bianchicci.
- Ecco… ecco qualcuno che ha capito, poi voltandosi verso la platea alle sue spalle, Posso capire che non ci arrivino i nostri prodi guerrieri o i curatori, posso capire che non rispondano i nostri generali perché poco… politicamente corretto, ma voi, da voi non me lo sarei davvero aspettato! – disse indicando Zigho e Nadìr, poi Silvèr e Kimmolauz.
- Insomma siete cacciatori solo per diletto o cos’altro? –
- Albina stai superando il limite… non fu Whitescar a parlare, ma Sceiren. –
- Ti prego, non farmi la predica, per quello ho altri confessori e, credimi, sanno essere molto più incisivi di te. Allora? Nessuno?! –
- Piantala una buona volta e parla chiaro! – Erabus non la sopportava più.  La discussione era durata fin troppo.
Albina fece un piccolo inchino e sorrise malvagia, quindi si voltò verso Nadìr:
- Un predatore nasce per cacciare.  Per prenderlo, bisogna semplicemente dargli quello che vuole e trasformarlo in preda. –
Dyanor annuì lentamente.
Ilaria scosse il capo.
- Non starai dicendo sul serio… -
- Io dico sempre sul serio.  Come diceva la spia: è capace di mutare il proprio aspetto, celarsi, ammaliare o qualcosa del genere. Sapete cosa significa? Che per quanto potrete cacciarlo, sarà lui a cacciare voi! Ed infatti hanno proprio avuto dei risultati rilevanti le battute di caccia di Masters, del resto sbagliava esca. –
- Piantala di parlare di vite umane come fossero pastura per i pesci! – si impuntò Ilaria alzando per la prima volta la voce.
- Possiamo usare orchi, non-morti, elfi, non necessariamente uomini. – la schernì Albina.
- Ora basta, tutti quanti. – Selune tuonò Selune. – Riferirò a Masters quanto abbiamo capito qui… Voglio, comunque, ricordare che non siamo venuti in queste terre per nostra scelta. Siamo qui unicamente per uno scopo e quello scopo ha la precedenza su ciascuno di noi. – e, seguito da Erebus si ritirò nella propria tenda.
Albina allargò le braccia e fissando Clarisian dritto negli occhi sentenziò:
- L’assemblea è sciolta! -
 

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren