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Il volto della bestia (I)
Ilaria corse dietro Selune, Erebus e Clarisian: erano quasi nell’area riservata e doveva parlare con loro prima che questi ultimi avessero modo di interloquire con il generale Masters. C’era troppo in gioco, ben più di una “battuta di caccia”, come continuava a chiamarla Albina.
Con l’affanno, rischiando di finire un paio di volte con il viso nella neve, finalmente li raggiunse. Selune aveva uno sguardo duro e risoluto. Uno sguardo che conosceva fin troppo bene: aveva preso una decisione difficile. Erebus, dal canto suo, era imperscrutabile come solo un evocatore esperto più essere, mentre Clarisian… sperava comprendesse, anche se nutriva forti dubbi a riguardo.
- Sorella Ilaria, la tua vicinanza è senza alcun dubbio gradita. – iniziò quest’ultima allungando le braccia e afferrandole le spalle. – Ti prego, riprendi fiato. – disse sorridendo.
- Ilaria, cosa non poteva aspettare? – chiese Erebus incrociando le braccia.
- Lo sapete… benissimo… - rispose cercando di controllare il respiro affannato.
- E’ una decisione militare Ilaria. – disse secco il paladino voltandosi.
- Non è solo questo, aspetta Selune! – lo avvertì Ilaria.
Il paladino la guardò duramente, poi si addolcì e scuotendo il capo riprese:
- Sentiamo. –
Ilaria guardò negli occhi la sacerdotessa, quindi riprese, finalmente padrona del proprio respiro:
- Selune, Erebus, sorella, non potete mandare al macello dei malati che invece dovremmo curare e proteggere. Nessuno di coloro che rischiano la vita in quelle tende meritano questo destino, né tantomeno hanno scelto di morire così. Non potete semplicemente utilizzarli come prede per un predatore che volete cacciare. Non esiste nulla che valga il prezzo di una vita sacrificata! Se operassimo in questo modo, non saremmo dissimili da Arthas o peggio. Siamo qui per portare la speranza, non infanghiamo questa missione, cercando la via facile, saremmo responsabili della morte di quei malati e il loro sangue imbratterà le nostre anime. Per sempre. –
Selune si accarezzò la barba curata, quindi rispose quasi sussurrando:
- Ilaria, sai benissimo che ho sempre ascoltato i tuoi consigli, in seno alla confraternita così come ben prima che venisse fondata e apprezzo, come sempre, la tua schiettezza e purezza di intenti, ma devi abbracciare una realtà che forse non approvi: la missione è una missione di guerra, non c’è nulla che non sia già nel fango. Credo forse che i soldati morti senza un perché, travolti dalla cittadella di Naxxramas che precipitava al suolo abbiano avuto scelta? Abbiano voluto quella fine? E chi è il responsabile di quel sangue? Noi tutti. Coloro che hanno pianificato l’attacco. Coloro che hanno abbattuto Kelthuzad, così come coloro che sul campo hanno permesso che questo accadesse. Ciò nonostante il loro sacrificio è parte della vittoria. La guerra crea più martiri che eroi e, di certo, anche quei pochi definiti tali, non tornano a casa con le mani candide, ma sporche dello stesso fango e sangue dell’ultimo dei soldati. –
- Ma non è la stessa cosa! Qui possiamo impedire che accada e invece vogliamo mandarli letteralmente al macello, ignari e inconsapevoli! –
- Per un fine più alto dei singoli. – aggiunse Erebus grave.
- Non è questo che ci insegna il Creatore e non è questo il modo di agire che abbiamo sempre seguito! Perché ora dovremmo cambiare? E tutte quelle storie sul fatto che è il singolo che conta?, che il novizio è importante come l’ufficiale?, che i Templari Neri ruotano sui propri membri e non lasciano mai indietro nessuno? –
- Sorella, quello che i nostri comandanti intendono sottolineare è che, talvolta, non si può curare un arto in cancrena, ma che è necessario amputare per permettere la sopravvivenza. Un sacrificio infinitamente grande, per un bene ancora più grande… –
- Ma…-
- … ciò non dimeno, sono d’accordo con te. Non possiamo utilizzare a nostro piacimento altre creature del Creatore. Non abbiamo questo potere. Solo il Creatore può disporre di noi tutti, ma nessuno di noi può sostituirsi a Lui nel decidere quando si vive e quando, probabilmente, si muore.- Clarisian di voltò verso Selune che non riuscì a nascondere la propria sorpresa per l’evidente cambio di opinione sulla questione.
- I soggetti prescelti che risponderanno alle caratteristiche necessaria dovranno essere consapevoli dei rischi e scegliere liberamente se prendere parte alla missine oppure no. Sarà così volontà del singolo e non imposizione con l’inganno. – e sorrise ad Ilaria che annuì commossa.
- Molto bene. Immagino che tu non aggiungerai nulla? – sbottò Selune fissando Erebus il quale, abbozzando un sorriso, aggiunse: - Era già difficile contenerne una di sacerdotessa… - e facendo l’occhiolino ad Ilaria, si avviò nuovamente verso la tenda di Masters.
* * *
Le due guardie entrarono nella tenda e si misero ai lati dell’apertura. Subito dopo entrarono Clarisian, Ilaria e Devin. La guaritrice ed il mago si fecero da parte e i tre si disposero ai lati del malato. Era legato mani e piedi, ma ancora non era in preda ai tremiti e gli spasmi tipici dell’ultimo stadio.
- Che il Creatore ti protegga. – disse Clarisian sorridendo e baciando sulla fronte il corpulento guerriero.
- Non credo lo abbia fatto fin’ora. – rispose questo.
- Sai perché siamo qui? – chiese Ilaria.
- Immagino perché presto sarò irrecuperabile. Non voglio morire… non voglio morire! – sibilò con gli occhi carichi di lacrime. Un lampo di terrore folle guizzò nello sguardo di quello che doveva essere un guerriero veterano, viste le cicatrici che si intravedevano e la muscolatura definita, sotto gli ematomi tipici del contagio.
- Siamo qui proprio per impedirlo! Abbiamo la cura. – disse Clarisian passando la mano sulla fronte sudata dell’uomo.
Il moribondo tentò di divincolarsi, come se la mano gli stesse infliggendo sofferenza, ma i muscoli erano come paralizzati e quando tentò di muoversi, venne raggiunto da fitte fortissime di dolore. Era oramai nel secondo stadio da oltre quarantanove ore…
- Cura?! Che cura! Presto! Prima che mi succeda come agli altri! – farfugliò.
Ilaria si spostò la treccia dalla spalla sinistra a quella destra, quindi si sedette sullo sgabello e si chinò per fissare negli occhi il moribondo.
- Per curarti devi prendere parte ad una importante missione. Vedi, e gli accarezzò delicatamente il dorso della mano, senza spostarla neppure di un millimetri, quello che ti sta succedendo, questa malattia, è portata da una… creatura. Uccidere la creatura ci permetterà di impedire nuovi contagi e, riteniamo, ci permetterà di comprendere come curare coloro che sono stati già infettati. Abbiamo bisogno di te per trovarla ed abbatterla. –
Il guerriero aveva sgranato gli occhi e spalancato la bocca.
- Cosa… cosa dovrei fare? –
- Essere la luce che ci illuminerà la via. – rispose calma Clarisian con le mani conserte in grembo.
- Soldato, sei chiamato a servire attirando la bestia che noi ci preoccuperemo di abbattere. In buona sostanza, ciò che dovrai sarà… -
- …fare da esca. – concluse asciutta Clarisian sorridendo con amore e compassione.
L’uomo fissò spiritato prima Devin, poi Ilaria, quindi Clarisian, infine di nuovo Ilaria.
- Ma non posso muovermi… -
- Non puoi adesso, ma presto potrai. –
- Quindi dovrò… ma così non avrete il tempo di curarmi! E che succede se dovesse raggiungermi prima la… bestia? Che bestia poi!? –
Clarsian fissò l’uomo negli occhi:
- Non ti garantiamo la salvezza su questa terra, ma sicuramente la pietà per le tue azioni di una vita agli occhi del Creatore. Impedire che altri soffrano equivale a curare le sofferenze che patirai tentando. –
Ilaria fissò la consorella, ma non aggiunse altro.
- La decisione sta a te: parteciperai alla missione oppure attenderai qui il tuo fato? – sentenziò Devin incrociando le braccia.
- Siete… siete pazzi! Tutti quanti! Non mi farò ammazzare da questa… bestia, senza neppure la certezza che potrete aiutarmi! Non voglio morire qui e non voglio morire lì! Voi dovete curarmi, dovete farlo! Io ho combattuto per Azeroth e ora mi volete mandare a morire! –
- Tutti muoiono, ma tu hai la possibilità di rimandarlo. Devi decidere: puoi partecipare alla missione che potrebbe curare te e tutti gli altri, oppure restare qui e pregare. Non ti costringeremo.-
- Perché io? –
- Tu e gli altri candidati siete stati scelti perché la creatura predilige i soggetti nel terzo stadio. Tu stai per passare all’ultima fase e quindi sei il candidato perfetto. Oltretutto ora sei in grado di comprendere quello che stiamo chiedendo, coloro più avanti con la malattia non ne hanno facoltà.-
- Andate tutti all’inferno! Lasciatemi solo! Non morirò per voi! Non morirò per nessuno! Andate via! Andate via! –
Ilaria annuì e benedetto il guerriero che continuava a imprecare ed a maledire il Creatore, si alzò e se ne andò, seguita da Clarisian ed il paladino.
- E’ naturale avere paura. – disse Ilaria rivolta a Clarisian, mentre si avvicinavano alla seconda tenda.
- Sorelle: siete consapevoli che se non troveremo volontari, potrebbe essere necessario scegliere un’altra strada? Il bene comune prima del bene dei pochi. – il paladino era glaciale.
- Sì, lo so. - disse Clarisian, mentre Ilaria non rispose.
Raggiunta la seconda tenda, Ilaria chiese di poter parlare lei. Conosceva la malata di quella tenda.
Appena entrati, come in precedenza, il mago chiuse il pesante tomo e si allontanò, lasciando soli i cinque con la candidata e il suo curatore.
- Quale onore, sorella Ilaria e sorella Clarisian. Che il Creatore ti benedica, fratello Devin. – la voce profonda del draeneo scattato sull’attenti, rimbombò nella tenda.
- E’ nostro l’onore, Rexyna. Come sta tua moglie? –
Il draeneo socchiuse in due fessure lucenti i profondi occhi immortali, quindi fissò la druida immobilizzata.
- Non credo resisterà ancora a lungo. Presto passerà all’ultimo stadio. –
Ilaria annuì, quindi si sedette sullo sgabello identico al precedente e accarezzò il palmo della mano di Uranias.
- Uranias, ti ricordi di me? –
La druida rispose di sì.
- Sai perché siamo qui? –
- Per trasferirmi. Sento le parole mancarmi. Presto cadrò nell’ultimo stadio. –
- No, non per questo. – Ilaria ritenne che non era necessario farle sapere di essere già nel blocco riservato ai malati terminali. – Sono qui per darti un’alternativa. Abbiamo individuato l’origine della malattia: si tratta di una creatura, aggressiva e pericolosa. Questa creatura si nasconde nei boschi e abbiamo ragionevoli motivi di pensare che abbatterla potrebbe fornirci la chiave per curare i malati e, sicuramente, impedire che altri vengano infettati. –
- Io… a cosa vi servo io? –
- Non siamo stati in grado di individuarla, ma sappiamo che è attirata da coloro che infetta, da coloro all’ultimo stadio. Siamo qui perché abbiamo bisogno che tu ci aiuti a scovarla in modo che la si possa abbattere. Sarà pericoloso e non posso garantirti che la cura arrivi per tempo per te. –
Gli occhi di Uranias si riempirono di lacrime che brillarono della luce eterna degli elfi. Le lacrime scivolarono bollenti lungo il suo viso, zigzagando sui tatuaggi che dalle gote si allungavano fino alle orecchie e la fronte.
- Non devi farlo se non vuoi. – disse senza convinzione Rexyna agitando nervosamente coda e tentacoli.
- Non ho scelta, vero? –
- No. – rispose Devin senza distogliere lo sguardo.
- Sarò sola? Voglio dire… -
- Non sarai sola, no! Te lo giuro. Ho parlato con Erebus il quale a sua volta ha ottenuto che siano i Templari Neri a coprirti e proteggerti, ciò nonostante, come ho detto, sarà pericoloso, molto pericoloso. Non posso negarlo. –
- Verrò anche io. Non la lascerò. – quasi ruggì Rexyna stringendo i pugni.
- Naturalmente. – lo rassicurò Clarisian.
- Lo farò… lo farò. –
* * *
Un troll secco dal naso piuttosto corto entrò nella tenda. Salutò i due comandanti con un cenno del capo poco convinto, quindi si lasciò cadere sull’ultima sedia rimasta libera. Accanto a lui Erebus storse il naso. Puzzava terribilmente. Selune si piegò in avanti per salutare il nuovo arrivato.
Luther tossì vistosamente, sempre avvinghiato al solito bastone e con un cenno della mano dette la parola al paladino Devin, a debita distanza dal non-morto.
- Molto bene. Sarò breve perché il tempo è l’unico lusso che non abbiamo. –
- Di lussi ne abbiamo ben pochi qui… - protestò uno gnomo ingioiellato da capo a piedi. Indossava una larga veste di seta che cozzava con il vestiario di tutti i presenti e, in realtà, di tutto l’esercito del campo. Un cappello con piume di pavone decorava un capo piccolo rispetto al resto del corpo e adornato da lunghi riccioli biondi. Un anello per ogni dito paffuto, tre collane, cintura con un rilucente rubino lucidato a dovere, e poi stivali ricamati con pizzo ovunque e tempestati da schegge di smeraldo che emanavano una sinistra luce verdognola. Al fianco, un pugnale infoderato in una elsa tempestata di pietre preziose. Un mantello vermiglio completava il quadro.
Il paladino ignorò l’osservazione e proseguì.
- Questa mattina, accompagnato dalla responsabile dell’infermeria, sorella Clarisian, per come disposto dal generale Masters, ho visionato i soggetti utili alla missione e dei cinque potenziali candidati uno è morto poco fa, uno ha rifiutato e tre hanno acconsentito a partecipare. Sulla base di questi numeri, vi ho convocato. La missione è semplice: vi assegneremo ad un candidato. Vostro compito seguirlo e scovare la bestia, abbatterla e garantire l’incolumità del malato... –
- …se possibile. Non è prioritario. – puntualizzò arcigno il non-morto.
Il paladino lo inchiodò al muro con uno sguardo durissimo, ma non ribattè.
- Le assegnazioni: Brave, a voi l’elfo del sangue. Requiem, a voi il troll. Templari Neri, a voi l’elfa della notte. Poiché la creatura è stata avvistata nei boschi ad est del campo, abbiamo deciso di mandare due spedizioni in quella direzione. Requiem, a Nord-Est, Templari Neri a Sud-Est. Brave, invece, andrà a Nord Ovest. I nostri tattici ritengono di coprire la maggior parte dei possibili spostamenti della bestia, considerata la pianura e la vicinanza di Dalaran a Sud. La missione si svolgerà in modo molto… semplice. –
- Permettimi di illustrare… - si intromise Luther. Devin, evidentemente a disagio, fece un passo indietro.
- Libereremo le esche fuori dal campo. Voi le seguirete a distanza, senza rivelare la vostra posizione, almeno fino a quando la preda non sarà caduta in trappola. A quel punto il vostro compito sarà quello di immobilizzare la bestia: portatela viva oppure immobile del tutto, morta. Come ho detto, l’incolumità dell’esca è di secondaria importanza. Non compromettete la missione per questa. Inutile dirvi... – e riprese a tossire stizzito – dirvi… la posta… in gioco. –
* * *
Un vento freddo scendeva dai monti di Nord-ovest, l’alito gelido di Icecrown. Sceiren si strinse nella pelliccia che a stento gli permetteva di muoversi, per poi controllare la sacca dei reagenti e il pugnale assicurati alla cintura. Distolse gli occhi da Silver che assieme a Nadìr, Zigho e Kimmolauz, stava verificando faretra ed arco. Poco più in là Wintate, Hutyjaram e Utet scambiavano battute scherzose, ammazzando la tensione che però non abbandonava i loro volti tesi. Selune fissava il bosco che si allargava di fronte e, con le braccia incrociate, attendeva in silenzio. Sicuramente stava calcolando e predisponendo una infinità di condizioni e contromosse. Era estremamente concentrato. Lo gnomo nero aveva evocato Krazvul, il demonietto dell’abisso al quale stava impartendo i propri ordini, fissato da una divertita Albina che non mancava mai di riprenderlo quando riteneva che il tono del comando non fosse sufficientemente incisivo. Poco in là Clarisian, Ilaria, Lùce e Chesterum pregavano in silenzio, inginocchiati su una ruvida stuoia.
- E’ bello vederla così. – disse Shira al compagno.
Gaius concluse il versetto che stava recitando a sua volta in ginocchio, quindi si alzò e fissò la paladina, intenta ad affilare la sua spada lunga.
- A cosa ti riferisci? – rispose il sacerdote pulendosi le ginocchia.
Shira sorrise e indicò sollevando il mento Clarisian.
Gaius annuì: - Non lo avrei mai detto. Sono così diverse ed ora pregano insieme. Mi chiedo come vedrebbe la cosa l’arcivescovo. –
- Siamo tutti fratelli agli occhi del Creatore. – disse tirando l’ennesimo colpo di pietra pomice sulla lama. – Per quanto riguarda l’arcivescovo… non è qui. –
- Diplomatica come sempre. – e fissò i suoi occhi azzurri fissi sulla sacerdotessa.
- Come credi che andrà a finire? – continuò.
- Che sarà giustizia. – rispose gelida Shira.
Gaius fece spallucce, quindi venne attirato dal tono di voce dell’altra paladina.
- Hai avuto modo di parlare con la responsabile dei novizi? – cambiò argomento.
- Non molto, non dopo Naxxramas comunque. – rispose lei.
- Non credo si sia ripresa. – Shira smise di affilare la sua arma e fissò a paladina che discuteva animatamente con Blackill.
- Ti ho detto che non accetto intromissioni! – gridò. Il fatto che i due fossero defilati rispetto al resto della confraternita, non impediva alle sue parole di essere udite praticamente da tutti, visto il tono.
- Dyanor mi ha chiesto semplicemente di darti copertura, non di sostituirmi a te, non capisco tutto questo risentimento! – e si passò una mano tra i capelli biondi.
- Dyanor non ha alcun diritto! –
- Dyanor è un ufficiale e prende ordini direttamente da Erebus e Selune. Credo abbia tutti i diritti. –
- E allora perché non ha parlato direttamente con me? –
- Perché forse si aspettava questa reazione! Senti: tu fornirai copertura al gruppo ed io coprirò te, fine della storia. Al massimo qui quello che dovrebbe lamentarsi per l’incarico sono io! – protestò.
La paladina si passò una mano sul viso, come faceva istintivamente di solito quando innervosita, e sfiorò le cicatrici. Si congelò.
- Senti: se non posso venir meno ad un incarico diretto, ma posso chiedere che ti sia assegnato qualcun altro se non vuoi me, ecco, questo sì. –
- No… va bene così… - sussurrò atona, quindi tornò verso il gruppo, lasciando interdetto Blackill.
La scena non sfuggì a Bryger e July. Il paladino mandò giù il calice di birra scuotendo il capo e bagnando le trecce della sua barba ad ogni sorso.
- Attento, non sprecarla. Guarda che non ne resta così tanta eh! – lo redarguì July pulendosi col braccio.
- Non credo che finirà bene con lei. – ammise Bryger ciucciandosi la barba intrisa di birra.
- Non c’è tempo adesso. Prendiamo la bestia, stacchiamo la testa ad Arthas e torniamo a casa. Poi si vedrà. –
Bryger annuì due, tre volte. C’era saggezza nelle parole dell’altro nano, poi un’ombra lo coprì completamente. Il nano si voltò infastidito e incrociò gli occhi duri di Roredrix. Dietro di lui Tanakah.
- Non avete lasciato nulla per me. C’era da aspettarselo. –
- Lasciato cosa?! – chiese Bryger.
- Avevi detto che avremmo bevuto prima di partire… stiamo per partire. –
Bryger cercò una scappatoia nel vecchio guerriero alle spalle del furente Roredrix, ma non ottenne conforto.
- Templari, preparate l’equipaggiamento, si comincia! – la voce di Dyanor.
Roredrix si chinò e sfiorò con il suo naso il naso del paladino: - Ora devi da bere pure a Dyanor che ti ha salvato. –
- Al ritorno berremo insieme! – disse gioviale Bryger saltando in piedi.
- Vedremo. – rispose truce Roredrix.
* * *
Dyanor, seguito da Lore e Zaltar, venne presto circondato da tutti i membri della confraternita, o quasi: all’appello infatti mancavano Selune, Erebus, con la sua guardia del corpo, Tillisha, Voa e i due nuovi arrivati.
- Cosa aspettiamo per abbattere la luce del creatore sull’immondo abominio che infesta questi luoghi? – chiese irruento Shockwave.
- Aspettiamo che tu faccia silenzio, credo. – lo canzonò Seilune.
- In realtà aspettiamo che Tillisha porti Uranias, l’elfa che ci farà da guida. –
- In realtà non è il termine esatto, Dyanor. – si azzardò Kimmolauz.
- Silenzio. – lo zittì bruscamente Whitescar. – Continua pure.-
- Ascoltate: seguire Uranias non sarà facile. I suoi movimenti saranno rapidi ed imprevedibili. Potrebbe mutare forma e scappare come pantera, non sappiamo di preciso cosa accadrà una volta liberata. Considerate che è allo stadio finale, quindi anche fermarla non sarà semplice. Gli ordini ufficiali del comando sono di prendere la bestia viva o morta e di considerare secondario il riportare sana e salva l’elfa, ma noi prima di essere membri dell’esercito del Consiglio siamo i Templari Neri e gli ordini di Erebus e Selune sono, naturalmente, diversi. Non potendo naturalmente compromettere la missione primaria, abbiamo deciso che Rexyna, il draeneo compagno di Uranias, Voa, Chesterum, Kimmolauz, Araton e Hytujaram avranno il compito prevalente di mettere in salvo Uranias. Una volta che avremo raggiunto la bestia, voi preleverete con ogni mezzo l’elfa e la porterete al sicuro. Tutti gli altri si concentreranno sulla creatura. Vostro sarà anche il compito di proteggerla qualora la creatura attaccasse miratamente la vittima. Ricordate che la bestia vuole la sua preda e cercherà con ogni probabilità di attaccarla, forse anche una volta che l’avremo stanata. Quindi non sottovalutate mai la situazione. Per gli altri, ricordo ai cacciatori di mettere in campo ogni contromisura per impedire che il nostro obiettivo scappi. È la prima cosa. Fatto questo potremo agire liberamente. –
Alle spalle di Dyanor si avvicinò Selune.
- Sono pronti? – chiese autoritario.
- Sì, signore. – rispose Dyanor facendosi da parte.
- Molto bene. Templari, procediamo. –
* * *
Uranias si divincolava come una pazza. Gli occhi saettavano da una parte all’altra, saliva schizzava addosso a Voa e Rexyna che la tenevano per le braccia. Dietro di loro Tillisha, Erebus e Gengiskhan tenevano sotto controllo la situazione, pronti ad intervenire, ciascuno con le proprie arti.
- Non appena la lasceremo, Lòre, Dyanor, Zigho e Nadìr la seguiranno a corta distanza, essendo in grado di non farsi vedere. Noi altri subito dopo. Nessuno agisca senza un mio ordine diretto. – Selune sfoderò la spada.
- Non la reggo più! – urlò Voa paonazzo. Anche Rexyna era provato: i bardagli sotto al mento si agitavano e la coda era tesa per lo sforzo.
- Pronti! – urlò Dyanor estraendo i pugnali e avvicinandosi con Lore e i cacciatori al margine del bosco.
- Lasciatela! Ora! –
Uranias urlando balzò in avanti, cadendo rovinosamente a terra, quindi, a quattro zampe, ma senza mutare forma, per il momento, scomparve nel sottobosco, seguita dai quattro designati e, poi, da tutti gli altri.