Dedicato alla mia Silvèr, talvolta una pausa in ufficio può essere produttiva ^^
Era sera. Poco lontano da lui Folgorello, un fulvo destriero da guerra, brucava uno dei forse ultimi ciuffi d'erba in un terreno battuto dal sole, rosso come la pelle dei numerosi orchi che lo abitano. Il mago, seduto con le spalle alla roccia, contemplata lo spettacolo del tramonto: ogni sera, da quando aveva varcato il Dark Portal, il passaggio dalla luce alle tenebre lo affascinava. Non vi era la luna nelle Outlands, ma pianeti dai colori nemmeno lontanamente avvicinabili a nulla che si potesse mirare su Azeroth.
Sceiren sfiorò il suo pugnale e sorridendo al pulsante lampeggiare dell'incantesimo che rendeva i suoi incantesimi ancora più letali e la lama sottile ed affilata sfavillante di infinite esplosioni di fuoco, spostò lo sguardo dal suo fedele Folgorello alla tigre da viaggio che acciambellata dormiva serena.
La sella, lucida e curata, era appoggiata poco distante dalla enorme montagna alla quale il mago dava le spalle, mentre alcune bisacce ordinatamente disposte aspettavano solo di essere riposte sul maestoso felino, pronte a tornare a muoversi con esso.
Sceiren chiuse gli occhi e inspirò una folata di aria carica di cenere. Era la norma nelle vaste pianure di Hellfire. Se gli spettacoli del cielo erano senza eguali, il profumo dei boschi era qualcosa che gli mancava terribilmente. Anche a Nagrand o nei dintorni di Terrokkar la puzza di cenere lo accompagnava... cenere non causata da lui e quindi non piacevole.
- Non dovresti dormire come se nulla fosse, sussurrò dalla sua destra una voce armoniosa e delicata, questa zona è piena di Orchi.-
Sceiren ringraziò il vento per il profumo che circondava come fosse un'aura innata l'elfa dalla pelle color della luna, poi annuì senza troppe convinzione:
- Rilassati e goditi il tramonto, Silvèr. -
L'elfa, che stava osservando il suo compagno di viaggio da qualche minuto, si acquattò, poi spiccò un balzo in avanti e dalla piccola cresta di roccia sulla quale era appostata per tenere d'occhio la piana di fronte a loro, con una capriola, atterrò senza fare un solo rumore di fronte al mago.
- Non penso che con gli occhi chiusi noterai qualcosa del tramonto...- puntualizzò l'elfa della notte sollevando una delle sue lunghe sopracciglia.
- Essere troppo sicuro di te stesso potrebbe costarti caro, e si avvicinò quasi a sfiorare il viso del mago, costare caro ad entrambi! -
Sceiren socchise un occhio e inquadrò la splendida elfa che gli si parava di fronte. Il mago era ormai un veterano di quelle terre, ma ricordava quando, come Silvèr, vagava guardingo e attento ad ogni movimento, pronto a reagire a qualche agguato, attento ad ogni ombra, ogni minaccia. Così sorrise e stiracchiandosi si alzò lentamente di fronte alla sua compagna.
- Nessun Orco, cinghiale infernale o rapace potrà toccarti, finchè ci sarò io qui con te... stai tranquilla. Ora siediti e rilassati un poco. Domani ci attende una lunga giornata. E' il momento per te di vedere le distese di funghi giganti di Zangarmash; sono certo che lì ti troverai più a tuo agio. Vedrai... -
Silvèr sorrise finalmente serena e come sempre, quando capitava, Sceiren si chiese se gli Dei avessero preso il suo sorriso come ispirazione per albe e tramonti nelle Outland, poi annuì rapidamente, prese la rincorsa e con un balzo tornò sulla cresta da dove era scesa. Sceiren la seguì con lo sguardo e intuì i suoi pensieri. "FIdarsi è bene, ma nel dubbio, meglio essere preparati al peggio!"
Il mago fece spallucce, poi sfiorando il suo pugnale fiammeggiante, si voltò per tornare a sedersi come poco prima l'arrivo dell'elfa, quando un brivido gli corse per la schiena. Sapeva che era un luogo comune pensarlo, ma ultimamente, nelle ultime settimane, capitava spesso. Non ne aveva mai parlato a Silvèr, non voleva farla preoccupare più del dovuto, infondo lei era nuova nelle Outland... lei... ma non Scieren, non lui: Sceiren aveva visto tutto quello che c'era da vedere in quel mondo, aveva fronteggiato la signora dei Naga ed aveva messo piede nel terrificante tempio di Illidan, aveva aveva espugnato la tana del terribile Maghteridon ed era salutato come eroe nel quartiere Aldor di Shattra... non era proprio l'ultimo arrivato... eppure qualcosa nelle ultime settimane era cambiato, intorno a lui, dentro di lui.
Aveva indagato nella taverna "Ai confini del mondo" e anche altri veterani avevano provato la stessa sensazione. Qualcuno aveva addirittura giurato che mentre festeggiava la vittoria contro il formidabile Illidan, qualcosa lo aveva messo a disagio, come se lo stesse osservando, seguendo, studiando.
Sceiren non aveva mai visto Illidan, ma paradossalmente la sensazione che stava provando era esattamente la stessa.
Alla luce dei pianeti senza nome sopra la sua testa, il mago si voltò nervosamente a destra e sinistra, cercando di comprendere la causa del suo turbamento, una volta per tutte, ma non scoprì altro che l'ombra scura della montagna alle sue spalle.
E poi lo vide.
Fluttuante come fumo nella notte, una figura indistinta, sospesa a mezz'aria, dalle fattezze lontanamente umanoidi, immobile, silente.
Mentre il sudore gli imperlava la fronte, Sceiren lanciò un'occhiata alla cresta di roccia dove stava riposando la sua compagna: Silvèr aveva i sensi molto più sviluppati dei suoi, un odore diverso dal normale, un suono, una forma inusuale l'avrebbe sicuramente destata, ma l'elfa pareva ancora dormire.
Sceiren avrebbe potuto utilizzare uno dei molti incantesimi che conosceva per tramutare in cenere la minaccia, ma qualcosa dentro lo tratteneva, come se fosse inconsapevolmente sicuro che non avrebbe fatto alcuna differenza cosa gli avrebbe scatenato contro.
Nel silenzio la figura sibilando prese forma: assomigliava ad uno spettro, ma non uno dei tanti che il mago aveva imparato a conoscere, affrontare e sconfiggere, no, qualcosa in lui era differente. Non era minaccioso, non nei gesti e nella forma, eppure mano a mano che prendeva forma, acquisiva una sorta di potere non comune, non definibile. Sceiren strinse l'elsa del suo pugnale, ma anche esso pareva freddo, gelido, tutto pareva essere freddo intorno a lui. Sentì il sudore appiccicargli la schiena alla sua veste. Non sapeva cosa fare. Lentamente, strisciando contro la roccia, il mago si alzò mentre lo spettro, ancora nella posizione iniziale, pareva come fissarlo, seguirlo.
- Chi sei? - sussurrò il mago.
Un sibilo portato dal vento lo fece rabbrividire. Poi lo spettro sfumando lo indicò e con la voce del vento parlò per la prima volta:
- Finalmente ti ho trovato! -
Sceiren istintivamente lanciò un'occhiata alla cresta. Silvèr sicuramente stava per scoccare una freccia contro lo spettro, magari stava dando indicazioni alla sua tigre da combattimento, meno grande di quella che sonnecchiava poco distante da Folgorello, certo, ma molto più letale, Revils, che non si staccava un attimo dal suo fianco e che sicuramente ora stava appostata, pronta a balzare. Ma non sentì nulla sopra di lui... e Folgorello come la tigre da viaggio darnassiana non parevano nemmeno essersi accorti della minaccia.
Strano.
- Di addio a chi ami di più, mago. - sibilò ancora la figura. Il cuore di Sceiren mancò un colpo.
- Abbandona i giocattoli che porti addosso: quel pugnale, quell'anello, lasciali qui, perchè tanto non ti serviranno a nulla. -
Sceiren digrignò i denti: non avrebbe abbandonato il campo senza combattere, qualunque cosa quello spettro fosse stato. Era pronto alla battaglia, persino alla sconfitta, ma non avrebbe permesso che toccasse la sua Silvèr. Sceiren era pronto a combattere, ma non alla rivelazione.
- Lascia la gente con cui combatti, per cui ti batti, abbandonali e vieni con me. Il mio signore ti vuole nei suoi ranghi. Il mio signore... sta tornando! -
E mentre il mago, consapevole ormai della minaccia, lasciava cadere il pugnale al suolo, incredulo della notizia, lo spettro in un ghigno portato dal vento scomparve.