Dunque è arrivato il mio momento!!! Dopo aver letto il racconto di Pietro ed avere avuto l'onore di essere il suo revisore di bozze "ufficiale" mi sono ritrovato a pensare di voler a mia volta scrivere un racconto sulla gilda che, per prima, è davvero riuscita a farmi apprezzare a pieno World of Warcraft.
La storia che andrete a leggere si ambienta su Azeroth, ma le "licenze" che mi sono preso per creare gli eventi di fatto plasmano un mondo che...non è il nostro mondo. Riferimenti impliciti, espliciti e tremendamente palesi a storie famose o film sono sparsi qua è la
Spero che possiate trovare quantomeno piacevole la lettura!!
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1. Nell'Oscurità
- Fate silenzio! Non siamo soli vi dico... - Meushi fissava il buio del cunicolo di fronte a sé mentre con la mano destra aperta e rivolta al gruppo dietro di sé esortava a ridurre il rumore. Al suo fianco Azalin, la tigre compagna di tanti viaggi, tendeva le orecchie in avanti e fissava a sua volta le tenebre emettendo un sinistro mugolio. Gli artigli sfoderati stavano ad indicare che l'elfa aveva ragione.
- Mah...io...non sento nulla - esordì Palladio, abbassando scudo e martello da guerra emettendo un fragoroso clangore. - Ti dico che è così!! - ribadì la cacciatrice.
- Si...c'è decisamente qualcosa. - disse Momor, incoccando una freccia nel suo arco, affiancandosi a Meushi.
- Non possiamo certo pensare di essere soli - disse Banedon dalle retrovie - queste caverne brulicano di creature, ricordo bene l'ultima volta che sono stato qui... - Quasi senza rendersene conto il consumato guerriero si ritrovò a passare una mano su una profonda cicatrice impressa sotto il suo occhio sinistro.
- Vogliamo forse tornare indietro?! Su, forza, proseguamo. Jendevis, apri tu le fila. - disse Sarya. - D'accordo - replico l'elfa. Tramutandosi in orso, in uno sbuffo di fumo, oltrepassò i due cacciatori e si mosse verso l'oscurità. Meushi e Momor la seguirono, e dietro di loro il resto del gruppo.
- Venti creature che si muovono rozzamente - disse Laren a Jelanda mentre si lasciava avvolgere dalle ombre - non punteremo certo sull'effetto sorpresa! -
- Direi di no... - replicò l'umana diventando praticamente invisibile.
Nelle retrovie, Deatharrow, Banedon e Deathspike, avvolto in una tenue aura di ghiaccio, chiudevano le fila.
Il mago si rivolse al guerriero - Ehhh...sono troppo vecchio per questr str... -
- Muoviti, fattucchiere da due soldi!! - Il guerriero non lasciò finire la battuta al mago e ridacchiando lo spintonò davanti a sé, dopodichè imbracciò spada e scudo e, con la massima concentrazione possibile, si mise a seguire il gruppo pronto ad intervenire in qualsiasi evenienza.
Entro breve, le tenebre li avvolsero.
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2. Tre mesi prima
- Ha un suo fascino ti dico!! - L'elfo della notte osservava i torrioni ed i cancelli della città di Stormwind con gli occhi sbarrati di un bimbo che vede per la prima volta il mare.
- Assolutamente no, questa “città” è una piaga nel cuore della Natura...una cicatrice – Meushi non vedeva l'orgoglio della razza umana degli Eastern Kingdoms allo stesso modo del fratello.
- Se almeno avessero avuto il buon gusto di plasmare le loro costruzioni come l'armonioso Tempio di Elune il risultato sarebb.. - L'elfa si rese conto di stare parlando da sola. O meglio, la sua tigre Azalin la ascoltava ed osservava...anche se la sua attenzione sembrava indirizzata molto di più alla piccola borsa legata alla cintura della padrona che conteneva quella carne speziata che tanto le piaceva. - Deatharrow!! Ti vuoi sbrigare?!?! Siamo appena arrivati avrai tempo per quello!! -
L'elfo infatti stava osservando con interesse il meccanismo di apertura del mastodontico cancello posto all'ingresso delle mura perimetrali. Il leone di montagna al fianco del cacciatore rivolse subito la propria attenzione verso l'elfa. Deatharrow invece finì di scrutare i “segreti” a cui anelava con relativa calma. - Si...si, arrivo sorella! Che fretta hai? -
- Siamo appena arrivati ti dico. Se ti metti a guardare ogni singola ruota dentata di questo posto non arriveremo nemmeno ad una locanda entro domani...ed io sono stanca. -
- Poi dimmi – continuò l'elfa – quando mai quei tuoi giocattoli hanno fatto qualcosa di davvero utile? Quei tuoi stivali-ad-esplosione ad esempio....o quella specie di grande coperta legata con le funi al tuo zaino....paradu...no, para...-
- Paracadute, sorella. -
- Si esatto, quel coso. L'unica volta che ti ho visto provarlo l'hai fatto tuffandoti da un albero nel lago Elune'ara! -
- Eh eh...mia cara...fidarsi delle proprie invenzioni è una cosa...essere prudente un'altra!! - e nel mentre cinse la sorella con un braccio.
L'ingresso della città umana era volto ad onorare con grandi sculture eroi dell'Alleanza che con le loro azioni e sacrificio consentirono di ottenere grandi risultati.
- Guarda D, una statua di Alleria Windrunner. Chissà se il suo destino è stato triste quanto quello della sorella. - L'imponente statua rappresentava l'elfa alta mentre reggeva il suo arco in una mano ed il proprio falco, Taisha regina del Vento, sul braccio opposto.
- Già, ho sentito la sua storia della marcia nelle Terre Esterne non so quante volte dai nostri saggi. Che Elune possa accompagnarla, ovunque essa sia. -
Le guglie della cattedrale di Stormwind si stagliavano contro un cielo azzurro, una brezza di tarda primavera soffiava facendo muovere gli stendardi della città. Le strade erano un brulicare di persone: mercanti, guardie, avventurieri e molti infanti. Stormwind infatti era punto di riferimento per tutti gli orfani della Terza Guerra.
- Timmy!! Ridammi la mia bambola!! - gridava poco distante una piccola bambina ad un ragazzo poco più alto di lei.
- Solo quando mi ridarai Scratchy!! - rispose Timmy. La ragazza infatti teneva fra le braccia un piccolo gattino, la cui attenzione, fino a poco prima rivolta alle carezze della bambina era ora decisamente incentrata sui due grossi felini che, a meno di due metri, avevano orecchie e vibrisse puntati su di lui.
- Fermati!!! Dove corri!?! - disse la bambina inseguendo Timmy.
- Cerchiamo una locanda ora. - Meushi chiese informazioni ad una delle guardie cittadine.
- La Rosa Dorata è la locanda più vicina. - ripose il soldato - E' giusto dietro l'angolo: arrivate nella piazza del quartiere dei mercati e voltate a sinistra, ve la troverete di fronte. Non potete sbagliare. -
Le indicazioni della guardia erano precise: la Rosa Dorata accoglieva i suoi clienti con una bellissima fontana.
- Finalmente eccoci arrivati. - disse Meushi – Non vedo l'ora di potermi riposare un po'.
- Io invece penso che cercherò di capire come poter aiutare questi umani con qualche brillante invenzione! -
- Per Elune!! Non farti riconoscere subito! - La sorella si rivolgeva al fratello come ad un infante di cinquant'anni e Deatharrow, abbassando il viso, non incrociava il suo sguardo severo - Te l'ho detto, siamo appena arrivati, gradirei mantenere un basso profilo...almeno fino a quando non troveremo qualcosa di avventuroso da fare. Quindi niente stivali a propulsione, o sfere esplosive o...come lo chiami...ah si, paracadute. -
l'elfo restava impassibile anche se cominciava a guardarsi attorno nella sua silenziosa ricerca.
- Quello che mi manca per finire la giornata è vedere qualcuno di questi umani in volo con i tuoi stivali...o che si metta a sparare razzi dalle mani!! -
Deatharrow fissò la sorella con gli occhi spalancati. - Cos'hai detto?! -
- Eh? - disse Meushi – ho detto che non vorrei....oh no... -
L'elfo aveva già estratto un foglio di pergamena e, occupato uno dei tavoli all'ingresso della locanda, iniziava a scrivere appunti mormorando fra sé – Mmmm....pugni razzo...mmm... -
Col viso coperto da una mano, scuotendo la testa, l'elfa si avviò verso la proprietaria della locanda chiedendo una stanza per le prossime notti: l'indomani sarebbe stato un giorno impegnativo.
Il primo giorno della loro nuova vita.