Autore Topic: Stelle Cadenti VIII - 7: Ritorno a casa (I); 8: Come piume  (Letto 1115 volte)

Sceiren

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Stelle Cadenti VIII - 7: Ritorno a casa (I); 8: Come piume
« il: Maggio 27, 2010, 06:05:19 pm »
7
Ritorno a Casa (I)

Aveva insistito con Erebus e Selune che partisse al suo posto. Aveva insistito con lui perché prendesse parte a questa missione anche se giovane. Aveva insistito perché prendesse quell’arco.
Wildohoney sorrideva mentre seguiva Erebus e gli altri compagni di quella spedizione verso il cuore di Shattrath, la maestosa sala dove risiede A’dar, la sala dove tutti i portali si aprono, la Sala delle Porte.
- Cos’è, non avrai paura di prendere un portale interplanare per caso? –
Bryger si avvicinò all’elfo stranamente silenzioso.
- Non temere, ci penso io a te. - fece seguito Wayscraper e gli arruffò i capelli.
- Ehi mica sono un poppante, non di latte almeno! -
- Non darti tutte queste arie. Quante missioni hai fatto compresa questa, Wild? - chiese Roredrix inarcando un sopracciglio.
- Non ha importanza "quante" ma "quali"! -
- E da solo senza il tuo mentore? - lo punzecchio Yukina.
- Ma non avete niente di meglio da fare? Non so, assicurarvi di non ritrovarci ad Exodar invece che Stormwind, tanto per dirne una?! -
- Oh, non temere. A quello ci pensa Erebus. Non temere. -
- E' di questo che mi preoccupo... - concluse cupo Wildhoney.
Attraverso un arcata alta quasi una diecina di metri il gruppo entrò nella sala di A'dar, la potente creatura garante dell'equilibrio e anima della città stessa. 
- E' sempre incredibile vederlo. - sibilò esterrefatta Ilaria mentre anche Lùce arrestò la sua marcia fissando la gigantesta entità.  A'dar non poteva essere considerato una figura umanoide quando piuttosto una sorta di esplosione di luce.  Rore sorrise rammentando a cosa aveva pensato quando lo vide per la prima volta: un gigantesco fiocco di neve, un cristallo di luce sacra.  A'dar enamanva rispetto oltre che pace da ogni sfaccettatura della sua forma così inusuale.
- Mio signore. - disse Erebus e la risposta lo raggiunse nella mente.  Aveva il permesso per accedere ai portali.
- Seguitemi. - disse raggiungendo il primo dei tre portali che puntavano ciascuno ad una delle tre capitali alleate.
- Quanto potere per tenere questi portali perennemente aperti... - disse Lùce fissando a turno tutti e tre gli ingressi.
- E non solo questi.  Tutta la sala è piena di portali, per le nostre sedi e quelle avversarie. -
Erebus irrigidì la mascella: per un attimo la missione lo aveva distolto da quel pensiero ricorrente, quel chiodo fisso che non riusciva ad accettare, ma ora lì, vedendo il portale per la sua casa fianco a fianco con quello per Ogrimar, la capitale degli Orchi, il sangue aveva ripreso a ribollire.  Non lo avrebbe mai accettato.  Sarebbe stato sempre all'erta.
- Erebus? Andiamo allora? - chiese Wayscraper avvicinandosi.
- Ovvio. Ci vediamo dall'altra parte. - e sbuffando la sua rassegnazione per quella situazione a suo avviso assurda, scomparve attraversando la fluttuante apertura del portale.

* * *

Aria.  Aria fresca.  Cinguettio di passeri.  Uno scoiattolo scese rapido dalla quercia cresciuta con amore per secoli dai custodi del Quartiere dei Maghi e, raccolta una ghianda, corse subito via sù per il tronco, scomparendo tra le rigogliose fronde.  Il discorrere di un maestro ai suoi allievi.  Erebus amava Stormwind.
- Non perdiamo tempo.  Prendete le vostre cavalcature alle stalle.  Ci vediamo all'ingresso tra quindici minuti. -  detto questo formulò un incantesimo e ordinò al suo destiero fiammeggiante di materializzarsi.  La belva, non potendo rifiutarsi, in uno sbuffo di fiamme e fumo comparve di fronte all'evocatore e nitrendo attese che il padrone la montasse. 
- Quindici minuti. Non un secondo di più! - ripetè prima di afferrare il crine ardente della sua cavalcatura e lanciarsi di corsa verso il canale.
- Comodo per lui. Le nostre devono passare un altro portale per arrivare, mica basta chiamarle perchè arrivino... -
- Evocatori. - sussurrò Lùce scuotendo il capo.

8
Come piume

I rintocchi dell'orologio cittadino furono il saluto della Capitale degli Uomini agli otto templari neri che spalle al quartiere del mercato puntavano direttamente ai cancelli della città.   Erebus sul suo destriero fiammeggiante apriva la fila seguito da Roredrix e Wayscraper in groppa il primo ad un bianco destiero, Fulmine, il secondo su un pezzato muscoloso e possente.  Dietro di loro Ilaria e Lùce, entranbe su due cavalli bianchi, ma più piccoli e meno bardati dei precedenti.  Subito dopo Yukina e Wildhoney in groppa a due possenti tigre dai denti a sciabola zebrate.  Di fianco al primo una pantera nera e, al secondo, l'immancabile cinghiale Boaromir.  Chiudeva la fila Bryger, in groppa ad un ram, un montone alto quanto un cavallo e pesante quasi il doppio.  Il nano, piegato sul suo dorso, stringeva le redini dell'animale con tutta la sua forza per non venir sbalzato via ad ogni salto.  Non amava viaggiare in quel modo, soprattutto non amava che la sua barba si intrigasse col pelo del ram... era una cosa che lo mandava in bestia.
I dolci sentieri che dalla capitale si snodavano nei boschetti della contea di Goldshire erano uno spettacolo per gli occhi e per i sensi.  Roredrix sapeva cosa doveva fare prima di lasciare quelle zone così, spronato il suo cavallo, raggiunse Erebus in cima.
- Mi allontano per un po', devo passare dal lago. -
- Non la smetterai mai con questa storia, vero Rore? -
- No, certo che no! -
Allentò le redini e salutando Lùce con la mano si allontanò piegando a destra, sparendo nel sottobosco.
- Dove sta andando? - chiese la sacerdotessa ad Ilaria.
- Rore è un sentimentale, ma credo che sia anche questo che, nonostante la sua età, lo mantenga ancora in vita. Penso che lo rivedremo tra qualche ora prima del guado. -
Lùce si scostò una ciocca di capelli che per il vento gli era finita davanti agli occhie sorrise impercetitbilmente.  Ilaria aveva ragione.  Roredrix non aveva mai dimenticato il loro lago e non c'era volta che non vi passasse prima di partire per una missione. Era certa che anche un anno prima fosse passato da quelle parti.
- Il romanticismo non ti aiuta in battaglia. - ribattè tuttavia ad Ilaria, prima di rinascondersi dietro la sua armatura di insensibile durezza, acquisita coi i suoi studi oscuri.

* * *

Il sole filtrava di tanto in tanto tra le fronde smosse da un tiepido venticello primaverile, soprattutto quando il sentiero piegava allontanandosi dalle maestose quercie che lo delimitavano. La piccola compagnia aveva lasciato ormai da qualche minuto la strada maestra per spingersi dentro al boschetto di cedri che si apriva a ventaglio verso Sud.  Come previsto, Roredrix li aveva raggiunti poco dopo aver superato il piccolo ponticello che con un dolce arco superava un torrente proveniente da Nord e che, verosimilmente, poco più a Sud sarebbe confluito nel grande fiume a Sud, il fiume che avrebbero guadato per lasciare i sicuri lidi protetti da Stormwind per entrare nelle terre sotto assedio pattugliate dai soldati della Guardianotte.  Le terre oltre il fiume non erano sicure da molto tempo ormai e se Goldshire nella lingua antica significava "Contea dorata", ormai da tempo immemore nella stessa lingua la contea gemella a Sud aveva il nome di Darkshire, ovvero "Costea Oscura". 
- Accampiamoci qui per un'oretta, lasciamo che le cavalcature si riposino, poi ripartiamo per il guado. Meglio se siano in riposate, faremo prima ed eviteremo incidenti. - disse Bryger scendendo dal suo ram con un salto.  Senza attendere risposta aprì il suo zaino, prese due pietre focaie, e iniziò a cercare un buon posto per un piccolo falò da campo.
- Possibile che la prima cosa a cui pensi sia mangiare? - chiese Wildhoney scendendo dalla sua tigre e lasciandola libera.
- Attento a non fare lo spiritoso più di quanto non ti permetta di fare, elfo, o questa sera mangeremo tutti cosciotte di tigre zannuta allo spiedo... -
- Stasera dubito che avremo una cena degna di questo nome... per non parlare dell'appetito, ti passa a Darkshire. -
- A me non passa mai. - tagliò corto il nano iniziando a sfrecare le due pietre tra loro le pietre.
Erebus si avvicinò al nano affaccendato e senza fermarsi schioccò le dita lasciando cadere una lingua di fuoco al centro del piccolo falò.
- Così è più facile. - disse mentre la fiamma prese ad ardere sotto gli occhi furenti del nano sconfitto.
- Magia... -
Ilaria, frattanto, incurante della diatriba alle sua spalle, aveva ripreso a discorrere alla sua allieva del Creatore e dei suoi insegnamenti. Lùce talvolta pareva pendere dalle labbra della sua tutrice, come fosse una novizia, altre volte quasi la riprendeva, scontrandosi con lei con durezza.  Le due anime della sacerdotessa erano in continua lotta e questo Ilaria lo percepiva distintamente... era quello che più la spaventava perchè una lotta può essere vinta, ma anche persa e la sconfitta non era un'opzione.  Lùce doveva tornare al Creatore... in un modo o nell'altro.  Era la posta in gioco, era il contrappeso, era il prezzo da pagare.  Lo sapeva Ilaria. Lo sapeva Lùce.  Lo sapeva il Clero.
Dopo un piccolo spuntino composto da una salsiccia di cinghiale a testa (spuntino che Wildhoney fece bene in modo di consumare lontano dal suo fedele Boaromir) e un po' di riposo, gli otto compagni ripresero la via verso Sud.  Il guado non era lontano e prima che la vista cogliesse il fiume, il chiacchiericcio tipico delle acque veloci su di un letto di ciottoli raggiunse il gruppo. 
- Adoro fare il bagno, soprattutto quando l'acqua è gelida... - era la terza volta che Wayscraper lo ripeteva a Roredrix mano a mano che si avvicinavano.
Il fiume scorreva veloce attraversando le due contee di Goldshire e Darkshire, di fatto dividendo la foresta di Elwinn, a Nord, dalla Macchia del Crepuscolo, a Sud.  Il guado era stato scoperto una ventina d'anni prima e comunque non era la strada più battuta per raggiungere Darkshire.  Di solito si preferiva passare per le Creste Scarlatte a Est per poi piegare verso Sud-Ovest seguendo il sentiero.  Un solo problema, il tempo. Troppo lunga.  Così Erebus aveva optato per il guado. Meno piacevole, ma avrebbe garantito di arrivare a Darkshire almeno due giorni prima dell'altra soluzione.
- Molto bene. Tuo il piano tuo l'onore. - sentenziò Wayscraper scendendo da cavallo.
- A dire il vero tu e Rore passerete per primi.  Assicurerete una corda dall'altro lato per aiutare noi altri nella traversata e per evitare che la corrente ci porti via. -
- Ma quale corrente! Al massimo la domanda che dovresti farvi è: chi porta il nano? -
- Immaginavo saremmo giunti a questo... - e Wildhoney si sedette spalle ad un cedro.
- Il tuo ram non è in grado di attraversare quel rigagnolO? -
- Inizia ad attraversarlo tu quel "rigagnolo", Way, e mandami una cima. Poi ne riparliamo. -
Lùce scosse il capo. Ilaria alzò gli occhi al cielo e come leggendo la prima nella mente della seconda dissero all'unisono:
- Uomini. -
Le due sacerdotesse iniziarono ad intonare una nenia dolce e rapida, una serie di sillabe delicate ma penetranti, poi imposero le mani la prima su Roredrix la seconda su Bryger.  I due vennero investiti dalla carica magica della preghiera delle due sacerdotesse e improvvisamente si sentirono estremamente leggeri.
Senza peso.
- Talvolta dimentico quanto ti voglio bene! - disse Bryger con convinzione fissando Lùce.
Wayscraper sorridendo riflettè un attimo, poi si chinò e valutò la pendenza del lato del fiume dove si trovavano.  Era sufficiante per un salto.
- Direi che possiamo farcela! -
LE due sacerdotesse continuarono le loro preghiere e incantarono anche le cavalcature e i due compagni dei cacciatori, infine Ilaria lanciò l'incantesimo di levitazione su Lùce e Lùce su Ilaria.
- Siamo pronti. - sussurrò Lùce.
- Bene. In sella! - ordinò Erebus. Non aveva mai fatto un salto con levitazione e fu il primo.  Il suo destriero diabolico scattò incurante del pericolo, del resto, non vi era minaccia che potesse ucciderlo.  Scattò nitrendo in uno sbuffo di fuoco e fumo e puntò il fiume sotto gli occhi curiosi di cavalieri e cavalcature.  Un paio di metri prima della riva, nel punto più alto, Erebus tirò le redini e colpì i fianchi della creatura con gli stivali, facendole spiccare un balzo.  Il destriero fiammeggiante si staccò da terra e proseguì in linea retta oltre il fiume, quindi, lentamente, cominciò a declinare verso terra fino ad atterrare poco distante.
Erebus sorrise e valutò quanti metri aveva saltato.  Davvero poderoso come incantesimo.
Uno dopo l'altro venne imitato dai due guerrieri, le due sacerdotesse, i due cacciatori con i loro compagni e, infine, da uno scettico paladino che da sempre preferiva le preghiere, l'acciaio ad utilizzi poco ortodossi e originali della magia.

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren