Se si passa nei Reami dell'Est, non si può non passare dalla tenebrosa Darkshire. Che ricordi!
Dopo un po' di tempo e un matrimonio
ecco il nuovo capitolo!
9
Dall'alba al crepuscolo
Alte fronde nodose coprivano la luce di un sole ormai quasi scomparso all'orizzonte lontano in direzione della contea della Caduta Occidentale. Il cinguettio di passeri, tipico della foresta tutto intorno a Stormwind, aveva ceduto il passo dapprima al silenzio, poi al gracchiare di stormi di corvi. Un vengo gelido spirava da Sud-Est, un vento che Lùce riconobbe: "spirafossa". Secondo la leggenda, il vento tipico della zona inizialmente spirava da Est, un tiepido vento profumato di salsedine, residuo del potente soffio di levante proveniente dal mare e smorzato progressivamente dal suo impatto coi boschi, ma dopo la maledizione, aveva repentinamente cambiato direzione, spostandosi verso il basso della valle, quasi volesse allontanarsi, per quanto possibile, dai non-morti che avevano reclamato l'antico cimitero, oggi tristemente noto come Collecorvo. Di fatto, solo i corvi, sicuri sopra gli alberi e lontani dalla portata di scheletri e altre blasfeme creature, riuscivano a sopravvivere in quella ostile e sacrilega collina. Il cibo, del resto, non mancava mai per loro poichè, come è noto, i non morti non si cibano delle carni nelle loro vittime... non tutti almeno. Da allora il vento aveva preso il nome di Spirafossa in quanto era freddo e umido e carico di una nauseabonda puzza di muschio e licheni marciti.
Via via che il gruppo si addentrava, il bosco diventava sempre più fitto e le ombre gettate dagli alberi si frantumavano deformandosi su cespugli sempre più robusti e ostici da superare. In diverse occasioni Wayscraper e Roredrix avevano dovuto ricorrere alla spada per farsi strada.
- Per quanto ancora, prima del sentiero? - chiese Bryger, evidentemente il più penalizzato a causa dell'altezza.
- Mezzo miglio, forse di più. - rispose Erebus togliendosi stizzosamente degli aghi di ginepro dal collo. Aveva dovuto scavalcarne uno poco prima e, dal canto suo, il piccolo albero aveva lasciato sull'evocatore la sua firma in decine di minuscoli aghi verdognoli.
Di tanto in tanto l'ululato di vendicatori neri, grossi lupi tipici di quelle zone, echeggiavano lontano, anche se era difficile valutare l'effettiva distanza della minaccia e questo non faceva che ricordare che il pericolo poteva annidiarsi dietro ad ogni albero, dietro ad ogni ombra.
- Occorre accendere delle torce, non so voi, ma comincio davvero a vagare a naso. - disse asciutta Ilaria fermando la marcia ed accarezzando il suo cavallo agitato e stanco.
- Anche io è già da un po' che procedo a naso, per fortuna il "profumo" di Bryger è tale che diffilemente riuscirei a perdermi in questa boscaglia... - disse con tono più serio possibile Wildhoney, ma Bryger non raccolse. Stava pregando. Pregava in silenzio ormai da alcuni minuti e neppure colse le parole del compagno.
- Siamo in una terra martoriata - disse voltandosi serio - molte donne, uomini, pargoli sono caduti in questi boschi, lungo i sentieri meridionali, in città... e neppure il conforto del riposo eterno li attende, dopo la morte, non qui. Mostriamo quanto meno rispetto per questi luoghi e per quello che rappresentano. E' il minimo che possiamo fare: Darkshire rappresenta una delle peggiori sconfitte che mai abbiamo subito, non dimentichiamolo. -
Wildhoney distolse lo sguardo e prese ad accarezzare la sua tigre fissato da un silenzioso Boaromir, mentre Ilaria annuì tristemente.
- Avanti Rore, fai strada. il sentiero settentrionale non dovrebbe essere lontano. - aggiunse una glaciale Lùce riprendendo la via.
Il crepitare della fiamma aggrappata a ciascuna torcia era l'unica eccezione ad una marcia completamente silenziosa. Salvo il gracchiare di un corvo, gli schiocchi degli arbusti spezzati dalle due punte della spedizione o i passi nella boscaglia; nessun suono, nessuna parola. Tra le fronde fitte di tanto in tanto la luce di una gelida luna filtrava fino al suolo, per scomparire un attimo dopo, coperta dal movimenti dei rami scossi dallo Spirafossa, sempre più rigido. A un tratto, senza preavviso, Roredrix arrestò la marcia sollevando la destra in modo che tutti potessero vederla. Il gruppo si fermò, prima di disporsi ai lati del sentiero aperto a suon di spada, celandosi nella vegetazione. Le torce vennero spente rapidamente e spade e pugnali lasciarono i loro foderi lentamente, senza emettere alcun rumore. In lontananza, apparendo e scomparendo, una luce, come un riflesso di luna, una scheggia di fuoco serpeggiava di tronco in tronco. Apparendo, scomparendo, apparendo, scomparendo, ma inesorabilmente prosegundo nella direzione dei Templari Neri.
- Riesci a capire di cosa si tratti? -
- Non ancora... non sembra un animale, non gli occhi di un animale almeno. - sussurrò di risposta a Wayscraper Roredrix.
- Forse worgen, quei mezzi lupi hanno un accampamento in questi boschi. Odio questi ibridi orrendi. - mugugnò Bryger.
- Mezzi lupi e... mezzi cosa? - chiese interessato Wildhoney.
- Uomini.- rispose asciutta Lùce.
- Interessante! Mai visti lupi bipedi! -
- Shhh, fate silenzio. - ordinò Erebus e poi a Roredrix: - Avviciniamoci, vediamo di capire di cosa si tratti prima di pensare alle contromisure in caso di minaccia. -
- Meglio pensare al peggio per non trovarsi spiazzati, Evocatore. - precisò Lùce con un filo di voce. Erebus decise di ignorare le parole della sacerdotessa e annuendo dette il via al guerriero che più silenziosamente possibile cominciò ad allargarsi sulla destra, seguito da Wayscraper sulla sinistra. Erebus e gli altri avanzarono al centro.
La luce traballò, poi scomparve per ricomparire più in là, poco distante. Era una torcia. Senza dubbio una torcia. Roredrix, con una affilata spada corta in mano, avanzò di una diecina di passi. Le ombre proiettate dalla torcia animavano una foresta peraltro già poco amichevole. Una miriade di immaginarie creature d'ombra schizzavano da pianta in pianta circondando i viaggiatori con abbracci freddi e tutt'altro che rassicuranti. Il guerriero proseguì ancora, ma una radice lo tradì facendolo inciampare. Il peso dello zaino lo sbilanciò e per non cadere a terra dovette aggrapparsi ad un piccolo arbusto che, scosso, tradì la sua posizione. Roredrix maledisse le tenebre e si congelò. La fiamma, però, non si era mossa. Era ancora lì, a una diecina di metri ormai da lui. L'esperto guerriero valutò la siautazione: con la sua copertura saltata attendere non aveva più senso. Se fosse stata uan minaccia avrebbe di certo evitato di essere aggirata, ora che aveva ben chiara la sua posizione; se non fosse stato nulla di pericoloso... allora attendere sarebbe stata una perdita di tempo. Così inspirò, trattenne l'aria nei polmoni e scattò verso la torcia pronto al peggio. Wayscraper, dalla parte opposta, avvertendo il rumore provocato dal compagno, intuì la sua scelta, pur non comprendendola, e schizzò a sua volta da sinistra. Il gruppo rimase invece fermo.
Gli arbusti gli frustarono il viso più volte, prima che Roredrix raggiunse la meta... trovando una torcia assicurata a un metro e mezzo da terra ad un albero, ma senza il suo proprietario. Wayscraper emerse dalla vegetazione e fissò incredulo la torcia.
- Un diversivo. - sussurrò Roredrix al compagno, prima di comprendere esattamente cosa comportasse.
Una voce colpì il gruppo come una pioggia di frecce, congelando ciascuno nella propria posizione.
- Non muovetevi, o sarete morti. Siete sotto tiro. -
Proveniva dal bosco, ma era difficile capirne la direzione. Un uomo.
- Mi chiamo Erebus, iniziò l'evocatore tentando di guadagnare tempo, siamo viandanti in cerca di asilo presso Darkshire. Vogliamo solo un tetto sotto cui riposare e ripartire domani. Non abbiamo intenzioni ostili. -
- Non siete viandanti e non siete innoqui come dici, continuò la voce dalla boscaglia, così come non sono viandanti i due combattenti che ho attirato più avanti. -
- Se non altro non è un worgen. Non guaisce nè ulula. - sussurrò Wildhoney abbozzando un sorriso.
Le fronde si mossero ed un uomo ne uscì seguendo la punta di un dardo di balestra puntato su Erebus.
- Non muovetevi fino a quando non lo dirò io. - ribadì freddo l'uomo. Indossava uan cotta di maglia perfettamente curata che spiccava all'altezza del collo e delle maniche da dietro una giubba nocciola. Una cintola a banda larga la assicurava all'altezza della vita ed una spada lunga finemente lavorata riposava nel suo fodero. L'uomo studiò il gruppo poi abbassò la balestra ed estrasse la spada prima di guardarsi intorno.
- Non siete viaggiatori occasionali, questo è certo, ma non credo siate una minaccia per noi. Io sono il guardiano Callahan, responsabile dei sentieri settentrionali. -
- Sei un membro dei Guardiani del Crepuscolo? -
- Sì, guardiano Callahan. -
Le fronde vennero scosse tutto intorno al gruppo e Roredrix e Wayscraper irruppero come uragani.
- Una trappola, al posto dell'ostile solo questa... -
- Torcia. La prendo io quella. Non è prudente muoversi senza luce di notte, in questi boschi. - e per nulla scomposto il guardiano Callahan si avvicinò ad un incredulo Roredrix e fissandolo con i suoi profondi occhi neri, riposta la balestra nell'imbracatura dietro la schiena, gli prese la torcia dalla mani.
- Avete detto che siete diretti a Darkshire. Seguitemi. Faccio strada. - e senza attendere una risposta si avviò.
- Ma chi sarebbe quello? - chiese Wayscraper allargando le braccia in attesa di chiarimenti.
- Ne parliamo dopo. Al caldo di un fuoco. - rispose Ilaria incamminadosi e lanciando preoccupati sguardi alla foresta.
- Non credo che tutti i fuochi di Kalimdor potrebbero riscaldare queste terre... concluse triste Yukina seguendo la sacerdotessa e imitato da tutti gli altri.
* * *
Il guardiano Corwin fu la prima anima viva che si avvicinò al gruppo in arrivo. Non vi erano bambini, non vi erano donne a quell'ora in giro, a Darkshire. Solo le milizie che ormai da anni pattugliavano tutta le strade e la città senza sosta, armati di spada, balestra, e la luce di una torcia, sempre. "Le tenebre non sono mai foriere di qualcosa di buono, nei boschi crepuscolari intorno a Darkshire." Il guardiano Callahan lo aveva ripetuto più volte durante la loro marcia verso la cittadina. Le case, un tempo dalle tinte vivaci e accoglienti in tutto e per tutto simili a quelle della gemella oltrefiume Goldshire, ora erano cupe, in taluni casi scurite dal tempo, ma non certo a causa di incuria o scarsa manutenzione. Piuttosto erano semplicemente marziali, essenziali. Wildhoney valutò che quelle case erano perfettamente manutenute, semplciemente non sembravano case adatte a famiglie, quanto piuttosto piccole caserme. I vetri, tutti, erano protetti da sbarre, le porte rinforzate, persino la fontana della piazza sembrava più austera di quanto avrebbe dovuto essere. La cassetta della posta fuori dalla locanda era stata divelta dal pavimento ed di essa restava solo un piccolo cratere. Accanto la nuova: in pietra e acciaio, indistruttibile. Una sinistra luna illuminava la piazza silenziosa.
- Buona caccia, guardiano Callahan e ben tornato.- disse preoccupato.
- Buona caccia a te, guardiano Corwin. -
Luci e ombre sul viso del vecchio e baffuto guardiano non ingannarono Ilaria che dopo un attimo di esitazione si abbandonò ad un sorriso liberatorio:
- Corwin! Non ci posso credere! -
Il guardiano mise a fuoco la donna di fronte a sè, spostando l'attenzione dal guardiano Callahan a Ilaria, quindi la riconobbe.
- Donna Ilaria? E' davvero lei? Qui? -
La sacerdotessa annuì.
- Le sue preghiere sono sempre un faro nella notte per me, soprattutto in questi tempi tristi... oggi un altro guardiano non è tornato. -
- Cosa dici? Chi? - chiese Callahan avvicinandosi a un palmo dal viso del vecchio.
- Si tratta di Page, guardiana Page. -
Il guardiano rimase impietrito.
- Lo sapevo! Avevo detto a Milady Althea che era troppo presto! Maledizione! Devo andare a fare rapporto, anche su questi "ospiti", accompagnali alla locanda mentre io vado a parlare col mio reggente.- e si allontanò di gran fretta verso il quartier generale dei Guardiani del Crepuscolo.
- Certo, guardiano Callahan. - sussurrò rassegnato.
- Mi dispiace, per la vostra commilitona. - disse serio Bryger avvicinandosi al vecchio guardiano.
- Dispiace molto anche a Callahan, credetemi, e forse aveva ragione, ma di questi tempi le risorse scarseggiano e mandare la gionave Page al crocicchio inferiore è stata uan decisione difficile da prendere per Milady Althea, una decisione difficile quanto necessaria. Callahan non crede che la figlia del reggente sia già in grado di prendere il comando, ma si sbaglia. Lady Althea è un Ricciolo d'ebano proprio come suo padre e anche se giovane combatte come un veterano. Le manca esperienza, certo, ha l'ardore dei giovani, vero, ma è in gamba. - Il vecchio voltò le spalle alla fontana e si incamminò verso la taverna.
- Troverete cibo e ristoro qui. -
- Esattamente quanti sono caduti? - chiese Roredrix affiancando il vecchio.
- Dodici. Con Page. - il vecchio Corwin si fermò e guardò la luna, si accarezzò i lunghi paffi grigi e si voltò verso Roredrix. I suoi occhi non lasciavano dubbi: era terrorizzato.
- I non-morti sono creature pericolose, ma prevedibili. Seguono degli schemi, seguono delle... strade. Noi pattugliamo le strade e li teniamo sotto controllo da decenni ormai; tuttavia, negli ultimi mesi, la loro strategia, i loro... comportamenti, sono come cambiati. Evoluti. Sono più furbi, tendono trappole, si muovono in gruppo. Temo che la Sua mano si stia allungango fin nel cuore dei Regni Orientali, fino a Darkshire... - poi si schiarì la voce e raddrizzò la schiena.
- Non credo che siamo già a questo punto, Corwin. Non credo che sia in grado di portare la sua influenza fin quaggiù... almeno per ora. - rispose Ilaria glaciale.
- Lo penso anche io, le fece eco Lùce, tuttavia è imperscrutabile la mente del signore dei non-morti così come imprevedibili sono le sue azioni. - Corwin si voltò di scatto verso la sacerdotessa che non mosse un muscolo.
- Che ne sai tu del Signore dei Lich? -
- Non più di quanto sia scritto nei libri. -
Il vecchio sbuffò, poi si voltò e riprese a far strada.
- Io invece non leggo libri, ma lo vedo ogni giorno, negli occhi senza vita delle creature che fronteggiamo. -
Ilaria guardò Lùce e la fissò per un attimo quindi la invitò con un gesto del capo in direzione del vecchio Corwin.
Lùce sbuffò impercettibilmente, quindi mani congiunte si avvicnò al vecchio e iniziò a parlare con voce ferma, ma più dolce:
- Chiedo perdono, guardiano Corwin, per la mia sfacciata e inopportuna miopia. Non volevo mancare di rispetto nè a voi che al vostro ordine, nè soprattutto ai vostri caduti. - e fece un leggero inchino col capo - Pregherò affinchè la vostra guerra contro il male un giorno veda la fine. -
Corwin, di fronte alla locanda, lasciò il pugno chiuso a mezz'aria. Stava per bussare alla porta e si voltò verso Lùce. I suoi occhi stanchi e cerchiati di rosso contenenvano a stento le lacrime.
- Page aveva appena sedici anni. L'ho vista nascere. Ed ora è morta. Mi scuso io per i miei modi. Qui, come ho detto, troverete ristoro, almeno per una notte. - e bussato tre volte, attese in silenzio che il locandiere aprisse la porta.