Dopo una pausa piuttosto lunga e in expaggio per Cataclysm, si riparte! Se tra un livello e l'altro volete rilassarvi con qualcosa di diverso, ecco qua il nuovo capitolo di Stelle Cadenti!!!
Buona lettura!
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Ad una sola voce
Il fascio di luce al centro della tavola si intensificò e la voce riprese a parlare direttamente nelle menti dei presenti, come pochi attimi prima.
- Seguendo la luce che irradia su tutto il creato, così come le ombre da esso proiettate su ogni cosa, sia questa animata che inanimata, si incontrano al Cerchio di Shatthrat per le orde degli Orchi tutti, Thrall Go'el, Signore della guerra, reggente di Ogrimmar, al consiglio di Dranosh Saurfang, il giovane; per le tribù dei Tauren tutti, Cairne Bloodhoof, colui che legge nei segni, reggente di Thunderbluff, al consiglio Baine Bloodhoof; per i popoli degli Uomini tutti, Varian Wrynn, Re, il Lupo Bianco Lo' Gosh, sovrano di Stormwind, al consiglio lord Bolvar Fordragon; per gli eserciti dei Nani tutti, Magni Barba di Bronzo, Re, colui che scolpisce nella pietra, sovrano di Ironforge; per gli ancestrali ed Elfici popoli tutti, Tyrande Sussurro del Vento, Alta Sacerdotessa di Elune, reggente di Darnassus, al consiglio il maestro dei druidi Fandral Stanghelm; per i viaggiatori Draenei tutti, Velen, il profeta, reggente di Exodar, al consiglio Farseer Nobundo; per i morti tutti che la morte hanno abbandonato, Sylvanas Cavalcavento, la Regina Banshee degli Abbandonati, La Dama Oscura, sovrana della Città Morta, al consiglio il maestro Faranell; in rappresentanza della fazione dei Kirin Tor, l’arcimago Cedric, comandante dell’Occhio Viola, al consiglio l’arcimaga Leryda; per gli elfi del sangue tutti, il Gran Magister Rommath, capo dei Magi del Sangue, signore di Silvermoon; in rappresentanza della fazione delle Scaglie del Tempo, la Bronzodrago Soridormi, al consiglio la Bronzodrago Indormi e per la vita in tutte le sue manifestazioni, per i draghi discendente da ogni Aspetto, la Rossodrago Alextrasza, la Regina dei Draghi, Colei che porta la vita. –
A’lar non si aveva interrotto le presentazioni neppur eper un secondo e con cadenza atona aveva elencato ogni partecipante alla tavola; poi, inaspettatamente, riprese la parola:
- Per le tribù Troll? Chi parlerà a questo tavolo? –
- Parlerà per le tribù Scurolancia e Spezzalancia Bairne Bloodhoof, sciamano dei Tauren. –
- E sia, e si faccia avanti e prenda posto al tavolo con i suoi pari in nome degli gnomi tutti, il grande ingegnere Gelbin Mekkatorgue, l’ingengoso. –
Lo gnomo ebbe un sussulto: un grosso lacrimone si allargò contro le lenti del suo visore offuscandone la vista. Ondeggiando, praticamente a tentoni, raggiunse un posto libero e si sedette. Era la prima volta che veniva riconosciuto con quel ruolo. Era la prima volta che aveva voce in capitolo a nome dei suoi fratelli.
Ancora il silenzio, la pace prima dell'imminente tormenta.
Come consuetudine la parola spettava a colui che aveva richiesto l'incontro e in quell'occasione l'onere e l’onore di rompere il ghiaccio spettava all'arcimago Cedric.
Il mago tamburellò un paio di volte sulla spessa copertina del tomo che aveva di fronte quindi alzò gli occhi al fascio di luce di fronte a sè e con voce decisa e apparentemente priva di alcuna emozione, iniziò il suo discorso.
- Nella mia vita ho avuto la possibilità di confrontarmi con situazioni ed eventi davvero sorprendenti, tuttavia, nonostante la mia non trascurabile esperienza, non posso negare che sono sorpreso nel dover fortunatamente constatare che le mie stesse previsioni da me elaborate quasi un anno da oggi, si sono rivelate fallaci. Concedetemi alcuni minuti del vostro prezioso tempo in modo che possa, da bravo studioso, relazionare anche a coloro che siedono tra voi per la prima volta cosa ci ha portato, noi tutti, a condividere la stessa sala, in pace.
- Un anno fa la mia fedele allieva Leryda si è presentata alla mia porta non in cerca di consiglio, come spesso capita, no: si è presentata al mio cospetto con una notizia che, a suo dire, aveva dell'incredibile. Rammento le sue parole nella memoria: "Nelle lande intorno alla "piana di Dalaran" è stata stipulata la prima tregua dalla Terza Guerra, una tregua tra le forze Alleate e quelle dell'Orda." Era evidente che la storia non rappresenta l'elemento principale dell'istruzione dei giovani maghi di adesso, ancorchè elfi, perchè nella mia esperienza ero consapevole che non era il primo caso di alleanze nate tra forze opposte per fronteggiare minacce comuni. Alleanze, queste, frutto di reciproci vantaggi da ricercare nel denaro, nella politica, nella difesa di confini ed equilibri necessari da mantenere tali. Così, lo ammetto, accolsi con freddezza ed indifferenza la notizia, ritenendo un evento in fin dei conti non basilare, soprattutto perchè l'alleanza, voluta dal sovrano di Stormwind, Re Varia Wrynn, non poteva che non essere il frutto del timore di non riuscire a respingere fin troppo concrete minacce a questo mondo dai Regni Esterni ormai non più tali, dopo l'apertura del Portale Oscuro. Non vogliono queste essere offese, miei Siri, ma semplici constatazioni del pensiero di un vecchio mago oggi seduto qui, accanto a voi.
- Dicevo che accolsi con scetticismo questa ennesima alleanza: il timore è un collante davvero formidabile, non c'è dubbio, ma solo se reso forte dall'ignoto. Non appena la verità e l'entità della minaccia si manifestano, anche gli equilibri si tarano, adattandosi ad esse e, di conseguenza, quella che poteva essere nata come una alleanza alla pari, inesorabilmente veniva alterata piegandosi ai giochi di potere alimentati dalla forza reale di ogni fazione. Così, dopo due settimane di analisi, convocai la qui presente Leryda, la mia allieva prediletta, perchè volevo che apprendesse quanto avevo elucubrato: due mesi. Fu questo il mio responso. Due mesi per addentrarsi nei Regni Esterni, due mesi per equilibrare l'alleanza e, in definitiva, vederne la fine.
- Sottolineo questo mio pensiero, perchè accolsi con sorpresa la prima convocazione a questo tavolo, proprio a poco più di due mesi dalla notizia della prima alleanza. Ero sicuro, infatti, che non vi fosse un motivo veramente tale che potesse legare razze così eterogenee e, da sempre, in lotta l'una contro l'altra; ma come spesso capita anche al più sapiente di questo mondo, quando ritieni di possedere tutti gli elementi per elaborare la tua analisi, ti accordo che l’analisi non è corretta per averne tralasciato altrettanti. Nel primo incontro di cui mi onoro essere stato testimone, venni a conoscenza del vero motivo, della vera causa che come effetto ha riunito le due fazioni, una motivazione non materiale, non analizzabile con la sola scienza, un evento intangibile eppure dirompente nella sua concretezza. In quell'incontro venni a conoscenza della visione avuta dal Profeta Velen, qui presente, così come dall'alto sciamano Cairne, presente anch’eqli. I segni del ritorno di una minaccia che ritenevamo, noi tutti, lontana nel tempo e nello spazio, una visione terribile come solo la luce della verità può essere. Ricordo nitidamente ogni parola della descrizione dei due profeti e perdonatemi se la ribadisco senza tralasciare alcun dettaglio, ma in essa, ed in essa soltanto, vi è la forza che ci tiene uniti, qui, oggi, insieme.
- "Laddove vi erano alberi secolari, ancestrali presenze senza tempo sulle cui fronde immote risiedeva la città dei presagi, soltanto arbusti seccati da un vento gelido proveniente dal nord. E non vi era abitazione o tempio risparmiato dal ghiaccio, così come non vi era prezioso incastonato nelle fondamenta della terra che non avesse perso il colore. E vidi i padri e i figli incatenati i primi ai secondi, a piedi nudi nella neve, che seguivano in fila indiana il loro destino e vidi infine il primo di loro, il padre di noi tutti, in cima alla fila, un sovrano dei tempi che furono, con abiti un tempo regali ora fatti a brandelli da impietose beccate di corvi, col capo chino e la pelle violacea che recava oltre al fardello che lo seguiva, la sua gente, una corona di ghiaccio sul capo."-
L'arcimago chiuse gli occhi e rimase in silenzio così come i presenti. Aveva riportato parola per parola quanto avevano visto i due veggenti e il significato intrinseco di quella visione era innegabile, era terrificante.
- Seppure per analizzare nel profondo ogni immagine e parole occorrerebbe la sapienza di un savio, le immagini evocate dai profeti erano piuttosto eloquenti anche per lo studioso meno erudito. A questo, poi, vanno aggiunte le numerose testimonianze raccolte nei continenti di reazioni a dir poco inattese e stupefacenti dei non-morti oggi sempre più scaltri, più acuti... più intelligenti ed imprevedibili... mi sovviene il rapporto davvero incredibile della reggente dei Guardiani di Darkshire in merito al diversivo posto in essere dalle creature che fronteggia da sempre per avvelenare le riserve di acqua e cibo della guarnigione... Insomma, misi Siri, la verità è una e sintetizza decine di indizi raccolti nel tempo ben prima che la visione prendesse corpo: sta tornando. Questo è il significato. Colui che si esiliò anni orsono nelle Terre del Nord, tornerà, qui, nel nostro mondo, nelle nostre case, e come già accaduto in passato, non sarà importante se saremo orchi o umani, perchè il suo obiettivo prevedrà gli stessi esiti per entrambi. Ecco, mi dissi, perchè la tregua ed ecco, mi dissi, perchè questa volta la tregua reggerà. Rimasi basito dal constatare la freddezza con cui i regnanti di allora così come quelli di adesso riuscirono ad affrontare la discussione e in particolar modo rimasi colpito dalla contromisura che dalla discussione prese corpo intervento dopo intervento, rimasi scosso dalla portata dell'idea, dal Progetto, un artifizio di rara astuzia e possenza, un progetto, questo, estremamente complesso e articolato che, tuttavia, aveva gli elementi per concludersi con un esito a noi favorevole. L'analisi avanzata in primo luogo dalla Regina Sylvanas e dallo stesso Re Wrynn, era del resto ineccepibile: L'Esiliato e le sue legioni erano quasi invincibili. I margini di uno scontro frontale con lui erano davvero minimi, senza contare che di certo questo, come tutti i presenti sapranno, anche in caso di una improbabile vittoria, non avrebbe posto fine alla minaccia. Come dicono le leggende, ormai fin troppo simili a storia, "Ci sarà sempre un Signore dei Lich": la morte dell'Esiliato altro non porterebbe alla sconfitta dell'uomo, forse, ma non dell'essenza che gli da il potere, quella... purtroppo... non può essere stroncata. Il Progetto, infatti, ha del geniale. Se una bestia non può essere uccisa, allora è necessario ridurla all'incapacità, renderla cieca, muta, sorda, immota, inoffensiva.
- Conoscere l'obiettivo normalmente è già metà della strada che il saggio dovrà percorrere per raggiungere la meta ma, quando si tratta di forze così antiche, conoscere la soluzione non è altro che fumo, senza una concreta strategia da seguire punto per punto... e così devo dirlo: rimasi... sorpreso, quando la lezione, il primo passo nella nostra ricerca di sapere venne proprio dall'ultimo degli ospiti di questa sacra sede su cui avrei puntato per la risoluzione dell'enigma che ci affliggeva. Un sovrano, certo, ma pur sempre un nano la cui razza, per esperienza, difficilmente riesce a superare lo stato di infante nella conoscenza delle arti arcane. Non me ne voglia, Re Magnus, perchè anche in questo caso voglio solo rendere evidenti i miei pensieri senza alcun inutile offesa, completamente estranea al mio intervento di questa sera.
- Re Magnus azzardò una soluzione pittoresca e rischiosa: collegandosi all'utilizzo da parte del sommo Medievh di alcuni portentosi artefatti magici capaci, se utilizzati con sapienza, di aprire ovvero chiudere portali extradimensionali, propose di evitare lo scontro diretto e di imprigionare la Minaccia in una dimensione controllata, per l'eternità. In effetti, lo stesso Portale Oscuro venne sigillato ai tempi con l'impiego dei quattro oggetti da parte del sommo arcimago che impiegò l'Occhio, il Cranio, il Braccio e il Concetto, conosciuti anche come l'Occhio di Dalaran, il Teschio di Gul'dan, lo Scettro Ingioiellato di Sargeras e il Tomo di Medivh, il libro scritto dallo stesso arcimago per guidare l'arcanista, amplificare il potere suo e degli oggetti e collegarne gli effetti.
- Come è noto, i segreti di ogni confraternita non possono essere resi noti altrimenti non solo il segreto non è più tale, ma la confraternita stessa ne risulta indebolita, nel migliore dei casi... tuttavia la profezia di cui ero venuto al corrente era inequivocabile e influiva sulle esistenze di tutti, presenti ed assenti al tavolo. Ero restio a condividere uno dei segreti più sacri del Kirin Tor, soprattutto considerando il mio ruolo di custode esclusivo di tale segreto; tuttavia, il gesto davvero sorprendente di Re Magnus non mi lasciò altra scelta. Se il re dei nani metteva sul tavolo l'Occhio di Dalaran, da sempre in suo possesso, venivo a sapere, anche io non potevo tacere. Dalaran, del resto, aveva ferite ancora aperte e scolpite nelle carni, dopo l'arrivo di Archimonde e delle armate del Signore dei Lich, ad opera di Keltuzad, il traditore, che utilizzò proprio il Tomo per i suoi scopi. Per questo, ero certo che anche i miei superiori di oltre oceano avrebbero appoggiato la rivelazione e, comunque, ero io a rappresentarli a quel tavolo investito della loro autorità. Così misi a conoscenza i partecipanti che il secondo oggetto, il quarto per essere corretti, il Tomo di Medivh, non era in nostro possesso, ma che avremmo potuto raggiungerlo. -
Le dita dell'arcimago ripresero a tamburellare sul tomo dalla copertina vermiglia.
- Ed eccolo. Il tomo di Medivh, il motivo per cui vi ho convocato. -
I quattro elfi collegati tra loro sorrisero e il fumo al centro della runa assunse tonalità più accese, rilucendo di riflessi color rubino.
- Sorprendente, umano, mantenendo la tua parola hai la mia stima. - grugnì Thrall annuendo.
Re Magnus si passò una mano sulla barba fulva, quindi afferrò la coroncina che portava sempre sul capo e la adagiò sul tavolo. Quindi fece pressione sulla pietra azzurra come il cielo, facendone scattare il meccanismo che la teneva ancorata ad essa. Una volta estratta, il nano mostrò a tutti i presenti la pietra celata dietro l'acquamarina: una pietra nera come la notte più buia sulla quale spiccava un occhio dai riflessi indaco.
- L'Occhio di Dalaran! - disse come aveva fatto una diecina di mesi prima.
Sylvanas sorrise e prese la parola.
- Due oggetti su quattro. L'alleanza voluta dagli uomini porta i suoi frutti. Mi compiaccio, tuttavia averne due o nessuno è lo stesso. Occorre anche il teschio affinchè si possa anche solo pensare di avere una freccia al nostro arco. -
- Non ha torto, la Regina del mondo di sotto, aggiunse Lady Tyrande scuotendo il capo, tre oggetti è il minimo per avere l'energia sufficiente per aprire un portale che possa restare aperto il tempo necessario per avvolgere una superficie necessaria... del resto ritengo che il quarto oggetto sia decisamente lontano dalla portata di ciascuno di noi. -
- Lo è adesso, tuttavia non dobbiamo dimenticare che le opportunità sono già scritte e disseminate nel corso del tempo: attendere o inseguirle, questa è la scelta che dobbiamo prendere oggi. - la voce di Soridormi era quasi inebriante.
- Vero, tuttavia risulta a mio avviso, quanto meno "rischioso" assecondare le forze che vogliono evocare Kil'jaeden in questo mondo solo per tentare di strappargli l'oggetto. Rischieremmo di arginare un incendio con un uragano ben più devastante. No. Dovremo farcela con tre oggetti.- concluse Varian incrociando le braccia sul petto.
- Mi trovo d'accordo col sovrano della città degli uomini: dobbiamo procedere a piccoli passi sul sentiero che conosciamo, non intrappolarci in ragnatele di imprese il cui rischio non è neppure possibile da quantificare. - annuì con voce profonda Bairne prima di scuotere il capo a destra e sinistra per dare forza alle proprie parole.
- Molto convincenti entrambi voi, tuttavia restano le parole di Lady Sylvanas: due oggetti è a malapena l'inizio, a proposito di questo, chiedo al rappresentante dei Kirin Tor, in che modo proprio adesso un oggetto dimenticato e irraggiungibile è entrato in vostro possesso? Non è mancanza di fiducia, tuttavia sono io il solo ad essere quantomeno sorpreso di questo incredibile tempismo nel ritrovamento del Libro? - l'elfo del sangue sorrise, quindi fissò coi suoi occhi verde smeraldo l'arcimago Cedric e rimase in attesa. Alle sua spalle l'ambasciatore Tristesole chinò impercettibilmente il capo concentrato.
La maga Leryda divenne scura in volto, ma il suo mentore non battè ciglio e invece si abbandonò ad una risata.
- Ho sempre amato il sottile pragmatismo elfico, sia questo degli alti elfi - la mia allieva è portentosa nel ricercare spiegazioni razionali applicabili a tutto - sia questa proveniente da “altri” elfi. Magister Rommath, comprendo la sua domanda, la ritengo lecita, opportuna, ovvia quasi, benchè priva di acume in quanto ritengo che la risposta sia ovvia almeno quanto la domanda. Quale miglior luogo per tenere custodito un tomo se non la biblioteca di un mago che mai lo aprirà, pur proteggendolo? Tenere il tomo nella Torre Bianca tra i libri di un potente mago, peraltro, ironia della sorte, un vecchio membro del consiglio dei Kirin Tor, è stata la soluzione più razionale, semplice nonchè astuta del mio superiore di oltre oceano. Nessuna casualità o fortuita coincidenza, Magister, ma solo calcolata strategia. -
Il signore degli elfi del sangue ascoltò con attenzione quindi si voltò verso il proprio consigliere. L'ambasciatore Tristesole bisbigliò al suo orecchio, quindi si voltò verso il fascio di luce al centro.
- Soddisfacente. Una soluzione degna di un arcanista, del resto. -
- Molto bene, adesso che il punto è stato fatto, è il momento di fare un passo avanti! - quasi gridò Thrall schiaffando una mano sulla lastra di marmo.
- Ogni atto di questo consiglio è procedere verso la soluzione. - sussurrò il profeta Velen fissando l'orco dall'altra parte del tavolo.