Come già "annunciato" precedentemente a Sceiren, ecco la storia di Baghy.
Ho raccolto il coraggio di farlo, e devo dire che mi sta motivando molto in questi giorni scriverla
Forse non la leggerà nessuno, o forse la leggerete tutti, ma intanto, ecco il primo capitolo!
Premetto che se le idee alla fine della lettura saranno confuse, l'effetto è voluto.
La storia si dipanerà capitolo per capitolo
Mi sento sola.Era un pensiero che le nasceva spesso nella sua mente, negli ultimi tempi.
Aveva degli amici meravigliosi, ma le mancava l’amore.
Suo padre l’aveva avvertita che la sua vita non sarebbe stata facile, e che doveva aspettarsi di vivere da sola. Le aveva insegnato a vivere il meglio di tutto, sempre a stretto contatto con la natura. Ma vivere da sola le faceva sentire pesantemente la solitudine. Nel suo villaggio tanti avevano trovato la propria metà, si erano sposati e avevano avuto dei figli. E tutto questo a lei mancava.
Faceva parte di un popolo che non amava la magia; utilizzavano la luce e l’energia della natura per curare i feriti o i malati, o la luce oscura e l’energia delle stelle e del sole per ferire i nemici. Lei aveva scelto la strada del guaritore, poiché non amava ferire le persone; anche se in passato era stata costretta ad utilizzare le sue abilità per potersi difendere.
Portandosi una mano ad accarezzare la sua lunga treccia, si ridestò dai suoi pensieri. Con un sospiro, alzò lo sguardo verso il cielo e notò le nubi scure che si avvicinavano: nel giro di qualche ora sarebbe arrivata una pioggia insistente e fastidiosa.
Si voltò verso i suoi amici. Anche in mezzo a loro, si sentiva bene o male fuori posto.
Erano tutti disposti a cerchio intorno al fuoco di campo. Si sedette tra loro e guardò colui che veniva considerato il capo all’interno della compagnia mentre stava intagliando delle frecce per il suo arco. Era un bravo cacciatore: scaltro, veloce, intelligente e percepiva il pericolo prima di tutti gli altri. Inizialmente non era stato stabilito un capo ma lui si era fatto valere per l’onestà e la sua capacità al comando in diverse occasioni, per cui da allora tutti aspettavano e ascoltavano i suoi consigli.
Sentendosi osservato, egli alzò lo sguardo, esprimendo con gli occhi la domanda mai espressa che circolava tra i due da alcuni mesi.
Tutto bene?Lei sorrise e scrollò la testa in maniera discreta per non farsi vedere dagli amici, che stavano portando avanti la discussione che li tormentava da giorni.
Un loro amico era stato gravemente ferito. Era stato aggredito giorni addietro, ma non era riuscito a raccontare nulla: era tornato al villaggio ed era svenuto tra le braccia del loro amico, senza che loro potessero sapere di chi fosse la colpa delle ferite di tale portata.
Senza accorgersene, lei si perse nei meandri dei suoi pensieri, fissando i lenti movimenti ondulatori e ipnotici delle fiamme.
Dalle ferite che aveva guarito, doveva essere stato qualcuno in pericolo di vita e si fosse difeso convinto di essere stato stanato. Aveva utilizzato dei pugnali molto affilati e avvelenati. La sua convinzione che fosse un assassino molto esperto aveva preso radici dal momento stesso che il suo amico era di corporatura più muscolosa e massiccia rispetto alla norma e difficilmente riuscivano a coglierlo di sorpresa.
Ci erano voluti diversi giorni per farlo guarire dai veleni e far risanare la pelle dalle ferite.
Chiuse e riaprì gli occhi, quando si sentì chiamare e tornò alla realtà. Senza rendersene conto, si era persa nei suoi pensieri per più di un’ora, ed era arrivato il tempo di rientrare al loro villaggio.
Con un sospiro si alzò, raccolse le sue borse, si trasformò in pantera e in pochi balzi felini raggiunse gli altri, che nel frattempo l’avevano già distanziata di qualche yarda.
- Baghy!
La loro amica, che aveva deciso di rimanere al villaggio per stare al capezzale del ferito, le stava andando incontro con un’espressione preoccupata in volto. Una volta raggiuntala, le sussurrò qualcosa, dopodiché salutò gli altri e tornò alla costruzione da dove era uscita.
Gli altri la fissarono curiosi.
- Si è svegliato – disse in tono serio – e ha chiesto subito di me – proseguì. – Sembrerebbe che non voglia parlare con nessun altro, né mangiare o bere finché non m’avrà detto ciò che ha da dirmi.
Quindi si diresse verso la casa dove giaceva l’amico in un letto sotto le cure di tutti i curatori del villaggio. Dietro di sé sentiva i passi degli amici. Si voltò.
- Sarebbe meglio se mi aspettaste a casa sua – disse, indicando il loro capo. – Io vi raggiungerò non appena avrò parlato con lui.
- Perché solo tu? Cos’è che puoi sapere solo tu e non noi?
- Non lo so. Sto andando da lui per scoprirlo – anche se temeva di conoscerne il motivo, ma questo non lo disse.
- D’accordo, anche se non mi convince.
Presto il capo in ogni caso avrebbe capito qualunque cosa ci fosse sotto. Lui, in qualche modo, veniva sempre a sapere la verità.
In silenzio guardò i suoi amici che lo seguivano, senza non averla prima osservata con viva curiosità; una volta assicuratasi che fossero entrati nel piccolo edificio, lei si diresse verso quello dei guaritori con il cuore che le scoppiava in petto.