Siamo al termine anche di questo lavoro.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno consigliato, spronato, corretto, ispirato in quesit mesi per la realizzazione del racconto.
Ci vediamo col terzo e conclusivo capitolo della saga!
Come sempre, vi auguro buona lettura e buon divertimento!
Pietro "Sceiren"
30
Ritorno a Casa (II)
- “Rapporto n. 12 dall’Unione. Lalyrian Venaril, da Orgrimmar. Il condottiero degli orchi Thrall, il Signore della Guerra, è entrato in città acclamato da eroe. L’orco ha mostrato a tutto il suo popolo le spoglie della battaglia conclusa a sua favore, il Teschio di Gulag. I festeggiamenti dureranno a lungo, tre giorni ho sentito, giorni nei quali i visitatori benaccetti al popolo godranno di ospitalità e vitto. Nessuno ha fatto riferimento alle perdite che, a mio avviso, sono state comunque considerevoli. Null’altro da aggiungere. Che il sole risplenda su Quel’danas. Sempre.” Rapporto scarno, ma essenziale nel suo contenuto: il terzo elemento è finalmente stato recuperato. Questo conta. – disse con calma l’ambasciatore Tristesole ripiegando con cura il plico da poco giunto in suo possesso dal regno di Durotar. Davanti a lui, silente, la regina Sylvanas aveva ascoltato con attenzione, senza commentare, riflettendo su ogni parola.
- Milady, un altro tassello è stato aggiunto ed ora come non mai il quadro risulta nitido e definito. –
- La luce giunge solo quando il sole è ormai sorto, l’alba può celare tenebre difficili da scorgere. Lasciamo che l’orco gioisca di questa sua vittoria, ma se anche, come dici, tutto procede come da programma, non sorriderò alla sorte prima del mio dominio su di essa. –
- Naturalmente, mia regina. –
- E per quanto riguarda il secondo fronte? – chiese poi Sylvanas voltandosi.
- Il principe Kael’thas è stato sconfitto. Le sue arche distrutte. Le sue macchine sono ormai involucri prive di alcun potere. Con la conquista dei manaforgia e la morte del traditore, i suoi abomini hanno smesso di muoversi in tutti i Regni Esterni e la minaccia da essi rappresentati è cessata per sempre, mia regina. –
Un sorriso distese le labbra viola della non-morta. Le macchine non avevano carne da infettare, ma come Tristesole aveva puntualizzato, era ormai un problema superato.
- Devo riconoscerlo: il tuo… intervento alla Tavola dei Re con il Magister Rommath è stato quanto meno provvidenziale. Far leva sulle manaforgia per spingere Rommath ad attaccare Forte Tempesta è stato molto astuto. -
- Troppo onore per un semplice consiglio sussurrato nell’ombra. –
- No, ambasciatore, so riconoscere una vittoria e le forze che ne hanno determinato la riuscita… e non dimentico mai i patti stipulati con i miei alleati, siano essi fratelli della morte, che viventi.-
L’ambasciatore trattenne un sorriso e si inginocchiò per celare la propria soddisfazione.
- Mia regina, il premio che agogno da sempre è solo uno: essere nei suoi pensieri quando sarà vittoriosa per avere l’onore di poterla servire, immortale, al suo fianco per le ere che verranno, le ere che la vedranno Regina di Azeroth. -
Lady Sylvanas fece alzare l’ambasciatore con un cenno di mano, quindi gli sussurrò all’orecchio:
- Non mi interessa dominare su di un mondo che marcisce, ma quando otterrò la mia vendetta e il mondo dei vivi cadrà, tu sarai la mia voce immortale. -
L’ambasciatore fece un passo indietro quindi si congedò con un inchino e lasciò gli alloggi della regina Banshee.
* * *
Celata nell’ombra seguì l’elfo del sangue allontanarsi. Da ormai molto tempo non avvertiva la fiamma del desiderio ardere nel suo corpo, il desiderio di vendetta, il desiderio di combattere, ma prima di ogni cosa, avrebbe dovuto fare un passo che al contempo la inebriava e atterriva, nonostante sapesse che simili sensazioni erano una chiara eco della sua vita passata, quella alla luce del sole.
Serina aveva già ucciso per essere certa di quanto aveva scoperto ed ora non aveva più alcun dubbio: doveva di nuovo parlare alla sua Signora, ma non passando per la catena di comando, rischiando di fatto la distruzione per la sua insubordinazione.
Attese ancora qualche attimo, quindi si fece forza e scattando come una vipera trafisse una moltitudine di volte alle reni il gigantesco orco che faceva guardia agli alloggi di lady Sylvanas. La guardia del corpo neppure si rese conto del suo fato e si accasciò silenziosa a terra. Afferrò infine la maniglia e lasciò scattare l’ingranaggio che aprì la porta della Regina del Regno di Sotto.
- Entra pure. – la voce di Sylvanas era sicura e tranquilla. Serina si pietrificò sull’uscio riconoscendo per l’ennesima volta l’immenso potere della sua Signora e assaporando quella sensazione che da viva avrebbe definito orgoglio, nell’essere una figlia di un essere così speciale.
- Mia Signora. – disse rispettosamente chiudendosi la porta alle spalle.
- Cosa ti ha spinto a tanto, banshee? – chiese la regina voltandosi verso la sua interlocutrice.
- Mia Signora, sono consapevole di meritare la cancellazione dall’esistenza per i miei modi, ma non potevo fidarmi di nessuno, dovevo parlare solo alla mia Regina. Così sono stata costretta a farmi strada tra le sue guardie per essere finalmente qui… per fare rapporto. –
Lady Sylvanas voltò le spalle alla banshee in ginocchio:
- Vai avanti. Come ho detto, non disdegno l’astuzia per raggiungere uno scopo… ma non tollero scopi privi di senso. -
- Naturalmente, mia regina. Sarò concisa ed esaustiva. Come ricorderà sono stata corriere da Shattrath con la fiala contenente il veleno sintetizzato nei Regni Esterni. Dopo la dimostrazione, come ordinato, ho atteso in città di essere convocata per tornare alle mie mansioni normali. Non essendo nel mio costume perdere tempo, ho ritenuto di chiedere una degna occupazione del mio tempo per servire lei, mia regina, ma Lord Faranell mi negò un incontro. Allora non ero a conoscenza che aveva lasciato la Città, quindi chiesi di interloquire con il suo secondo in comando, il demone Varimathras. Lord Faranell era molto impegnato con la replicazione del siero che avevamo testato e non indicò dove fosse il demone, così lo cercai per mio conto. Lo cercai nei suoi alloggi, così come nel quartiere della Guerra e in quello della Magia, ma non riuscii a trovarlo, poi, tornando all’Apothecarium, lo intravidi imboccare un vicolo che sapevo essere cieco. Non lo nego, lo ho seguito. Era accompagnato da una guardia, un orco, ed un non morto che non avevo mai visto. Lo seguii nel vicolo e attraverso una botola nascosta nel terreno, in un’area che non sapevo esistere, sotto la città. –
Sylvanas si voltò verso Serina e la fissò con durezza.
- Non ho molto tempo e anche tu, credimi, stai per concludere quello a tua disposizione. Quelle a cui ti riferisci sono parte della rete delle catacombe di Lord’aeron. Giungi al punto in fretta e non riferire quello che già conosco. -
- Naturalmente, mia regina. Il demone, raggiunse un pietra levigata di marmo, lì, senza preavviso, ha ucciso l’orco ed ha versato il suo sangue sulla lastra. Dopo alcuni attimi il demone ha cominciato una discussione con un interlocutore. –
Lady Sylvanas fece cenno di alzarsi con la mano e si avvicinò interessata.
- Finalmente qualcosa di nuovo. Sei riuscita a sentire di cosa parlasse? Con chi il mio buon Varimathras stesse involando la sua discussione? -
- Sì, mia signora, ero nascosta, ma sono riuscita a sentire gran parte della discussione, per questo sono qui, perché non ho alcun dubbio che il suo secondo in comando la voglia tradire! Ho sentito nitidamente fare riferimento a preparativi, a preparativi quasi ultimati. Parlava praticamente solo lui, coprendo quasi sempre la voce del suo interlocutore, dando ordini, dando disposizioni, criticando la sua tempistica. Ad un certo punto, ha fatto riferimento ai numerosi ritardi del suo lavoro ed al fatto che forse aveva commesso un errore a fidarsi di chi non poteva tenere d’occhio di persona, essendo oltre il portale… il sibilo contrariato che provenne dalla lastra mi confermò quello che già sospettavo: mia regina, Varimathras sta complottando alle sue spalle qualcosa di grande con la complicità di Lord Putress, da Shattrath!
- Prima di venire al suo cospetto con questa storia, avevo bisogno di prove, prove che dessero ancora più valore e consistenza alle mie parole, al fine che non sembrassero futili accuse prive di fondamento e così ho trovato il servo di Varimathras, colui che lo aveva accompagnato là sotto e senza alcuna pietà ho estorto quanto volevo sapere. Può sondare la mia mente, per essere certa di quanto sto per dire e quanto ho già riportato alla sua attenzione: il piano a cui facevano riferimento è un colpo di stato, mia signora, un colpo di stato per prendere il potere della nostra città! –
La Regina Banshee non tradì alcuna emozione, poi annuì gravemente.
- Quando ti riportai alla non-vita conoscevo il tuo potenziale ed ora coroni le mie aspettative… superandole! Mi hai portato prove di una cospirazione di cui ignoravo l’esistenza. Sei gli occhi che ho sempre cercato. – ed allargò le braccia accennando un sorriso carico di soddisfazione.
Serina si sentì mancare: si avvicinò titubante alla sue regina che la cinse in un abbraccio.
- Hai riferito ad altri quanto hai riportato a me, figlia mia? – sussurrò.
- Naturalmente no, mia regina, non sapevo di chi fidarmi! –
- Molto appropriato, ancora una volta molto appropriato. Non temere, figlia mia, sarà mia premura occuparmi di questa faccenda immediatamente. –
Serina sorrise sperando di poter essere presente quando la furia della regina si sarebbe abbattuta sui traditori del suo popolo, quindi le gambe le tremarono e le forze le vennero meno. I suoi occhi incrociarono quelli della sua Signora prima di accasciarsi a terra con un’espressione di incredulità dipinta sul viso.
La regina Banshee sorrise fissando il corpo immobile ai suoi piedi, quindi si chinò ed estrasse il pugnale piantato nella schiena fino all’elsa e lo ripose nella sua cintura, poi uscì dalla sua stanza e dette ordine di uccidere le guardie del corpo destinate alla sua persona in quanto inefficaci. Ordinò di gettare in pasto ai ghoul il cadavere dell’assassina che aveva osato offenderla poco prima e di pulire i suoi alloggi e realizzando che anche il destino volgeva a proprio favore, si avviò verso il corridoio adornato dalle candele sospese che aveva voluto. Contemplandole una ad una, si abbandonò ad oscuri pensieri, combattuta tra il desiderio di ragionare sul prossimo obiettivo da raggiungere e il piacere nell’assaporare a pieno i risultati già consolidati.