9. Pandora
Tutto ad un tratto i mesi passati alla ricerca delle rarissime Liferoot nella desertica Desolace assunsero un significato completamente diverso. Queste radici infatti dalle molteplici proprietà ed utilizzi da parte di alchimisti ed iscrittori sono molto spesso dimora dei velenosi Scorpioni Bruni delle sabbie: piccole creature con un veleno potenzialmente mortale in grado di paralizzare un essere umano in pochi istanti e lasciarlo alla mercé dei predatori...che certo a Desolace non mancano. Meushi aveva presto imparato a scansare il loro balzo ed il dannoso pungiglione.
L'esperienza fatta quei giorni fu ora applicata in una situazione completamente diversa...ma ad un certo modo molto simile. Il sibilo che accompagnava l'apertura della porta rivelò per un breve istante una figura umanoide che puntava verso la cacciatrice qualcosa di molto rassomigliante ad un fucile forgiato dai Nani. Un brivido lungo la schiena avvertì l'Elfa della Notte che quello "scorpione" era in procinto di saltare da un momento all'altro: i suoi muscoli si flessero autonomamente ed il suo agile corpo scartò verso destra nel momento stesso in cui una raffica d'esplosioni partiva dalla figura che si trovava di fronte. Ormai fuori dalla traiettoria di quello che le era stato scagliato contro le veloci mani corsero ad arco e faretra nel tentativo di incoccare una freccia e rispondere al fuoco. Ma non le fu possibile compiere tale azione in quanto qualcuno le si era scagliato contro da sinistra cingendola con le braccia e spingendola verso terra. Non aveva fatto caso a chi le si stava scagliando contro poiché era del tutto assorta ad evitare la minaccia frontale. Il nuovo attaccante l'aveva spinta al suolo, e lei subito cercò di dimenarsi riuscendo in pochi momenti a liberarsi. L'assalitore però non aveva posto resistenza a quello...anzi sembrava solo interessato a proteggere la cacciatrice. Quando Meushi si ritrovò accovacciata, si trovò ad osservare Wolborg dal quale fianco sinistro usciva molto sangue da profonde ferite.
- Wolborg!! - gridò Meushi - NOOO!!!! -
Il guerriero portò entrambe le mani al fianco cercando di tamponare le ferite - Uhnnn...non...nghhh...non è niente, un graffio. Tu come stai piuttosto? -
- Io bene....ma tu... - ed in quell'istante si rese conto di essersi estraniata dal mondo circostante. Alzando la testa e guardandosi attorno notò che Banedon si era frapposto fra di loro e la porta coprendoli con lo scudo che come un muro li proteggeva.
Dalla porta non arrivavano più esplosioni di nessun genere. Erano iniziati nuovamente però i lamenti di dolore.
- Meushi - chiamò Numenor sporgendosi dalla porta aperta - credo qualcuno qui necessiti di tue istruzioni....ed in fretta! -
Kiriany si avvicinò alla cacciatrice - Vai Meushi, lascia andare Wolborg, penso io ora a lui. -
L'elfa fissò la paladina...lasciarlo andare?!? Poi guardò le proprie mani. Non si era resa conto che stava stringendo quelle insanguinate del guerriero. Wolborg aveva gli occhi chiusi e respirava a fatica.
- Meushi! - di nuovo Numenor. La cacciatrice si alzo e con due rapidi passi si trovò all'interno della stanza. A terra c'era un essere molto simile ad un umano steso sulla schiena. Jendevis nella poderosa forma d'orso gli teneva una zampa sul petto ed una sul braccio sinistro immobilizzandolo. Il braccio destro era fermamente saldo nelle fauci di Azalin che, con orecchie all'indietro ed un ruggito costante e basso, aveva messo fuori uso il braccio che reggeva l'arma.
Numenor si rivolse alla cacciatrice - E' il caso di lasciarlo andare per ora, dobbiamo recuperare informazioni, e la tua amica non sembra voler dar retta a nessuno...nemmeno al druido. - Jendevis emise un suono roco che sembrava una risata.
- Azalin...qui bella, su - disse Meushi mentre si accovacciava ed estraeva un pezzo della carne secca e speziata che teneva in una bisaccia alla cintura. Il felino lasciò quasi subito la presa, ed a coda alta si diresse verso la padrona...e verso la carne che consumò in un solo boccone. Parlando in elfico la cacciatrice sussurrò qualcosa all'orecchio del felino che prese a fare rumorose fusa.
Nel corridoio Kiriany stava prestando soccorso al guerriero.
- E' molto grave? - chiese Banedon
- Non saprei...queste ferite sono....diverse...non so spiegare come, ma non è nulla di simile a quanto ho visto sinora. - dalle mani della paladina una calda luce si irradiò sulla ferita. Senza però sortire effetto.
Banedon fissava la curatrice - Non....non dovrebbero essersi richiuse quelle? - indicando le ferite ancora aperte
- Si - rispose perentoria ed allo stesso tempo stupefatta lei. Si alzo in piedi, portò entrambe le mani aperte a coppa sopra la testa ed iniziò a recitare un incantesimo. Altra Luce dorata apparve sopra di lei, questa volta più intensa e potente. Quando la luce arrivò ad irradiare quasi completamente le braccia, la Paladina tornò ad inginocchiarsi indirizzando la luce verso Wolborg. L'Elfo fu pervaso dalla Luce ed i suoi muscoli sussultarono. Quando la luminescenza scomparve alcune ferite si erano rimarginate...altre no.
- Non capisco...qualcosa non funziona. -
Rambosso si avvicinò alla Paladina - Cosa non funziona? -
- Le cure...non riesco a curare le ferite di Wolborg! -
- Fammi provare per cortesia - disse il sacerdote lanciando un rapido incantesimo. Che non sortì effetto.
Provò allora con un altro incantesimo molto simile a quello lanciato prima dalla Paladina. Questa volta le ferite si chiusero quasi del tutto, ed il guerriero iniziò a muoversi lentamente.
- Non può essere - disse il sacerdote - le ferite non erano assolutamente così gravi da giustificare un uso così massiccio della Magia.
- Hai ragione - confermò Sarya arrivata vicino a loro - qualcosa è decisamente fuori posto, speriamo di riuscire a capire presto cosa...e come metterlo a posto -
- Come stai? - chiese al guerriero
- Bene....ho la testa che scoppia...ma bene. -
- Così impari a voler proteggere qualcuno, senza uno di questi!! - lo schernì Banedon mostrando il suo scudo
- Preferisco ancora affidarmi alle mie asce - ridacchiò l'Elfo mentre tentava di rimettersi in piedi
- Aspetta - disse Kiriany - resta seduto ancora un momento.
Meushi si affrettò dalla porta e si avvicinò al guerriero - Come stai? -
- Si...sto bene...te l'ho detto prima che era solo un graffio - rispose, senza incrociare lo sguardo della cacciatrice.
- Già....volevo....volevo ringraziarti. Poteva finire anche molto peggio di così! -
- Non con i nostri curatori qui in zona....sono andato sul sicuro! - cercò di sdrammatizzare l'Elfo.
- Ok eroe, hai avuto il tuo minuto di gloria - intervenne Shieed - ora alzati che la pausa è finita! - e l'aiutò a rimettersi in piedi
Nella stanza l'assalitore era seduto a terra con la schiena poggiata ad una parete. La stanza era molto ampia ed era piena di scaffali e teche contenenti moltissimi dispositivi...nessuno dei quali era noto al gruppo di avventurieri. A parte quelli che sembravano armi simili ai fucili dei Nani.
L'uomo, almeno tale pareva, si teneva stretto il braccio destro premendo la ferita che Azalin gli aveva inferto. I suoi occhi erano spalancati e si spostavano in fretta da un componente all'altro del gruppo che gli si parava davanti. La sua fronte era imperlata di sudore ed un tremolio lo pervadeva. Sulle spalle della giacca che indossava erano riportate rune a forma triangolare e sul petto, nella parte sinistra, uno stemma raffigurava un'aquila in picchiata verso un pianeta azzurro. In un angolo della stanza altri due umani sembravano sdraiati a terra. La coperta che però copriva torso e volto di entrambi non lasciava presagire nulla di buono.
- Credo serva un curatore qui - disse Banedon
- Arrivo - rispose Palladio.
L'uomo a terra continuava a spostare con frequenza l'attenzione sugli individui che si trovava di fronte. La sua espressione era chiaramente di paura ed il fremito che lo faceva sussultare ne era la prova.
- Tranquillo - disse Palladio con tono rassicurante - nessuno vuol farti del male, noi ci siamo solamente difesi dal tuo....benvenuto diciamo. -
A quel punto il ferito parlò. Ma quanto disse fu una serie di suoni che nessuno capì.
Dopo un momento di silenzio l'uomo parlò ancora. La frase sembrava avere un tono interrogativo.
- Cosa sta dicendo? - chiese Sarya
- Davvero non saprei - rispose Palladio - di certo non lingua umana o gnomica. Thorrin? -
- No...nessun dialetto nanico assomiglia a quanto lui sta dicendo - rispose il nano mentre osservava con interesse l'arma che poco prima aveva esploso la raffica micidiale.
- Niente a che fare nemmeno con l'elfico - disse Jendevis scuotendo la testa - e nemmeno dei Sin'Dorei...per quello che ne so - concluse Manwe.
- Orda? - chiese Sarya
- No...non direi - le rispose Numenor - davvero non ricorda nulla che abbia sentito! -
- Lasciatemi provare - disse Kiriany accovacciandosi accanto al ferito.
Portò entrambe le mani al proprio petto ed in tono calmo disse - siamo amici - nel mentre protese le braccia verso l'uomo ed aprì entrambe le mani - vogliamo aiutarti, non farti male. -
L'umano osservò le mani tese verso di lui e, dopo un'esitazione, allungò la mano sinistra e strinse la destra di Kiriany che in risposta fece un gran sorriso.
Il ferito ricambiò con una smorfia che poteva essere un misto di contentezza e dolore.
- Quella ferita necessita attenzione - disse Palladio mentre si preparava ad intonare la sua preghiera di cura.
- Ti suggerisco di non andarci leggero - lo avvertì Rambosso - Kiriany ed io ci siamo trovati di fronte a qualcosa di strano poco fa. Le normali cure parevano non avere effetto su Wolborg ed ancora non sappiamo se la cosa dipenda dall'elfo stesso o dal luogo...-
- Ma questa non è una grave ferità! - rispose Palladio - non servirà molto per rimetterla a posto, vedrai! - al che iniziò a salmodiare e le mani cominciarono ad emettere una calda luce dorata. Cosa che di certo turbò il ferito.
L'umano infatti, con occhi sgranati ed emettendo un grido, fece forza su entrambi i talloni e si spinse lontano dal Paladino.
L'azione repentina mise in guardia i presenti che istintivamente portarono mano alle armi.
- FERMI! - gridò Sarya - si è solo spaventato...credo. -
Il ferito ansimava vistosamente, ripeteva frasi incomprensibili e continuava a cercare di allontanarsi, strisciando la schiena sulla parete cercando di avvicinarsi ad una delle teche.
- Mmm...non mi piace il fatto che voglia avvicinarsi ad una di quelle cose - disse Thorrin - non vorrei cercasse un'altra arma - e si spostò mettendosi sulla traiettoria del ferito il quale si fermò.
Recuperato l'equilibrio l'uomo parlò indicando prima il proprio orecchio, poi la propria bocca; avvicinando la mano sinistra chiusa alle labbra ed allontanandola lentamente mentre l'apriva. Il suo sguardo si spostava su di loro mentre ripeteva tali gesti.
- Credo voglia cercare di comunicare - disse Kiriany che si era avvicinata di nuovo a lui ed iniziò a mimare i gesti del ferito. Vedendo ciò l'umano spalancò gli occhi che si riempirono di una nuova luce. Annuì con veemenza ed indico con la mano sinistra la teca alla quale si stava avvicinando. Poi mimò di nuovo i gesti di prima.
- Credo proprio che voglia prendere qualcosa da quel contenitore....per comunicare credo. disse Banedon.
- Aiutatelo ad alzarsi e raggiungere quello che cerca...ma non abbassate la guardia - disse Sarya.
Thorrin e Banedon lo aiutarono a raggiungere il contenitore. Alla pressione di quello che, adesso, appariva un interruttore la teca si aprì e l'uomo cercò fino a trovare un dispositivo che applicò sopra l'orecchio destro. Una parte del dispositivo entrava direttamente all'interno dell'orecchio ed un'altra scorreva lungo la guancia fin verso la bocca. Frugò di nuovo nella teca ed estrasse un altro dispositivo di forma cubica che agganciò ad un apposito spazio sulla spalla destra della giacca. Una piccola luce blu apparve contemporaneamente in un punto del cubo e del dispositivo all'orecchio. Entrambe iniziarono a lampeggiare all'unisono.
L'uomo riprese a fare cenno con la mano sinistra verso la bocca e disse una parola. Ripeté la cosa un'altra volta.
- Credo voglia che parliamo - disse la Paladina.
- Dici che ora ci può capire? - chiese Sarya.
- Forse - rispose l'umana - possiamo solo provare ad attendere. -
- Io ribadisco che quella ferita dev'essere curata...non è grave ma potrebbe diventarlo. - disse Palladio - Se solo mi lasciasse avvicinare invece di scappare. Voglio aiutarlo, non fargli male!! -
- Ora lo so - disse una voce metallica proveniente dalla spalla dell'uomo, attirando l'attenzione di tutti.
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