Autore Topic: Figli dell'Ultima Alba XXIV - Capitolo 17: Passo dopo passo (prima parte)  (Letto 954 volte)

Sceiren

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Passo dopo passo


Dyanor lanciò un’occhiata al testo del messaggio mentre passava dalle mani lunghe e affusolate del comandante Lynore a quelle grosse e paffute del nano alla sua destra e non vide altro che caotici segni senza senso.  Un codice, senza dubbio, un codice incredibilmente complesso del quale non aveva colto la minima somiglianza con quelli a lui noti.
Il nano, invece, tutt’altro che impressionato, afferrò con la sinistra una candela e la piazzò sul piccolo tavolino rettangolare appoggiato ad una delle molteplici radici dei robusti alberi della superficie; quindi, afferrato il foglio tra pollice ed indice fissò la luce filtrata dal foglio di carta piuttosto malconcio.  Rimase fermo per qualche secondo, poi evidentemente contrariato piantò i piedi con forza nel terreno e avvicinò gli occhi al foglio, fino a toccare con la punta del naso la pergamena.  Quindi sorrise e lentamente cominciò ad allontanare il messaggio dal naso.
- Dice: “Il lampo precede una tempesta di neve dai grandi fiocchi neri.”, scosse il capo e allontanò lentamente il foglio dal naso fino a mettere a fuoco un il messaggio, ma in un altro livello, come pià in profondità all’interno della pergamena e riprese a leggere, “Due soli arancio sospesi sotto gli occhi del viandante dormiente”, ancora qualche centimetro verso la fiamma, “E’ la via per la stele di vetro il lampo dei soli neri e percorrerò il sentiero che dall’oscurità libererà la luce per gli occhi spenti del risvegliato”.  Non c’è altro salvo la solita firma. -
L’elfa appuntò a sua volta i criptici versi su carta e li rilesse con calma.
- Interessante. -
- Sai cosa dice? – chiese Dyanor tra il sorpreso e il frustrato.
- Il codice non è difficile da comprendere se passi qui un ventennio.  Purtroppo il nostro informatore è sempre estremamente scrupoloso nel criptare i suoi messaggi e in questo specifico caso devo dire è stato fin troppo attento a rendere indecifrabile il codice… in effetti, alcuni passaggi, non li ho compresi neppure io.  Ad ogni modo, i grandi fiocchi neri e la tempesta ritengo siano i non-morti che scendono dalla fortezza, quindi indica che vi sarà presto un’offensiva su larga scala.  Sono termini che ha già usato, sono sicura.  Il lampo che invece la precede dovrebbe essere legato al quando l’attacco inizierà, ma andiamo avanti.  Il secondo verso, quello centrale, è qualcosa correlato alla cittadella stessa.-
- Come lo sai? – chiese Dyanor che concentrato aveva preso a giocherellare con la lunga barba incolta.
- Perché il messaggio intero riguarda la fortezza sospesa.  Vedi quei segni senza senso sul foglio, guarda bene come sono disposti. –
Dyanor prese il foglio, se lo passò tra le mani, lo ruotò in senso orario poi sorrise e fissò con i suoi occhi svegli della spia che era.
- Un ottagono. -
- Precisamente.  Due quadrati, quindi: le due basi di un tronco di piramide a base quadrata.  Usiamo spesso figure geometriche quando comunichiamo con Colera.  I non-morti non hanno immaginazione e non colgono le allusioni come le illusioni. I messaggi che inviamo quindi non sono semplici codici, quelli sarebbero scoperti, sono di fatto metafore visive.  La geometria è un codice semplice da scoprire per i vivi, tutt’altro che tale per i morti. –
- Ecco perché il messaggio era scritto fuori fuoco! –
- Esattamente, tutti i nostri messaggi lo sono.  Neppure con la magia si può riprodurre l’occhio del vivente che si adatta a soggetti fuori fuoco.  I non-morti hanno una vista vitrea, sempre a fuoco, persino lo stesso Kelthuzad non leggerebbe quel messaggio, pur sapendo come fare. –
- Ma Colera, quindi, è un vivente? –
- Non perdiamo tempo in dettagli non importanti ora! – disse il nano sbattendo i piedi a terra.
- Molto vero, tornando a noi.  I versi di mezzo rappresentano una sala della cittadella e se non è semplice comprendere quale sia, il terzo verso, quello più profondo e quindi più carico di significato, da senso anche al verso precedente.  Dalle informazioni che abbiamo sulla cittadella di Kelthuzad c’è solo una stanza che risponde a questa descrizione ed è la Sala del Risveglio.  I due soli potrebbero essere i giganteschi terminali sferici degli elettrodi usati per risvegliare i morti e gli occhi del viandante, del dormiente, potrebbero essere quelli spenti del cadavere prima che venga risvegliato. –
- Tuttavia, si intromise il nano, qui si parla del dormiente, non dei dormienti. –
- Giusto, se fosse una sala come la descrivi vi sarebbero decine, forse centinaia di morti in attesa di essere risvegliati. – puntualizzò Dyanor incrociando le braccia sul petto.
- Allora può darsi che non sia un caso che parli al singolare e che si riferisca ad un non-morto specifico, qualcosa che il nemico non ha ancora utilizzato.   Quindi, Colera ci dice che questo… dormiente è pronto per essere risvegliato e che la stele di vetro, che penso sia il cristallo alimentanto dalla magia del signore della cittadella, il motore di Naxxramas, capitano, potrà essere raggiunto dal lampo dei soli neri, quindi dall’energia che scaturisce dagli elettrodi! –
- Lampo… elettricità, quindi. –
- Utilizzerà l’elettricità per raggiungere il cristallo liberando la luce… cosa significa questo? –
- La luce è l’opposto dell’oscurità e l’oscurità è il colore della morte.  Se Colera sostiene di poter liberare la luce per gli occhi della creatura che Kelthuzad vuole risvegliare, io credo significhi che voglia distruggerlo. –
- Colera vuole abbattere la creatura prima dell’attacco, quindi! Ardito! – disse il nano schiaffando le mani sul tavolo e facendo volare la candela per aria, candela che Dyanor afferrò con un guizzo, quasi d’istinto.
Era perplesso, meditabondo, non convinto.
- Resta il problema dell’esercito che presto ci piomberà sulla testa, però. – continuò il nano.
- Aspettate un attimo. – si intromise Dyanor.
Il Comandante Spezzavento si voltò verso il combattente tutt’altro che incline ad ascoltarlo.
- Cosa dovremmo aspettare, abbiamo poco tempo, forse alla prossima tempesta il nemico attaccherà! -
- Comandante, non penso che Colera voglia distruggere il non-morto.   Io credo che voglia fare qualcos’altro.   “La via per la stele di vetro”  è questa la chiave di lettura: Colera vuole raggiungere la stele di vetro attraverso il lampo dei soli neri, quindi vuole raggiungere il cristallo con l’elettricità degli elettrodi. Per far questo, dice, percorrerò il sentiero che dall’oscurità libererà la luce!, capite?, il sentiero è il collegamento tra gli elettrodi ed il cristallo e questo collegamento libererà la luce che, come voi dite, ha a che fare con il contrario della morte, la distruzione della morte!  Colera attraverso gli occhi del risvegliato porterà elettricità verso il cristallo facendolo esplodere! –
Lady Lynore si passò una mano sotto il mento affilato e valutò l’allettante interpretazione, quindi indirizzò i suoi occhi lucenti all’umano e sogghignando chiese con tono pericolosamente minaccioso: - Quando avete detto che dovrebbero arrivare i rinforzi? - 

* * *

Vapori verdastri riempivano l’angusto corridoio.  Mattonelle disconnesse e corrose dagli acidi nauseabondi che scorrevano al centro del pavimento si inseguivano caoticamente in un mosaico senza senso.   Le torce, ad intervalli regolari, davano al cunicolo un’area ancora più inquietante, proiettando ombre in continuo mutamento lungo la parete occidentale.  Un ronzio sordo e costante.  Brandelli di carne agli angoli, macchie di sangue rapprese e, di tanto in tanto, urla… che si perdevano nel buio.  L’idea di essere chiuso in una gigantesca camera per le torture dalla quale era impossibile fuggire, sotto l’occhio attendo di un arcimago immortale, sospeso a decine di metri dal suolo, avrebbe fatto impazzire chiunque… chiunque avesse una mente che potesse vacillare o che temesse per la propria vita, ma non tutti avevano simili preoccupazioni, non coloro che la vita l’aveva persa molto tempo prima.   Colera si avvolse nel mantello consunto e ben attento a non tradire la sua posizione, evitò il rigagnolo d’acido che scorreva in mezzo al corridoio, rimase in silenzio in attesa, isolando i suoni comuni della cittadella per valutare l’eventuale presenza di osservatori non previsti.  Accertatosi infine di essere veramente solo, estrasse il piccolo plico dalla manica e lo fissò con attenzione: una caotica sovrapposizione di triangoli senza alcun senso. 
Mise la mano in tasca ed estrasse uno vetro quadrato, trasparente.  Lo prese tra indice e pollice e se lo portò davanti l’occhio destro.  Quindi chiuse il sinistro e fissò il messaggio.  Triangoli disposti in ordine caotico.  Si passò il vetro sulla guancia una, due, tre volte, poi lo esaminò con attenzione: il grasso della pelle lo aveva sporcato, opacizzato, quasi uniformemente.   Lentamente riprese il vetro tra indice e pollice e lo riportò all’altezza dell’occhio destro, chiuse l’altro e tornò a fissare il messaggio. I triangoli erano confusi, ma ancora lì e null’altro si palesava oltre al marasma confuso di forme geometriche.   
Imprecò, voltò il vetro ed eseguì anche sull’altra faccia, prima intonsa, la medesima procedura, quindi tornò a fissare il messaggio: i triangoli si erano fusi in un mare di forme e colori, ebbe l’impressione che quel marasma fosse in continuo movimento, come una poltiglia che bollisse nella pentola alimentata da un fuoco crescente. 
Sorrise.
Dalle forme ormai confuse e non riconducibili ad alcuna forma di origine, emersero quattro cerchi concentrici di cui l’ultimo, quello più esterno, dai contorni più marcati.
Il non-morto rimise il vetro in tasca così come il messaggio e riflettè sulle implicazioni di quel messaggio…
“Ridicolo, pensò tra sé e sé, con un’eternità a disposizione ora ho poco tempo.” e a larghe falcate scomparve nell’oscurità.

"Spesso gli incantesimi più semplici nascondono le sorprese più grandi" - Sceiren