- Molto bene siamo in prossimità dell’obiettivo! Gli ingegneri prevedono di completare il ponte per dopodomani, questo significa che abbiamo meno di quarantottore prima di entrare in zona di guerra, sempre che la guerra non ci trovi prima! Ormai pensare che il nemico non sia a conoscenza della nostra presenza qui, a meno di mezza giornata, è ridicolo. Proprio per questo voglio che la nostra gilda sia pronta a fronteggiare un eventuale attacco preventivo di Kelthuzad. A tal proposito Selune, Roredrix e Whitescar coordineranno turni di guardia e quadre.
Una volta superato il ponte, invece, gli ordini sono semplici: i Templari neri, affiancando le truppe regolari Alleate, procederanno con la seconda ondata comprendo le truppe pesanti e di assedio di Ironforge. Una volta arrivati sotto la fortezza di Naxxramas, il nostro compito sarà quello di arginare l’avanzata terrestre delle truppe non-morte e liberare il passo per il movimento di carriot non-morte e dei carri nanici. Tutto chiaro? –
- Come abbatteremo la cittadella? – chiese secco July incrociando le braccia sul petto.
- Vero, no perché fino a questo punto parrebbe che noi saremo semplicemente in seconda linea. – brontolò Bryger con disappunto.
Erebus stava per parlare, ma Selune prese la parola.
- Signori, è meglio che entriate nell’ordine di idee che questa non è una classica missione stile Templari Neri, qui siamo parte di una macchina di centinaia di migliaia di uomini e mezzi, che coordinerà contemporaneamente un attacco terrestre con truppe leggere e pesanti nonché un attacco aereo. Ognuno di noi ha un compito e che piaccia o no è un compito che andrà portato a termine.
I Templari Neri, assieme ad altre decine di confraternite ed a truppe miste alleate saranno in seconda linea, pronti ad intervenire se necessario, ma con compito di copertura fino a quando le truppe pesanti non saranno in posizione. Questo è quanto. Il nostro compito è quello di impedire che i carri vengano intercettati e rallentati e che i non-morti superino ponte Arriga e raggiungano l’accampamento con i viveri al di là del ponte. Non saremo in prima linea, è vero, ma ciò nondimeno abbiamo un ruolo fondamentale per la riuscita della campagna. –
- Avrai modo di divertirti secondo me. – disse beffarda Luce al nano.
- A proposito di attacco aereo. –
La voce squillante del giovane elfo sovrastò il brusio che serpeggiava fuori dalla tenda di Erebus.
- Chi ha parlato? – chiese inquisitoria Whitescar.
- Io. – disse l’elfo facendosi avanti sotto gli occhi di tutti, non ultimi quelli gelidi di Zigho.
- Come si svolgerà l’attacco, signore? – chiese a Selune.
- Vorrei rispondere io, disse Nadìr, mentre le truppe terrestri ingaggeranno sul campo, i navicotteri gnomici e le Zeppelin degli orchi attaccheranno dall’alto, dandoci copertura e attirando il fuoco della fortezza. L’attacco ha il compito fondamentale di liberare Guardinverno dalla presa di Naxxramas, ma anche quello di impedire alla cittadella di scappare. –
Kim non era soddisfatto così deglitì e chiese senza mezze parole:
- Ho capito, ma chi di noi cavalcherà il drago? -
Zigho si passò una mano sul viso e scosse il capo mentre Erebus inchiodò con lo sguardo il giovane elfo che immediatamente capì di aver fatto la domanda sbagliata.
- E’ un’informazione riservata. La presenza dei draghi non è centro un mistero, ma il loro utilizzo non era stato rivelato… -
Ilaria si fece avanti e posando una mano sulla spalla del comandante gli sussurrò sorridendo:
- Siamo ad un passo dalla guerra, ormai tutti sanno tutto, Erebus, non ha senso punirlo. -
Erebus annuì quindi riprese:
- E’ vero, i dodici draghi inviati da Alextrasda rappresenteranno la punta di diamante dell’offensiva aerea delle forze alleate ed è vero, ciascun drago sarà cavalcato da un arciere formidabile. Anche a me è stato chiesto di indicare un nominativo ed io ho indicato Zigho. Le truppe cavalcadraghi precederanno l’avanzata dei mezzi volanti e saranno i primi ad attirare il fuoco nemico. -
- Molto bene. – riuscì a biascicare Kim abbassando lo sguardo al suolo.
- Come ho detto, concluse Erebus, esigo massima concentrazione d’ora in poi. L’attacco è imminente come imminente può essere l’assalto del nemico. Per molti di voi è la prima vera battaglia, la prima in squadra, bene sappiate questo: non conta quante frecce riuscite a scoccare o quanto potenti siano i vostri incantesimi e non conta quanti avversari avete sconfitto o quanto abili siate con spada e scudo, conta solo la squadra. Se ciascuno farà il suo lavoro, se ognuno di noi seguirà le direttive impartite, ne usciremo vivi e ne usciremo vincitori, ma arroganza e disorganizzazione portano solo ad una cosa: alla disfatta. Seguite i vostri caposquadra, seguite ufficiali e veterani e al ritorno in patria sarete degli eroi. A lavoro! – disse battendo le mani.
* * *
Topi grossi come gatti correvano lungo i bordi della fognatura che attraversava la città decine e decine di metri in profondità. Un liquame denso e verdastro fluiva al centro del cunicolo gorgogliando e trascinando con sé parti in decomposizione di creature ormai irriconoscibili. Nessun vivente, salvo appunto qualche ratto malato, avrebbe mai resistito al fetore che emanava quel luogo dimenticato. Nessun vivente di questo mondo, almeno. Un’ombra gigantesca dalle fattezze spaventose si allungò come una belva lungo la volta a botte della fogna coprendo le poche torce rimaste accese.
La creatura superò l’ennesimo svincolo e raggiunto uno snodo della rete fognaria, trovato un po’ più di spazio, finalmente si eresse. Le ossa scricchiolarono mentre si distendevano così come le ali che aprendosi occuparono quasi per intero lo spazio a disposizione. I denti affilati striderono quando il viaggiatore li strinse con forza quindi, ripiegate le ali sul dorso, si voltò lentamente alla sua destra e con voce più simile ad un ruggito, disse:
- Sei in ritardo. -
Da un cunicolo sul lato nord emerse chino come un vecchio avvolto in un lercio saio strappato in più punto una figura incappucciata. Una maschera di ferro celava il suo volto e lo rendeva per molti versi persino più spaventoso del terrificante muso della bestia che aveva di fronte.
- Tutt’altro, Varimathras, sono in perfetto orario. -
Il demone sbuffò zolfo dalle narici, quindi si avvicinò stringendo le cinque dita in un pugno.
- Siamo in perfetto orario, Putress, ci siamo, l’ora è giunta! -
Il non morto, subdolo come solo uno spettro potrebbe, scivolò tra le ombre verso il gigantesco demone.
- Sì, è giunta. -
* * *
Colera lasciò la presa sulla gola del servitore dopo avergli tranciato la carotide. L’esile servo cadde a terra senza un guaito. Afferrato per un braccio lo trascinò in una piccola sala circolare al cui centro vi erano due freddi tavoli di acciaio imbrattati di sangue. Uno di questi era occupato da un altro cadavere, sull’altro mise il corpo dello schiavo.
- Il culto del ragno se non altro avrà due schiavi in meno. – sussurrò quasi per giustificare i suoi gesti. Quindi spalancò gli occhi e la luce innaturale azzurra che li caratterizzava emise sinistri sbuffi dalle orbite, accompagnati da un fumo cinereo che serpeggiò ai lati del viso. Impose le mani sui cadaveri che grugnendo ripresero a muoversi.
- Sorgete, miei ghoul. – i due corpi gemendo e ansimando scesero lentamente dai rispettivi tavoli e con gli occhi vitrei attesero ordini del loro padrone. Colera si concentrò e la strana luce che albergava nei suoi occhi brillò di rimando anche negli occhi dei due servitori che compresero cosa dovevano fare.
Grugnendo versi incompressibili, si trascinarono fuori dalla sala, svoltarono a sinistra e scesero la lunga scalinata che portava alla Sala della Rianimazione. Colera, nel frattempo, smosse uno dei mattoni della parete della saletta che dava sull’enorme ambiente di fuori e fissò i suoi servi non-morti scendere gradino dopo gradino, farsi strada tra le centinaia di cadaveri in attesa del risveglio e tra le decine di scheletri guerrieri, zombie ed altre immonde creature già risvegliate. Si piegò un po’ per mettere a fuoco il centro della sala: a destra e a sinistra due piattaforme sospese che levitavano sotto un flusso continuo di liquido verdastro che scorreva verso il basso, sgorgando da un’apertura in alto, come una cascata. Colera sapeva bene che i fluidi refrigeranti della fortezza scorrevano proprio come un torrente venefico, in circolo, passando dalla sala della Rianimazione attraverso tutta la cittadella, ivi compreso al cristallo che ne alimentava il potere, il cristallo irradiato dalla magia dello stesso Kelthuzad.
Tra le piattaforme e la cascatella di fluido verde, una gigantesca figura, un enorme costrutto di carne, l’ultima creatura di Kelthuzad e dei suoi folli collaboratori. Un gigantesco golem di carne ottenuto con le carni dei donne e bambini rapite nel tempo dalla Piaga al seguito di Kelthuzad, un golem lui battezzato Thaddius, ancora immobile. Sarebbe stata l’arma finale. A destra e sinistra del mostro in rianimazione, due giganteschi elettrodi che rilasciavano due archi elettrici rispettivamente sulle due creature sulle pedane di fronte alla creatura. Il piano di Colera era semplice: per impedire il risveglio di Thaddius e rallentare quello delle centinaia di morti della sala, nonché impedire il movimento della cittadella doveva arrestare la fonte di energia di Naxxramas: il cristallo al centro della struttura, e per far questo vi era un solo modo o, almeno, un solo modo che lui avesse individuato.
I due Ghoul si separarono e presero posizione poco distante dalle due piattaforme, uno a destra ed uno a sinistra e si fermarono ad un passo dal bordo della sala, il bordo calpestabile della sala, quello non attraversato dal liquame verdastro che, di fatto, divideva esattamente a metà la Sala del Risveglio. Colera per la prima volta da anni sentì l’ansia dargli fastidio, una sensazione che gli ricordava la vita, la sia vita di prima. Non la represse anzi, l’assaporò, quindi telepaticamente dette l’ordine ai suoi servi di iniziare a muoversi.
Il ghoul di sinistra mugugnò, quindi mise un piede nel liquame, inciampò e scomparve nel flusso verde per riemergere poco dopo. Il fluido gli arrivava alla vita. Cominciò a trascinarsi sotto la piattaforma a lui più vicina seguito con attenzione dalla famelica creatura sopra che ringhiava e sbavava. A destra la stessa cosa: il golem cadde scendendo nel flusso e riemerso si trascinò sotto al basamento. La belva colpita dalla folgore della seconda paittaforma si aggrappò alla piattaforma e serrò i denti ad un passo dalla testa del Ghoul. Prima che questo sparisse sotto la piattaforma sospesa.
Colera sorrise. Avrebbe fatto la storia.
Strinse i pugni e i due ghoul scoppiarono mandando in frantumi le due pedane.
Le bestie non-morte ruggirono di sorpresa più che di dolore e caddero nel fluido verde sotto di loro portandosi le folgori che le colpivano con loro. Non appena toccarono il liquido melmoso la scarica elettrica liberata dagli elettrodi si scaricò completamente sul liquido. Come se non vi fosse più nulla a trattenerla né a controllarla, la scarica aumentò di intensità, carbonizzando le due bestie e elettrificando il liquido.
* * *
Le stelle ancora punteggiavano un cielo turchino e nonostante striature rosate lasciavano presagire che l’alba non era molto lontana, ancora la notte regnava incontrastata sula fortezza di Guardinverno, sui Campi del Contagio e sulla roccaforte della resistenza.
La giovane vedetta si avvolse più stretta nel proprio mantello e fissando ad Est, verso i Colli Grizzly, sospirò sperando che il sole sorgesse il prima possibile per dare il cambio alla guardia. Odiava il turno notturno non per la fatica o il freddo che comunque le entrava nelle ossa, quanto perché l’ombra della cittadella era una presenza inquietante, soprattutto quando i primi raggi del sole la raggiungevano animando le ombre di ogni sua forma, di ogni corno, teschio e rientranza, dandole quasi vita. Un brivido la scosse, poi un sibilo, un fischio acuto, appena percettibile, destò la sua attenzione. Dai boschi oltre il confine si alzarono in aria decine di uccelli. La vedetta si alzò e afferrato l’ingrandiscopio gnomico in dotazione per il suo incarico puntò la fortezza. Trattenne il respiro quando vide le forme così ben delineate dell’enorme teschio, quello di nord-est, uno dei quattro che occupavano rispettivamente le quattro facce della struttura volante; poi dalle orbite, usualmente avvolte nelle ombre, un sinistro sfarfallio, come il riflesso della luce su centinaia di prismi o la brace in un camino. La sentinella strinse il sinistro e strabuzzò l’occhio destro cercando di mettere a fuoco lo strano fenomeno. Doveva essere sicura che non fosse un semplice riflesso, doveva capire se fosse il caso di avvertire i suoi superiori.
Quello che poco prima era stato un semplice brillio crebbe d’intensità e le orbite scure iniziarono vennero come riempite da una strabordante luce bianca, sempre più intensa. Anche gli altri tre teschi erano influenzati dal fenomeno così come le decine e decine di feritoie sparse su tutta la struttura si riempirono di una luce bianca.
Karin abbassò lentamente l’ingrandiscopio e con la bocca semi socchiusa rimase pietrificata mentre da ogni fessura, da ogni apertura che dall’interno dava verso l’esterno esplose un raggio di luce bianca accecante.
Karin cadde all’indietro gridando, ma il suo grido venne completamente sovrastato dal tuono esploso da Naxxramas.
* * *
Korialstrasz fissava la luce abbagliante improvvisamente esplosa ad Est senza distogliere i suoi occhi eterei. Era il momento. Quello era il segnale che attendeva.
Senza proferir parola, mentre il gigantesco campo, destato senza preavviso, si preparava alla guerra, tra grida, ordini e incitamenti, spiccò un salto ed in aria abbandonò le sue sembianze umanoidi per prendere il volo quale gigantesco drago azzurro seguito da tutti i suoi fratelli.